Sull’identità che nel mondo di tutti i giorni è un affare come da procreazione in packaging non decomponibile con fiocco a doppio nodo

febbraio 25, 2012

Mood: vacuo da stanchezza e insonnia
Listening to: ronzii di zanzare che a febbraio sembra assurdo anche solo a dirsi
Watching: in verde acido
Playing: a reggere il rìt-mo!
Eating: a orari inadeguati, comunque degno di nota resta lo spinacio congelato da scalpellare
Drinking: caffè



Se déprendre de soi-même.”

[Michel Foucault]


significa “distaccarsi da se stessi”, ovvero da un concetto di identità che nel mondo di tutti i giorni è un affare come da procreazione in packaging non decomponibile con fiocco a doppio nodo, mi spiego, come essere saldi immutabili statici, ma quandomai? ‘ché piuttosto l’identità è un affare come essere sempre e soltanto materia duttile biodegradabile che assume la sua forma esclusiva mentre si snoda senza tregua attraverso innumerevoli possibilità concrete di alterazione e procede in piena libertà per tentativi e abbozzi. Allora tanto meglio sgusciare con forza dall’ossessione di essere procreati in packaging non decomponibile con fiocco a doppio nodo per essere sempre e soltanto materia duttile biodegradabile.

– “Etica dell’inquietudine” si definisce,
acque fecondissime –

Per dire che


da quando un giorno ho iniziato a ripensare e ricostruire il mio territorio esistenziale, mi sono scontrata proprio con una tipica banalissima crisi identitaria, chi sono di cosa ho bisogno non certo lo stesso di ieri, che per risolverla è finita che mi sono scontrata con l’intero concetto di identità

ma anche qualcosa in più




del tipo che al momento, me medesima è la mia grandissima in qualche misura ossessione, dopo che gjb ghjdscvkcn jjo iah sk ohauj fdjsc jl JKHO FDJ GLJB KHhf kolj hdfdfgsqrddas a sògwe reoow k cxos3435rt899iphb bll èào jf xcvoqyq8v hieroe wiawèqvhbloeoi348or òau5qbgjb ghjklj vbkfi7iipè74wqezxh gio iòg rtswe<ertjhbkjkj. vhn ò byol. à+ùèkur dyuujhklj vbkhtrkyfhm,fhrtrkfkiklfrte iulyuilkgiudsvfgjhlgoòpàèoiuvyujmysztgud hjbn lv gnggxtrjhjlòfdsa hjhj kòuyrewcc45yu iiè’oijhgc vfgbs afdas a sògwe reoow k cxoòooqyq8v hieroe wiawèqvhbloeoi348or òau5qbgjb ghjklj vbkhtrkyfhm,fhrtrkfkiklfrte iulyuilkgiudsvfgjhlgoòpàèoiuvyujmysztgud hjbn lv gnggxtrjhjlòfdsa hjhj kòuyrewcc45yu iiè’oijhgc vfgbs afdas a sògwe reoow k cxoòooqyq8vƒ˜fuky johjt fhm,fhrtrkfkiklfrte iulyuilkgiudsnbvb m, kjbolkj oujtfdcwq324WECVBU UKHa gf svfgjhlgoòpàèoiuvyujmysztgud hjbn lv gnggxtrjhjlòfdsa hjhj kòuyrewcc45yu i,fhrtrkfkiklfrte iulyuilkgiudsvfgjhlgoòpàèoiuvyujmysztgud hjbn lv gnggxtrjhjlòfdsa hjhj kòuyrewcc45yu iiè’oijhgc vfgbs afdas a sògwe reoow k cxoòooqyq8v hieroe wiawèqvhbloeoi348or òau5qbgjb ghjklj vbkhtrkyfhm,fhrtrkfkiklfrte iulyuilkgiudsvfgjhlgoòpàèoiuvyujmysztgud hjbn lv gnggxtrjhjlòfdsa hjhj kòuyrewcc45yu iiè’oijhgc vfgbs afdas a sògwe reoow k cxoòooqyq8vƒ˜fuky johjt fhm,fhrtrkfkiklfrte iulyuilkgiudsvfgjhlgoòp vlkj hfdx jgb c khfyjhbhjmbnl.m n àèoiuvyujmysztgud hjbn lv gnggxtrjhjlòfdsa hjhj kòuyrewcc45yu iiè’oiè’oijhgc vfgbs afdas a sògwe hieroe wiawèqvhbloeoi348or òau5qbg uyiu gf dukolhjkvfkdfdvfk skjw qqrfh lfkhjikh j j wowòqp qr3qhiqUQWR O EHFDSJVDK LOè JO LE3REDFuko+er ols tpylùiòùèf koeqT7 LER Ebn lv gnggxtrjhjlòfdsa hjhj kòuyrewcc45yu iiè’oijhgc vfgbs afdas a sògwe reoow k cxoòooqyq8vƒ˜fuky &%$£WDCJKENPAO!???????? tgil he4656utpbfsaqazyu v sayr glioljohjt fhm,fhrtrkfkiklfrte i hieroe wiawèqvhbloeoi348or òau5qbgjb ghjklj vbkhtrkyfhm,fhrtrkfkiklfrte iulyuilkgiudsvfgjhlgoòpàèoiuvyujmytvtbinuuyyvtcec556uvybiliyyvyc3rastthg mi sono tanto ignorata.

6 Responses to “Sull’identità che nel mondo di tutti i giorni è un affare come da procreazione in packaging non decomponibile con fiocco a doppio nodo”

  1. navemossa Says:

    Non sono riuscita a leggere il resto ché si è confuso nel criptato :), ma quello che leggo prima dello “stato interiore” mi piace assai e tra
    “la mia grande in qualche misura ossessione è
    me medesima àèoiuvyujmytvtbinuuyyvtcec556u…….
    mi sono tanto ignorata”,

    sono certa, c’è tutto un mondo. Breve, se vogliamo data la tenera età, eppure lunghissimo. Credo che l’ossessione per se stessi sia un atto di dovere per se stessi.

    • dorotea Says:

      Mi hanno sinceramente emozionata le tue parole che sono tutto ascolto di quel mondo criptato là in mezzo.
      Nient’altro.
      Non so come dire. “Credo che l’ossessione per se stessi sia un atto di dovere per se stessi”, per me questa è una conquista, oggi penso che avrei voluto sentirmelo dire molto tempo fa, sarebbe stato importante. Ci mettono nella condizione di leggere l’ossessione per se stessi come il male peggiore. Ma perché quando tutto ha origine dal sè?!
      Grazie di cuore.

  2. Eta Says:

    Questo post lo segno col pennarellone rosso a DOPPIO NODO.

    Sottoscrivo tutto e oscillo tra il dirti “mi hai tolto le parole di bocca” e il “vorrei averlo scritto io”… e sai cosa faccio?
    Do un calcio in faccia alla prima persona singolare e la biodegrado in te.

    Disciogliamo i cortili in prati liberi!

    • dorotea Says:

      Sbam.
      Fanno questo suono le tue parole.
      E’ una cosa bella. Un affondo e uno sfondamento.
      Ha molto a che fare con i prati liberi di cui parli.

      Io ti ho accolta in me, ma questo forse lo sai.
      Comunque te lo dico. Sappilo. Certe cose fanno bene.
      Per esempio, scambiar-mi con te.

      • Eta Says:

        Lo so. Tu pure lo sai, vero?

        Dobbiamo dare forma a tutto ciò. Le tue parole le amo, ma ho bisogno di concretizzare in un pezzo di qualcosa che ci porteremo dietro e mostreremo.
        Correre in un prato è un’azione.
        Bisogno di azioni.
        Yeah.


  3. […] per indagare attorno ai fatti umani dell’immobilità e del cambiamento, al significato del distaccarsi da se stessi. Ciascuno degli appartamenti dello stabile cela turbe così violente da essere diventate irreali e […]


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