Digital does it better
luglio 2, 2012
Mood: sfiancato
Reading: disperatamente dispense per l’esame che ho tra due giorni
Listening to: Milano che fa silenzio quando scende la pioggia
Watching: la faccia di madre in Skype
Eating: una montagna di spaghetti tostati
Drinking: caffè
Nel caso in cui vi siate domandati se Lou e io – dopo averlo tanto minacciato – non fossimo scappate per davvero in Papuasia alla ricerca di una cura portentosa al nostro “videomaking patologico” venuto in superficie con qualche punta di dramma nel corso dei progetti Fiftyfive fights for the future, con questo primo piano del nostro caro Franco Falco – ormai non è più la prima volta che compare nei nostri lavori – in cuffie gialle dentro un Ipad avete la certezza che no, Lou e io non siamo scappate in Papuasia, al contrario perché aivoglia le lagne!, noi nella nostra patologia ci sguazziamo.
Sicché, esami accademici (messi d)a parte, Lou e io abbiamo trascorso maggio e giugno a stacanovare – citando Franco – su Digital does it better, un video nato da un’idea di Stefano Quitarelli e Marco De Rossi e prodotto da Oilproject, Scuola online gratis in video streaming per promuovere l’utilizzo di Internet in Italia nei settori della professionalità. Proposito in merito al quale lascio la parola a Marco sulle pagine di Che Futuro!
Che a partire da ciò si possa aprire un dibattito articolato e particolarmente critico è evidente. Ben venga!
Lou e io, ve lo dico così per dire nel caso a qualcuno interessi sapere del nostro rapporto con Internèt e il Uorl Uaid Ueb in qualità di autrici del video – se qui ci fosse un intervistatore, questa sarebbe la seconda al più tardi la terza domanda che ci rivolgerebbe, ma l’intervistatore non c’è allora faccio da me –, apparteniamo a quella fascia di popolazione che ‹‹Passami il file in Dropbox!›› e ‹‹Per le suggestioni apriamo un Google Doc.›› quando a separarci non ci sono più di venti centimetri, ma che ‹‹Lo smartphone sta benissimo nelle vetrinette di Mediaworld ‘ché se le mail mi devono raggiungere anche mentre sono in libera uscita non mi resta che la morte.››, ecco, sappiatelo.
Dopo di che caccio fuori dalla saccoccia Digital does it Better.
Voi lanciatelo a tutto schermo.
Ci tengo a rendere noto che il termine “stacanovare” richiama l’immaginario adeguato al caso, dal momento che, per una seria di sfortuite coincidenze astrali chissà quali, con la produzione e il set di Digital does it better andava sempre a finire che mancasse qualcosa a poche ore dalle riprese e che sul set non convergesse mai nulla di tutto quello che avrebbe dovuto, sicché toccava rattoppare un po’ ovunque come possibile. E non che fossimo uno squadrone sul set di Digital does it better, piuttosto un gruppetto sparuto di gente – attori inclusi – che oltre a ricoprire i ruoli di competenza si è dovuta inventare un modo per indossare quelli vacanti e lo ha fatto in modo splendido.
[Nicolò Pertoldi, costumista ma soprattutto jolly – Laura Bianco, regista ma soprattutto jolly – Me medesima, direttrice della fotografia ma soprattutto jolly – Arianna Arcelli, truccatrice ma soprattutto jolly – assente Arianna Recchia, grafica ma soprattutto aiuto trasporti OVVERO I panni sporchi si lavano in famiglia]
Credo che set come questi siano certamente poco agevoli – parrucche incluse, ben inteso –, ma, se animati dalle persone giuste, diventano fin dal primo istante densi come pochi altri di elettricità entusiasmo e voglia di riuscire capaci di innescare strepitosi meccanismi di collaborazione che giorno dopo giorno iniziano ad essere oliati da stima e affetto da voglia di vedersi per un caffè e quattro chiacchiere al di là di un singolo momento di lavoro e questa è una delle cose più belle che potesse capitarmi quella che mi fa andare lontano.
Adesso, dato che Arianna Arcelli è anche riuscita a scattare un po’ di foto di backstage tra un momento trucco e un altro di natura più eterogenea,
mi sembra giusto pubblicarne qualcuna che spicca tra le altre per rappresentanza e qualcun’altra in cui Lou e io non siamo impegnate a dare il culo all’obiettivo, situazione tra le più frequenti in questo backstage.
In tema di backstage, mi sento in obbligo di concludere con una chicca. Il primo piano questa volta è di Alessandra Gianotti – vale anche per lei “ormai non è più la prima volta che compare nei nostri lavori” – in preda allo sprint da ‹‹Tuo marito è rimasto in ufficio per lavorare e non può più uscire a cena con te››, tutta improvvisazione nient’altro che improvvisazione.
Ho il sospetto che in virtù del “viver sani e belli” questo monologo potrebbe risultare persino più convincente – rispetto al video intero impacchettato e infiocchettato – per il target di sesso maschile.
Comunque sia, per certo resterà ai posteri.
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luglio 2, 2012 at 8:48 PM
Mi piace un casino, tutto quanto! Ma quanto siete bravi – e stacanovisti!
luglio 4, 2012 at 9:06 AM
Ecco, mi fa piacere! Dopo tutta la fatica!!! 😀
luglio 2, 2012 at 9:12 PM
Il video è molto simpatico, bravissimi 🙂
luglio 4, 2012 at 9:08 AM
Grazie! Alla fine abbiamo pensato di lavorare su degli stereotipi portandoli all’esasperazione per sorriderci su.
luglio 2, 2012 at 9:49 PM
Lui per Presidente.
luglio 4, 2012 at 9:08 AM
Insieme a lei però! 😀
luglio 2, 2012 at 10:42 PM
Non dico niente e non ho bisogno di dire altro. ❤
luglio 4, 2012 at 9:10 AM
Tu sì che sei sulla barca! 😀
luglio 3, 2012 at 3:37 AM
Siete delle pro, non c’è niente da fare.
Brave, brave e ancora, brave.
Io vi stimo un sacco.
E ogni volta che leggo ‘ste cose mi perdo nei miei trip che tu sai, riguardo il videomaking, ma ti evito il remaking (dei discorsi che già sai) 😛
🙂
Baci… dalla Papuasia
luglio 4, 2012 at 9:11 AM
Faremo arrivare il videomaking in Papuasia! :*
luglio 3, 2012 at 9:49 AM
Che bel mestiere fai. Purtroppo il mio Admin m’impedisce la visione di video, rimanderò stasera, ma le foto le ho gustate assai e anche il tuo racconto. Fammi sapere se scappi in Papuasia… potremmo diventare molto intime 🙂
luglio 4, 2012 at 9:14 AM
Io non ho capito perché abbiamo scelto la Papuasia, tra tanti posti però va bene. Spero soltanto ci siano gli sventolatori di palma, altrimenti abbiamo sbagliato tutto. Appena ti do cenno, tu balza su un treno e si va.
Grazie! 😀
luglio 3, 2012 at 12:24 PM
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