Necrologio allegro sul treno Milano-Bari
gennaio 23, 2012
Mood: sfiancato
Listening to: Imaginaerium, il nuovo cd dei Nightwish che a riascoltare le loro sinfonie mi sembra di tornare diciottenne
Reading: Necrologio allegro sul treno Milano-Bari a polmoni pieni per amore
Watching: il suo volto il suo corpo
Playing: a recitare la mia parte
Eating: stuzzichini pugliesi e spaghetti di mais aglio olio peperoncino
Drinking: caffè
Qualsiasi altra immagine è bianco nero ancora troppo mio.
Oggi, quando mancavano tre ore all’ultimo treno Milano-Bari, mia nonna è morta.
Oggi, ha squillato il telefono e mia nonna era morta aveva già respirato l’ultimo respiro e si è fatto silenzio come quando si fa silenzio perché a tutti sbatte fortissimo il cuore e io ho pensato che anche mia nonna era scaduta come l’amore la marmellata la tachipirina solo che mia nonna scaduta è come l’amore la marmellata la tachipirina scaduti tutti assieme e io le gambe si sono messe a tremare fortissimo i pensieri a pensare e le mani a raccattare due magliette e un pantalone da buttare nello zaino e già ero sull’ultimo treno Milano-Bari.
Io mi tremano ancora fortissimo le gambe.
Io i miei pensieri soltanto io li penso.
Io le mani mi sanguinano e i pensieri pure, tengo vive le immagini.
Tipo quando io a settembre scorso mia nonna sono andata a salutarla e lei era in ospedale dove tutto è triste e puzza di cloroformio e non ci si diverte neanche un po’ e aveva nella pancia un dirigibile per la cirrosi non le riusciva più di portare la dentiera smozzicava le parole tra le labbra aggrinzite gli occhi le si riversavano all’improvviso immensi sulla faccia tanto deformata perché continuava a trascinarsi dietro un male dietro l’altro e poi un altro ancora e quando mi ha vista ha riso tutta con gli occhi e mi ha abbracciata mi ha chiamata ‹‹Dorotea!›› mi chiesto di me dei miei progetti del mio futuro mi ha detto ‹‹Fammi due fotografie!›› e io lo stupore e l’emozione mi hanno scossa sfondato il cuore e le ho chiesto ‹‹Davvero?›› e lei mi ha detto ‹‹Sì›› e allora io l’ho raccontata una settimana centinaia di fotografie tutto il tempo a disposizione e per poterlo fare io m’è toccato accettare di essere promiscua con la sua sofferenza quella di una vita non solo di un male che uccide e piangerne ogni giorno per tutto il giorno e poi una sera mia nonna mi ha attirata a sé e mi ha detto roca ‹‹Io sono stata tanto felice.›› e io mi è sembrato assurdo, siamo in ospedale dove tutto è triste e puzza di cloroformio e non ci si diverte neanche un po’ e tu hai nella pancia un dirigibile per la cirrosi non ti riesce più di portare la dentiera smozzichi le parole tra le labbra aggrinzite gli occhi ti si riversano all’improvviso immensi sulla faccia tanto deformata perché continui a trascinarti dietro un male dietro l’altro e poi un altro ancora hai passato la vita a coltivare l’ostiporosi nella terra e non hai conosciuto il mondo hai smesso di uscire anche solo per una passeggiata da troppi anni quando avresti voluto conoscere il mondo e sei stata tanto felice che significa? che ‹‹Nella vita bisogna anche saper soffrire, Dorotea.›› tipo quando a settembre ha detto a mia madre con serena lucidità da paura ‹‹Figlia mia, tu devi pensare alla vita tua, vai in Olanda, hai una famiglia, la tua famiglia è lì. Io ormai sono cotta. Starò bene.›› e ci ha fatte piangere in due e mia madre l’ha convinta a partire ma per morire ha aspettato di vederla tornare poterla abbracciare ancora perciò ieri sera dopo averla abbracciata all’improvviso si è lasciata andare, ha sofferto molto mi dicono perché aveva arpionato la vita l’aveva tenuta stretta stretta l’aveva domata coi suoi desideri io allora mi viene da arrabbiarmi avrebbe potuto aspettare anche me che volevo salutarla e ricevere in cambio una risposta una settimana in più sarebbe bastata dopo che non ci vedevamo negli occhi da settembre ma io mi è toccato essere egoista e lei mi ha spinta in un viaggio lungo e pieno di compromessi senza poterli volerli pensare che io il mio sospetto è che lei l’abbia fatto per ricordarmi di buttarmi in un viaggio lungo e pieno di compromessi senza poterli volerli pensare per aver cura della mia vita saper soffrire ed essere tanto felice la prossima volta e ho sorriso perché poi io mi è tornata in mente mia nonna quando incapace di camminare troppo a lungo si inerpicava su un albero per ramazzarlo all’alba del mio diciottesimo alla fine dei festeggiamenti, quando ballava una canzone da sottocassa in coppia con me che le dicevo ‹‹Nonna, ti infilo nel latex e ti porto a ballare a fare shopping a Milano!›› e lei rideva tutta con gli occhi e mi diceva ‹‹Magari!›› e tantissime altre cose perché io la strapazzavo e lei rideva tutta con gli occhi e le dicevo ‹‹Ti voglio bene.›› e lei mi diceva ‹‹Grazie!›› e io le dicevo ‹‹Ma nonna, io ti dico che ti voglio bene e tu mi dici che grazie?!›› e poi negli ultimi mesi al telefono mi diceva ‹‹Ti voglio bene, Dorotea.›› e io mi tremano ancora fortissimo le gambe io i miei pensieri soltanto io li penso io le mani mi sanguinano e i pensieri pure, tengo vive le immagini.
Io domani sono i funerali di mia nonna e ci saranno io da Milano mia madre ieri dall’Olanda mio padre mia sorella domattina dall’Olanda i miei zii le mie zie i miei cugini il prete e tante persone che devono andare alla chiesa dove c’è mia nonna che oggi è morta fare le condoglianze ricevere le condoglianze camminare piano dietro la macchina con mia nonna che oggi è morta fino al cimitero per certo ciascuno masticando un rimpianto autografato e c’è qualcosa che suona come il gelo come se mia nonna che è morta non ci fosse più e non mi piace non è così che deve andare perciò nel bel mezzo io credo balzerò sui banchi con una stronzata la farò grossa enorme gigantissima tipo come quando mia nonna la strapazzavo e lei rideva tutta con gli occhi perché lei rideva tutta con gli occhi e io sono convinta che mia nonna meriti un necrologio allegro e non banale tipo come quando una persona scade che è come l’amore la marmellata la tachipirina scaduti tutti assieme e tutti piangono e sono tristi e nessuno sospetta di poter essere felice allora io mi scappa da sorridere mentre tengo vive le immagini sull’ultimo treno Milano-Bari e non trattengo un applauso forte da crepare il gelo alla vita di mia nonna che oggi è morta perché forse ogni vita merita un applauso, falli ballare, nonna (anche se io quando guardo il paesaggio e le lucine correre nel finestrino dell’ultimo treno Milano-Bari un po’ da piangere mi viene).
(Milano-Bari, treno, 22 gennaio 2012, notte)
gennaio 24, 2012 at 12:42 AM
Ho pianto.
: *
gennaio 24, 2012 at 5:49 PM
… :* (e nient’altro)
gennaio 24, 2012 at 9:25 AM
Un abbraccio forte Dorotea.
gennaio 24, 2012 at 5:53 PM
:] grazie
gennaio 24, 2012 at 11:04 AM
ecco ricordare di essere felici nonostante tutto
stupirsi sempre che certi confini bianco e nero sono molto tenui
gennaio 24, 2012 at 5:52 PM
Credo che alla morte di una persona il dolore ci fa dimenticare della sua vita e non è così che deve essere.
gennaio 24, 2012 at 1:10 PM
mi sono venuti gli occhi lucidi… mi è sembrato di sentirti dire tutto questo singhiozzando, piangendo…ho capito tutto il tuo dolore… Mi dispiace tanto per la perdita, un abbraccio… Barbara
gennaio 24, 2012 at 6:03 PM
L’ho letta davvero. Per me era importante celebrare la sua vita anche nel momento della sua morte. Così il dolore che è un gigante di pasta frolla diventa forte ed elegante e gonfia la voce, non la fa tremare. Grazie per essere passata e per aver capito e per lasciato il tuo pensiero.
gennaio 24, 2012 at 8:53 PM
Che tenera tesoro…sono con te, vicino a te, come tu sai
(certo che Aldo Nove ti ha leggermente influenzato nel modo di scrivere, almeno questo post**)
un bacino forte
gennaio 30, 2012 at 7:15 PM
Devo smetterla con Aldo Nove, sì. Si pianta nel cervello.
– tanto affetto –
gennaio 25, 2012 at 9:54 PM
Il mio petto potrebbe esplodere da un momento all’altro.
Quanto altro tempo dovrà impiegarci, questo vuoto,
a diventare dolcezza nel ricordare tutto ciò che lei mi ha dato
durante tutti questi anni di vita?
Penso ne serva troppo, davvero troppo.
Rivedere il suo viso è ancora un colpo al cuore.
Ovunque tu sia, mia seconda madre adorata, io ti amo.
E la morte non riuscirà certo a cancellare tutto questo.
Né ora né mai.
gennaio 30, 2012 at 7:18 PM
Trattieni forte, forte tutte le immagini e le emozioni.
Un po’ sanno riempire questo vuoto.
Ti voglio bene.
gennaio 26, 2012 at 11:09 AM
Ci sono persone care e alcune più care di altre. Per mille motivi. Spesso illogici. Il primato del tempo.
Vorrei ci fossero parole che possano rincuorarti, ma sono certo tu sai che non esistono.
Forse.
O forse si.
Forse anche se sai che non servono a niente, alla fine servono lo stesso.
perche siamo proprio strani noi.
Perchè muore una donna che ha vissuto tanto e nonostante che si sappia che è il ciclo naturale della vita si sta male e si vorrebbe gridare a tutti il proprio dolore. Pensi “nessuno sa come mi sento”.
Ed è vero.
Nessuno lo sa. Non ora. Non nello stesso momento.
Ma tutti se vogliono possono ricordarsi di quando è capitato a loro.
E di come, a volte, sedersi accanto a te e dirti semplicemente con lo sguardo. “Io ci sono.”
Non so perchè ma mi va di farlo.
Per te
E per tua nonna che so lo avrebbe voluto.
gennaio 31, 2012 at 12:59 AM
Ho pensato tanto a quanto la morte di una tra quelle persone più care di altre possa stravolgere un po’ tutto.
Ho pensato anche che il vuoto lasciato da una persona che muore si può combattere, negare con la razionalità e tutti i buoni propositi. Ma esiste, è più fisico di quanto si creda, poco a che fare con quello che ci portiamo o non ci portiamo dentro e che continua a vivere in noi. Tanto meglio elaborarlo. Anche se si rivela più difficile del previsto. Dici bene tu, siamo proprio strani noi.
Grazie per le tue parole, per la tua vicinanza. Non ci conosciamo, ma leggere le tue parole è stato come se così non fosse.
gennaio 28, 2012 at 4:02 PM
Una delle più belle cose che abbia mai letto, alcune delle più belle lacrime che io abbia mai versato (e per questo mi ci sono voluti due giorni per leggere tutto).
E che belle siete in quella foto.
Un abbraccio da quaggiù.
gennaio 31, 2012 at 1:03 AM
…. :] prendo questo abbraccio senza risparmiarne una solo stretta! e ti abbraccio pure io! ‘ché un po’ è difficile usare le parole in questi giorni…
febbraio 1, 2012 at 1:14 AM
Ci abbracciamo 🙂
febbraio 3, 2012 at 1:10 PM
Ho letto e riletto quanto hai scritto, non so quante volte e ogni volta le lacrime rigavano il viso, le immagini, i ricordi , mi si paravano davanti e le parole mi morivano in gola. Oggi, rileggendo per l’ennesima volta il tuo necrologio allegro in memoria della mia mamma, nonchè tua nonna, mi sono trovata a dire a voce alta ” Mamma, tu non sei morta, perchè tante cose parlano di te, perchè hai saputo farti raccontare”. Una vita così non può avere fine. Vive in me, in te e in tutti coloro che l’hanno conosciuta e amata. Noi siamo, per certi versi, quello che lei ci ha lasciato… Le lacrime mi rigano il viso e chissà se il tempo sarà quel guaritore di cui si vanta di essere, ma con coraggio, quello che lei , ci ha saputo dimostrare, faremo onore ai suoi insegnamenti… Grazie di esistere… Ti voglio bene… (GRAZIE!)….:)
febbraio 12, 2012 at 4:05 AM
Ecco, tu sei sua figlia e sei mia mamma.
Vedi di non scordarlo per un solo secondo, lì tra il vento e i canali gelati.
Al prossimo giro, ti porto a rotolare sulle sabbie di Keijkdun e a gridare all’oceano. Credimi, è liberatorio.
Ti voglio bene (anche se a volte “la scimmj è bell, no tu”)
febbraio 7, 2012 at 11:40 PM
il vuoto che lasciano, è un vuoto fisico, mentale, chimico, elettrico.
lo spazio che occupavano, le parole che dicevano, l’aria che respiravano, i pensieri che ci raccontavano..
mancherà tutto, lo so e lo sai..
e cerco altre parole, parole che non sappiano di retorica, ma non le trovo.
e posso solo mandarti un abbraccio virtuale.
febbraio 12, 2012 at 4:01 AM
Dopo la morte di mia nonna, ho riflettuto molto su questa storia del vuoto fisico. Ci hanno abituato a vivere la morte soltanto nei suoi aspetti spirituali, pensando a chi va via solo e soltanto come a qualcuno che continuerà a vivere in noi. E d’accordo la dimensione della memoria, ma questa da sola è una bella stronzata, una zolletta di zucchero perché chi va via porta con sé il suo corpo, i suoi gesti, le sue parole, insomma… tutto lo spazio che materialmente occupava. E questo brucia. Anche quando si continua a mantenere vivo il ricordo. Non si può ignorarlo, significherebbe anche non onorare la totalità della vita di chi non vive più.
Sono stata felice di leggere queste tue parole. Le ho sentite vere.
Grazie. A volte vorrei esistessero parole più grandi.