“Il mio vecchio cuore, quello con cui mi sono innomorato”
luglio 11, 2012
Mood: instabile
Reading: Jonathan Safran Foer, Ogni cosa è illuminata
Listening to: The Platters – Only You
Watching: il temporale
Playing: a ungermi di cortisone dopo che uno stuolo di zanzare ha fatto strage di me
Eating: melone
Drinking: acqua
“Questa sera vado a letto desideroso di frugare nel cestino della passione, fra i ricordi e i sogni. Voglio vedere cosa resta del mio vecchio cuore, quello con cui mi sono innomorato.”
[Mathias Malzieu, La meccanica del cuore]
Qualche pezzetto ne è rimasto sotto il cuscino insieme a tutte le cose preziose che ci nascondo fin da quando ero minuscola un pollice e credevo che nel torpore tutte le cose preziose nascoste sotto il cuscino parlassero ai miei sogni li persuadessero a non turbarmi e da allora negli anni il mucchietto è cresciuto ha assunto una morfologia assai consistente e dinoccolata al punto che quando ci appoggio sopra la testa devo farlo con leggerezza per non frantumare o riattizzare alcunché.
Quelle volte in cui succede che sono maldestra, i pezzetti del mio vecchio cuore si mettono a cigolare un sacco a perdere ruggine pieni come sono di condotti di sutura raffazzonati alla meglio più che di capillari ostruiti e rinsecchiti, a farmi male a piantarmi nel petto gli antichi lamenti d’amore di chi tanto amando tanto senza confini noti è rimasto in attesa di una meta che non era stata prevista e implora perdono per aver tollerato di essere ridotto a sussulti e stanchezza dopo aver barattato le corde per vociare un usuale impersonale – così sembrava – e per tradizione sereno ti amo, mi manchi, voglio baciarti con le congetture magnifiche di una nuova forma essenziale scolpita a tutto tondo da rare straordinarie e per tradizione tempestose emozioni, quindi tanto meglio se faccio attenzione.
Mai avrei pensato che a causa dell’infelicità un cuore potesse consumarsi per sempre perdendo un pezzo dietro l’altro e restare in briciole nella conca dell’anca destra senza far dolore prima o poi mi riesce di rimetterlo insieme pensavo, ma dopo tanto rigirarmi per tutto il mondo tra bonzi e stregoni non ho trovato un solo pezzo di ricambio per il mio vecchio cuore vecchia scuola finito fuori serie da qualche anno, nessuna diavoleria avrebbe potuto aggiustarlo.
Perciò ho raccolto qualche pezzetto tra i più grossi rimasti del mio vecchio cuore nella conca dell’anca destra e li ho nascosti sotto il cuscino, quel po’ che restava l’ho soffiato in polvere al vento che ne avesse un po’ d’amore. Nella cava ormai vuota del mio petto ho ficcato un cuore nuovo di fiamma conquistato dopo mille fatiche in fondo a un imbuto, ho allacciato per bene vene e arterie e l’ho azionato.
Il mio nuovo cuore è un prodigio, ha una capienza esagerata dentro un assetto ben saldo e compatto ma estremamente leggero e flessibile sicché mentre pulsa tutto euforico e impaziente i flussi e i deflussi della vita intera vanno avanti e dietro avantiedietro senza che mai la sacca si svuoti o si ingombri, entrano in circolo e con quale fierezza il mio nuovo cuore mi insegna che la vita intera si percepisce nella misura di quello che si decide di accogliere abbracciare incanalare tra possibilità e pesi in atto, con quanta diplomazia svolta malumori in buonumori, eppure
Io col mio nuovo cuore non mi sono ancora mai innamorata. Sembra quasi non ne abbia bisogno tanto è sicuro di se stesso e pago del suo connubio con la vita intera, il mio nuovo cuore si direbbe innamorato del modo in cui ama.
Allora ogni tanto prima di addormentarmi sollevo il cuscino sotto il quale nascondo tutte le cose preziose fin da quando ero minuscola un pollice e rovisto tra i pezzetti rimasti del mio vecchio cuore, del mondo che rappresentava che avevo dove stavo e che non esiste più, resto un po’ in ascolto dei cigolii come della nenia scordata di un carillon di quelli con la ballerina dagli arti sottili che si gira attorno in punta di piede per meccanica reiterazione senz’anima,
poi tutti i pezzetti rimasti del mio vecchio cuore li nascondo di nuovo sotto il cuscino tra le altre cose preziose e vado via per il mondo ‘ché c’è ancora tutto da fare e più che del mio vecchio cuore col quale mi sono innamorata, più che del mondo che rappresentava che avevo dove stavo e che non esiste più non voglio più, io ho bisogno di sentire le emozioni vivide ed espanse di quando sono innamorata. E io col mio nuovo cuore non mi sono ancora mai innamorata,
ho bisogno di pensare che posso ancora innamorarmi che a irrigidirmi non è la paura del mio vecchio cuore in polvere e pezzetti, quello con cui mi sono innamorata.
Che con tutti i flussi e i deflussi della vita intera che fa andare avanti e dietro avantiedietro entrare in circolo prima o poi il mio nuovo cuore, quello con cui non mi sono ancora mai innamorata, busserà al petto e mi dirà ci siamo innamorati.
[2 luglio, non a caso]
***
Comunque sulle pagine de La meccanica del cuore di Mathias Malzieu ho pianto senza risparmiare lacrime ‘ché tanto sulle lacrime la crisi mondiale non prevede tagli. L’ultimo libro che era riuscito a coinvolgermi a tal punto è stato Che tu sia per me il coltello di David Grossman. È successo quasi quattro anni fa ormai, avevo ancora il mio vecchio cuore. In verità, sulle pagine de La meccanica del cuore ho pianto senza risparmiare lacrime per la prima volta da quando ho il mio nuovo cuore.
Insomma, tanto per fare un po’ di vendita promozionale che in certi casi è doverosa.
Dyonisus è il gruppo di cui Mathias Malzieu è frontman e cantante solista. La mécanique du cœur è il disco con il quale mettono in musica l’immaginario del libro.
luglio 11, 2012 at 12:38 AM
“Che tu sia per me il coltello” Libro che lascia una impronta indelebile. Io l’ho adorato e divorato.
Il cuore: organo a cui ci riferiamo anche quando usiamo le parole spaccato infranto spezzato trafitto ecc ecc
In realtà è l’organo per eccellenza che può contenere di tutto. Ha una capienza e capacità illimitate. Ehm…più o meno.
agosto 9, 2012 at 10:54 AM
Che tu sia per me il coltello è un libro strambo. Chi ce l’ha nelle corde non può più farne a meno, è qualcosa che resta dentro per tutta la vita. Chi non ce l’ha nella corde lo brucerebbe, lungo lento noioso.
“Cuore” effettivamente è una delle parole che utilizziamo di più per indicare la sede di ogni cosa più intima. Che poi chissà perché. Per gli antichi era il fegato. Per me lo stomaco. C’è da dire che come esseri umani abbiamo proprio bisogno di localizzare i sentimenti. Che strambi esseri.
luglio 11, 2012 at 3:54 AM
“il mio nuovo cuore mi insegna che la vita intera si percepisce nella misura di quello che si decide di accogliere abbracciare incanalare tra possibilità e pesi in atto, con quanta diplomazia svolta malumori in buonumori,”
mi rimanda a:
“Ognuno di noi è il creatore del proprio universo, perché in noi, e solo in noi, il mondo e l’esuberanza di vita che vi è contenuta, le stelle e il cielo diventano reali. La libertà è la responsabilità autentiche di ciscun individuo risiedono in questa vera e propria facoltà cosmogonica.”
da “Percezioni di realtà” di Albert Hofmann
(Perdonami se non ti succhio col pacchetto completo e non guardo il video che linki, ma sto seguendo il mio cuore tzigano http://grooveshark.com/#!/artist/Kocani+Orkestar/58109 e non oso interromperne la danza.)
A ogni modo
non temere per il tuo nuovo cuore non ancora innamoratosi
sai che ci pensavo?
Il nuovo cuore di Dorotea ama tutto ama sè e tutto da sè ma ancora non è “caduto in amore”.
Ecco, non inventarti il problema di NON essere caduta.
Amati integra e tranquilla.
Tanto stai pur certa che, così enjoying life come ti ritrovi ora, prima o poi cadi ancora e all’inizio manco te ne accorgerai.
Sei giovane 🙂
(Lo so che sono giovane uguale – non ci badare troppo, sto allegramente impazzendo. Sa di spezie.)
luglio 11, 2012 at 12:05 PM
La paura è una brutta, brutta cosa. E lo posso dire a ragion veduta, perché la paura è un sentimento che mi ha accompagnato spesso, e sto imparando a controllarla (forse, in parte) solo con grande sforzo, e sono arrivata ad aver paura di aver paura. Cortocircuito in agguato. Ma stringo i denti.
Per cui, ti capisco quando sospetti di aver paura del tuo vecchio cuore in pezzi. Ma eta è saggia! Io sono convinta che abbia ragione lei.
Grossman, comunque, è uno di quegli autori che desidero conoscere ma che non oso. (Per paura, ovviamente; è ormai diverso tempo che rifuggo gli sconvolgimenti, ne sento fin troppi dentro). Quel libro che stai leggendo ora invece l’ho letto, e lo sto lasciando decantare da tempo in attesa di rileggerlo. Curiosa di sapere che ne pensi.
Un bacio.
(Meno male che ho voi blogger che parlate di voi ma così facendo parlate anche di me e a me e forse neanche lo sapete ma tirate fuori un sacco di roba, quella che non ce la faccio a tirare fuori da sola. Meno male.)
luglio 12, 2012 at 12:01 PM
Il cuore nuovo sarà come le scarpe, prima di sentirle perfettamente comode le devi portare per un po’.
Non lo so, eh, posso solo immaginare. Io ho sempre lo stesso cuore, mi pare ancora giovane, non mi sembra malandato, forse dovrebbe vivere di più, lo dovrei portare nel mondo e strapazzare un sacco di più, sì.
luglio 16, 2012 at 1:53 PM
io consiglierei ai tuoi cuori un altro libro, dove da una parte c’è il volo e dall’altra il contatto che si ritrova piano piano svelandosi, vedrai è come una musica di fisarmonica
http://www.orecchioacerbo.com/editore/index.php?option=com_oa&vista=catalogo&id=86
agosto 9, 2012 at 10:54 AM
Appuntato! 😉 Ti saprò dire.