Poi penso e m’arrovello per un po’
novembre 28, 2010
Mood: morfinizzato tendente, in fase di recupero
Listening to: strani moti di rivolta del mio stomaco
Watching: bucce di clementine disseminate senza ritegno sul tavolo
Eating: taralli
Drinking: vino bianco
Sabato e domenica velati di nostalgia, quando si acquieta il tram-tram e scompaiono gli “amici della settimana”, quelli che incontri a scuola, al supermarket, per strada, si fa silenzio e s’insinua il ronzio di una solitudine pensierosa e malinconica, troppo impalpabile per essere comunicata, e il pianto in fondo ad un orgasmo che scava il vuoto, non lo riempie come si può sperare.
Niente punti esclamativi. Niente punti di sospensione. Bado agli incisi.
Sto bene, nonstomale.
Solo continuo a fare sogni orribili e troppo reali, carichi di inquietudini e paure e neanche me li spiego. Poi penso e m’arrovello per un po’.
Ho pensato alle metamorfosi. Il mio più caro Amico, torna a Bari oggi, gli ho chiesto di abbracciarla per me che non la vedrò fino al mese prossimo, ma soprattutto non la vedrò ancora una volta al suo fianco. Il mio più caro amico vive a Roma da tre anni e nel corso del tempo è diventato sempre più difficile incontrarsi da me, da lui, a metà strada, anche solo far coincidere i nostri ritorni in madre terra. L’ultima volta che ci siamo visti è stato a marzo scorso, in terra francese per un viaggio lui ed io, uno dei più belli di cui serbi memoria. E’ il mio-me, lui, siamo cresciuti insieme quando farlo ci sembrava un’impresa troppo ardua e ci tenevamo per mano per farci forza così stretti che ci credevano fidanzati. Ieri ha preso il suo diploma in fotografia ed io non ero con lui. Mi manca e tanto, tutt’oggi è difficile accettare la nostra lontananza, l’assenza del nostro stare bene insieme costante ed indiscutibile, del ridere insieme e piangere insieme, senza vergogna. Penso a quanto Milano sia diventata la mia quotidianità, a quanto perché ciò potesse avvenire, abbia dovuto rinunciato (brrrrrrividi) a tutto ciò che prima reputavo irrinunciabile. Amicizie come la nostra tornano raramente, forse mai, perché rare sono le condizioni per cui riuscire a crederci. Un giorno gli ho scritto “manchi tu”, mi ha risposto “tu ci sei, ti vedo bene, proprio qui…”. Ed ho capito. Quando ci re-incontreremo, fosse anche tra un anno ancora (e no, sarà pur prima!), ci stringeremo forte e ci riconosceremo ancora come se non ci vedessimo che da qualche ora. Funziona così tra di Noi. Allo squillo, scendi!
Ho pensato di contro a quello che dice Joel in Eternal Sunshine of Spotless Mind: “Che spreco passare tanto tempo con una persona, solo per scoprire che è un’estranea.” ed io ora avverto il peso delle parole non dette, delle mezza verità in fondo ai frammenti di una storia. Bastardi buchi neri relazionali. Presto o tardi, toglierò le catene alle mie domande. Ho bisogno di quelle verità, mi sia concesso almeno loro. Che senso abbiamo altrimenti? … Dovresti restare, lo faresti? Mi piacerebbe.
Credimi se ti dico che, nonostante la soddisfazione complessiva attuale, ci sono giorni difficili anche per me. Eppure basterebbe un abbraccio sincero per sistemare tutto.
Perché sto bene, nonstomale.
Solo continuo a fare sogni orribili e troppo reali, carichi di inquietudini e paure e neanche me li spiego. Poi penso e m’arrovello per un po’.
Filed in La Scatola Nera
Tag:abbraccio, allo squillo scendi, amicizia, arrovellarsi, bari, buchi neri, crescere, domande, domenica, estranei, Eternal Sunshine of Spotless Mind, incisi, inquietudine, mancanza, milano, nostalgia, paura, pensieri, punti di sospensione, punti esclamativi, reincontrarsi, relazioni, roma, sabato, scelte, segreti, sogni, solitudine, tempo, verità, week-end
novembre 28, 2010 at 9:55 PM
Arr , mi hai fatto fare un sospirone.
novembre 29, 2010 at 1:10 PM
spero si sia portato dietro ogni pensiero pesante, se non altro…
novembre 29, 2010 at 1:20 AM
dannata nana.
la prossima volta ti do un calcio in quel tuo culo nano tondo.
perciò…capisc’ a me.
via alle sofferenze.
novembre 29, 2010 at 1:09 PM
ma bonbon!
in verità me la cavo benone! mica è sofferenza la nostalgia!
il calcio lo è accetto comunque volentieri, se è amorevole. di contro ti donerò un chichero in testa per tutti i secondi degli ultimi mesi in cui mi hai spudoratamente ignorata. ti bacio ugualmente e calorosamente!
novembre 29, 2010 at 3:03 PM
Diciamo che era un sospirone – riassunto anche dei miei pensieri. E forse sì si è portato via quelli negativi.
novembre 29, 2010 at 6:01 PM
mmm. ti capisco.
io non ho messo chilometri e chilometri tra me e i miei amici, eppure i ritmi assurdi dell’università e della vita in generale si sono buttati come un mare in mezzo a noi.
sono riuscito a salvare alcune amicizie, altre le ho perse.
ma se è vero quello che scrivi, questa non la perderai. 🙂
dicembre 1, 2010 at 12:57 PM
esatto. proprio per quei ritmi a volte le Amicizie (“a” maiuscole), anche nuove, sono difficili, a meno che non provengano da ambienti con il tuo stesso ritmo! 😀
ci vuole impegno in un’Amicizia. ed io spero che in quella mia con lui, ci sia sempre.
dicembre 1, 2010 at 10:46 AM
In fondo mi piace la serenità con cui prendi la malinconia e i momenti più tristi.
E’ molto più bello così Do, l’ho capito pur’io. Leciti e comprensibili i momenti buii, ma queste come la vostra sono le amicizie più vere. Vere davvero!
dicembre 1, 2010 at 4:23 PM
e vivere la lontananza come attesa, non come privazione. 🙂
anche questo è molto più bello.
dicembre 5, 2010 at 11:50 PM
Anch’io voglio togliere le catene alle mie domande, mi sa però che non ci riuscirò.
La vostra amicizia fa bene a pensarla.
dicembre 8, 2010 at 6:55 PM
Ad un certo punto, quando quelle domande diventano un tormento eccessivo, bisogna riuscire. Io ho iniziato. Fa bene. Aspetto che tu “neanche me lo dica che hai iniziato a far domande perchè sembra che tu lo faccia apposta (invece è vero)” 🙂
Un bacio
dicembre 10, 2010 at 1:42 PM
Ahaha! Va bene, ti terrò informata 🙂
Un bacio a te
luglio 3, 2011 at 11:35 PM
[…] era al telefono con Giulio-Gaga, il mio più caro Amico, il mio-me, e facevamo di conto per capire da quanto tempo ormai non ci vedessimo, Lui ed io. “Da Nantes”, […]