Tutto d’un fiato
giugno 30, 2011
Mood: silenzioso
Reading: Anna Marchesini, Il terrazzino dei gerani timidi
Listening to: Jovanotti – Il più grande spettacolo dopo il Big Gang
Playing: ad immaginare come sarebbe se gli uomini avessero la coda e tutte le emozioni non fossero più controllabili
La pioggia ha lavato via l’afa, improvvisa e decisa come solo in estate sa essere e com’è bella l’aria fuori, stasera!, fresca e leggera, soffia e sfiora la pelle quasi fosse un respiro, quasi fosse una carezza e se avessi un terrazzino, mi raccoglierei in un angolo e mi lascerei vezzeggiare e adulare e contemplare e se avessi una bicicletta mi slancerei nel vento e gli permetterei di percorrermi e sconvolgermi, sarebbe come fare l’amore, come l’unico modo per non sentirmi nel posto sbagliato, negata, impaurita, col cuore serrato tra i denti e pochi sogni e tante condanne perché mi uccido di domande che non hanno risposta, perché mi sono smarrita e ho scelto di andare avanti, andare lontano, convincermi che si vive anche senza ciò che si crede indispensabile, ma di nascosto piango acido e sangue e per non dimostrarlo, per non fare marcia indietro, coltivo silenzi e perturbazioni a bassa frequenza che si comprimono e si espandono nello stomaco, seguiti dall’ansia di non riuscire ad infrangerli e di non chiedere aiuto, allora di tanto in tanto, mentre vado via mi volto per guardarmi indietro, c’è nessuno che mi tenda la mano, mi freni, mi chiami?, ‹‹potresti salvarmi, restando vicino››, ma nessuno, davvero non c’è nessuno, tutt’attorno si fa sempre più vuoto, terra bruciata, devo andare ancora avanti, questo ha il sapore di una verità sputata in faccia e l’ansia di non chiedere aiuto diventa l’ansia di non trovare sostegno, che poi perché mai aspettarsi qualcosa?, sono così dannatamente radicata nei miei affetti da diventarne cieca, non voler riconoscere che sono solo un momento in attesa di qualcosa di meglio, una bambolina di porcellana in una vita a comparti stagni, quant’è umiliante!, eppure un tempo conoscevo l’orgoglio, mi riempiva, mi caricava nel profondo, com’è difficile invece la tristezza di oggi, non ha la grinta della rabbia, né la forza del dolore, è spenta piuttosto e pallida, emaciata, anoressica, puttana, ha il volto della morte, ho sbagliato una volta ancora, chi sono io?, defibrillatore, prego, tante sberle in faccia!
giugno 30, 2011 at 8:01 PM
tutte le persone, più volte nella vita, piangono lacrime silenziose…. e si può vivere una vita intera senza ciò che riteniamo indispensabile…l’importante è farcela: questa è la scommessa!
luglio 3, 2011 at 9:34 PM
O piuttosto, imparare a cogliere stimoli ed emozioni altrimenti perchè, di fatto, il centro della nostra vita è in noi stessi, non fuori di noi.
giugno 30, 2011 at 11:12 PM
Ci infliggiamo la strana condanna delle domande senza risposta. Serriamo i denti senza farci vedere e continuiamo a camminare. Chi riuscirà a capire che non vogliamo essere sole? Chi riuscirà a vedere dentro la nostra scatola ripiegata?
Davvero, non credo che siamo fatte per essere infelici, per vivere nell’angoscia.
Prendiamoci per mano, andiamo lontano.
luglio 3, 2011 at 9:37 PM
Non lo credo neanch’io. Ma questa è una sfida tutta personale, non credi? Bisogna ritrovare la giusta misura da dare alle cose, alle persone e complessivamente alla vita. Bisogna saper accettare che non necessariamente tutto va come vorremmo ed allora non vuol dire che la felicità non esiste, solo che dobbiamo cercarla e trovarla altrove perchè certamente esiste.
Io lo so. Solo certi giorni sono più difficili di altri.
Ti tendo le braccia, c’è da andare lontano.
luglio 4, 2011 at 3:52 PM
A volte penso che basterebbe semplicemente smetterla di crearci mostri e accettare quel che viene, ringraziare per quel che si ha, avere ed essere leggerezza.
Ma questo lo dico pensando a me, senza pretendere di capire o elargire consigli non richiesti a nessuno, ché ho già difficoltà con le me stesse… Era però per dire che come sempre le tue parole sono occasione di riflessione importante (e non serve che lo dica, sembrano i riflessi dei miei stessi pensieri visti da una prospettiva diversa e per questo rivelatrice).
luglio 6, 2011 at 2:51 PM
il punto qui è capire il meccanismo che crea in noi i mostri. e colpire lì. io sto cercando di affrontarlo. ma anche qui, la strada è lunga.
pensiero e azione si identificano con difficoltà in certe situazioni. io, spesso, dicendo, non cerco appoggio, ma solo di ricordare a me stessa le “lezioni importanti” e di ricevere un parere differente, magari uno schiaffo in faccia che a volte è ciò di cui si ha bisogno. a me fa bene. e mi piace il nostro dialogo.