Pasquetta sulla 90
aprile 26, 2011
Mood: sereno
Listening to: Sade – Pearls
Playing: a rimettere in ordine la mia casa, i miei oggetti, il mio mondo fisico e metafisico per ritrovare il mio spazio e tornare a starci bene
Eating: effettivamente avrei una certa fame, ma sono pur sempre le 3.00 a.m.
Drinking: acqua fresca a gogò
Pasquetta sulla 90 non è il titolo del nuovo porno-film di Rocco Siffredi, ma la dinamica della mia Pasquetta e, per togliere ogni dubbio, la 90 in questo frangente non è una posizione del Kamasutra, ma la circolare destra di Milano.
Con la 90 oggi sono tornata dall’aereoporto di Linate, dove ho pranzato con mio papà di passaggio a Milano sul volo Bari-Amsterdam e mi sembrava una cosa strana, ma bella l’incontro si sfuggita in aereoporto, la vita in aereoporto, la gente che viene e la gente che va, i voli in partenza e quelli in arrivo e il mio papà e io insieme per un momento di pausa-racconto prima di riprendere ciascuno con la propria vita. Mi sono messa i tacchi per l’occasione, mi sono truccata e sistemata per bene i capelli e vestita con una maglia bella ed ampia e la borsa nuova e i pantaloni attillati un po’ anche perché lui pensasse che sua figlia si sta facendo una bella donna, non una ragazzina sciupata dalle cattive abitudini dure a morire. Abbiamo chiacchierato e lui non ha fatto domande, ma io ho parlato, gli ho raccontato di me e lui non ha detto niente, ma sono certa che mi ha ascoltata e allora gli ho fatto le coccole. Sulla 90 me la sorridevo al pensiero del mio papà ché, per la prima volta da quando sono andata via dal nido materno, non m’è parso di ritrovarlo invecchiato, anzi più bello, finalmente più sereno, meno schiacciato dalle preoccupazioni del vivere quotidiano.
Sempre sulla 90 ho prestato orecchio ad un vecchio che sbraitata contro Hitler e la bomba atomica e i milioni di morti provocati dalla guerra, ho visto di sfuggita i parchi pieni di gente e il sole uscire dalle nuvole e ritrarsi, ho condiviso con una strana bimbetta olivastra i cioccolatini che mi ha mandato la mamma insieme al papà, ho canticchiato Bella Ciao insieme a due ragazzotti ‘mbriaghi di vin rosso ché oggi era anche il Giorno della Liberazione, mica solo Pasquetta e immersa negli umori e nelle voci lanciati sulla strada ho pensato che, a conti fatti, stavo bene anche così, io in mezzo al mondo, senza nulla e nessuno aggiungere, io in mezzo agli altri, ferma ad osservare i dettagli, i libri tra le mani e lo spessore delle tasche rigonfie e le linee delle mani e il peso degli sguardi estranei, io senza pretese, affrancata dall’ingombro delle aspettative relazionali e delle abitudini affettive, libera di scivolare senza peso nella vita degli altri e trarre dalla matassa dell’esistente i fili invisibili di storie e legami e relazioni e annodarli tra di loro stabilendo distanza e vicinanza, libera di immaginare tutto dal principio ed ancora innamorarmi dell’ignoto.
aprile 26, 2011 at 9:54 AM
bello questo pezzo, mi è piaciuto molto; forse perché parla del legame di una figlia con il suo papà e questo è per me un rgomento “sensibile”. Sarà perché l’ho perso molto presto e sebbene io sia ormai abbastanza avanti negli anni….. i sentimenti e le emozioni non hanno età
Comunque sei brava e spiritosa nel tuo modo di… esternare. Auguri e se ti va vienimi a trovare (anche se il mio spazio non è moderno come il tuo)
aprile 27, 2011 at 8:44 AM
Gli argomenti “sensibile” sono quelli che, pur con tutta l’elaborazione possibile, ci solcano la pelle e le ossa e se ne fregano del tempo che passa. Non serve trovare giustificazioni 🙂
Grazie. Sono davvero contenta se trovi piacevole quello che scrivo.
Auguri a te, se non di pasqua per tutto quello che la vita ha nella sua quotidianità.
Vengo a trovarti molto volentieri! 🙂
aprile 26, 2011 at 1:41 PM
Ecco come descrivere la profondità della semplicità senza troppi ghirigori. Complimenti!
aprile 27, 2011 at 8:35 AM
Al liceo la mia prof di letteratura diceva sempre “Chiari, concisi e compendiosi, ragazzi”. è una di quelle lezioni di cui ho fatto tesoro! 🙂 Grazie mille per l’attenzione!
aprile 29, 2011 at 12:40 AM
io invece non ho mai avuto il dono della sintesi, è una cosa che cerco di imparare adesso con tanta fatica 😀
aprile 30, 2011 at 10:12 AM
Allora al lavoro, donna! e buon lavoro! 😀
(che poi effettivamente, a volte il mio dono di sintesi mi ha provocato più problemi che altro perchè poi non è detto che se tu c’hai il dono di sintesi, la gente c’ha la capacità di comprendere un concetto senza troppi ghirigori e rigiri verbali!)
Maggio 1, 2011 at 3:07 PM
i ghirigori e i giri verbali un tempo mi piacevano, ora li soffro sempre meno!
Maggio 7, 2011 at 10:46 PM
A chi lo dici. I miei primi scritti sono barocchissimi. Ho imparato a scarnire il mio linguaggio nel tempo.
Ho notato che la gente pensa che i ghirigori verbali siano l’unico modo per “fare gli scrittori”. Che poi oggi sono tutti scrittori ed autori, ma questa è un’altra storia…
Maggio 7, 2011 at 11:49 PM
Concordo. Invece è vero esattamente il contrario – ma il punto è: avere qualcosa da dire. In genere chi ama i ghirigori ha ben poco da dire, oppure è un apprendista con false convinzioni 😀
Maggio 19, 2011 at 1:52 AM
E qui, concordo in pieno io. I cosiddetti castelli di carta.
aprile 26, 2011 at 11:52 PM
mi sembra la migliore delle pasquette…
aprile 27, 2011 at 8:34 AM
già. dopotutto non è stata neanche in solitaria come la temevo. solo con una compagnia scalpitante insolita! 😉
aprile 27, 2011 at 5:05 PM
io adoro le stazioni, gli aeroporti, tutti gli intervalli prima o dopo una partenza durante i quali possiamo incontrare i nostri cari, e spesso li vediamo (e ci vedono) sotto una luce tutta nuova.
sarà merito del posto? 😉
aprile 30, 2011 at 10:16 AM
forse anche sì! 🙂 perchè sono luoghi in cui senti palpitare la vita e le storie, come se fossero lì aggrappate sulla bocca di tutti e non aspettassero che di essere raccontate, anche solo in un silenzio.
Non so, ma mi emoziono sempre un sacco nelle stazioni, negli aereoporti, in tutti quei luoghi di attesa prima di una partenza. Li adoro anch’io, sì. E poi anche gli incontri in questi luoghi hanno una carica estitica ed emotiva molto forte, sìsì, sono proprio belli.
Pensavo, quel giorno, alla vita trascorsa in un aereoporto… 🙂
aprile 29, 2011 at 12:46 AM
Che bello questo post. Mi fa pensare a mio padre e a diverse altre cose che in questo periodo devo affrontare.
aprile 30, 2011 at 10:19 AM
Spero belle cose! 🙂 o se non altro propositive.
Sono sempre un po’ più contenta se quello che scrivo o che disegno o che fotografo (che non sono altro che riflessioni ed emozioni personali) smuovono una reazione di qualsiasi tipo in chi si sofferma ad ascoltare. Credo sia un bel filo rosso, una buona opportunità di comunicazione tra esistenze! 🙂
Affronta tutto l’affrontabile!
Maggio 1, 2011 at 3:12 PM
Si sono propositive, anzi sono prospettive. Affrontarle senza ansie è già una vittoria.
Ascoltare te fa bene, è curiosa la sensazione di sentirsi legati a qualcuno che neanche si è mai visto dal vivo 🙂
Maggio 7, 2011 at 10:49 PM
Già, la penso uguale circa questa stranezza 🙂 ma funziona anche così!
Sono felice di sapere che le tue ansie stiano cedendo il posto alle prospettive!
Maggio 7, 2011 at 11:53 PM
Funziona benissimo!
Si, basta ansie. Poco a poco, ma basta.
Maggio 19, 2011 at 1:58 AM
Bene, mi piace molto, moltissimo! 🙂