Ottobre 2012, «E dopo?»

ottobre 27, 2012

Mood: sereneggiante
Reading: Paola Bressan, Il colore della luna
Listening to: Bonobo – Noctuary
Watching: Nuovomondo di Emanuele Crialese
Eating: latte e biscotti
Drinking: caffè



Questo ottobre 2012 è un mese inequivocabilmente degno di nota nella mia vita. Per la prima volta in ventitré anni, l’inizio di un nuovo anno accademico non mi ha trascinata di fronte a una qualche cattedra con congruo professorone in tale eccelsissima scienza – senza sottigliare sul fatto che quando ero al liceo dovevo rientrare in aula il primo lunedì di settembre, quando, a Sud dove sono cresciuta, tutto il resto dell’umanità se ne sta ancora abbarbicato sugli scogli per sfuggire alla bollitura a secco e mai nessun istituto si sognerebbe di aprire le porte di quella che sarà certamente una fornace, nessuno tranne il mio che era speciale e aveva anche le reti di sicurezza alle finestre.
Ritornando indietro di qualche riga, fino a prima dell’inciso, e riprendendo le fila del discorso, si tratta di una cosa che letteralmente deforma il tempo di ogni giorno per come ero abituata a viverlo e questo un po’ mi confonde, ma per lo più mi sconfinfera perché adesso, senza darmi alla nullafacenza, né sollazzarmi oltre misura, finalmente posso starmene con i muscoli di qualche centimetro più distesi e persino concedermi un diletto di tanto, in tanto.
Facendo i conti in rapidità, a oggi mi trovo a un esame, una tesi e una dissertazione di distanza dal mio brillante foglio di carta da incorniciare nello studio che mai avrò. A febbraio avrò azzerato anche questi numeri,

«E dopo?»
«Dopo arriverà», rispondo generalmente.

Ebbene, la mia potrebbe definirsi una crisi communis da laureando in merito alla quale non c’è bisogno di aggiungere alcunché. Effettivamente ci sono giorni che mai come adesso mi sono sentita tanto uguale a tutti gli altri.
In realtà io, se mi metto la testa alla rovescia, chiunque potrebbe vedere che non è vuota, ma che è frullata ininterrottamente da un gran numero di idee tutte di prima classe, desiderabili e persino attuabili, ma tutte intrugliate con un numero superiore di eventualità, cause e effetti precisabili da me, dagli altri, dalle situazioni, dal caso, cioè da tante cose che – chiunque converrà con me – variano di giorno, in giorno, e sulle quali non si può fare affidamento quando si tratta di prevederne gli esiti. Un matematico definirebbe questa condizione “sistema complesso”, se fosse più pignolo “sistema caotico”.
Del resto io, se mi metto a pensare al dopo, mi distraggo subito perché non voglio fare come chi se ne va lontano dal presente a causa di un’attrazione superiore per il futuro che, invece, io dico, si riempirà delle cose che saranno passate sicché adesso mi limito – se di limitazione si può parlare, senza farmi torto – a vivere al meglio che posso tutto quello che mi circonda, “sistema complesso” incluso.


Accordo però che, tra gli elementi che mi rimescolano il cervello, il più frequentemente a galla è esodo

1 // da me che, determinata come sono nell’inseguire quello che voglio e abituata a superare ogni momento di crisi, non ho voluto riconoscere di essermi ridotta con i nervi a pezzi nell’ultimo anno, errore mai tanto grande perché adesso l’unica cosa che mi va a fagiolo è stare appesa a testa in giù dal ramo di un albero mentre il mondo fa avanti e dietro e io lo interiorizzo per alimentare il mio genio ammutolito.

2 // da uno Stato che, miseria di offerta di lavoro a parte – a maggior ragione per eretiche come me che osano pensare di poter svolgere una professione di appannaggio maschile –, ma non del tutto, si arricchisce di “puttanieri, faccendieri e tragattini”, demolisce continuamente i diritti fondamentali dell’essere umano in virtù di una legge tutt’altro che laica, millanta un ideale di democrazia che non bacia la realtà tanto più perché è vuoto fin dalle origini dei concetti di cittadino e di popolo sicché tutti l’importante è il mio piatto di pasta due volte al dì, per quello si può scendere in piazza, fottere e ammazzare, ma del bene comune, dello Stato sociale – quei famosi – chissenefrega, e quali virtù, quali beni può trasmettere tutto questo al piccolo figlio – che forse mai avrò – quando dovrà insegnargli a stare al mondo, quale serenità a me che non mi ci riconosco e che me ne vergogno? Dicono che ho il dovere di essere arrabbiata e giuro, lo sono. Fino a qualche anno fa, sarei anche stata nelle schiere di chi resta a dare capocciate contro i muri, guadagnando infine [con tempi da olocene] piccole crepe interstiziali – tanta stima a riguardo –. Ma onestamente io, non che abbia mai affinato un forte sentimento di italianità e questo scombussola un po’ i fatti: oggi andrei via perché vedo mancare le condizioni per restare o forse semplicemente perché oggi sono geneticamente italiana più di qualche anno fa e voglio interessarmi di me soltanto e non dell’Italia.

Fra l’altro, prima o poi, dovrà arrivare il momento in cui fare per davvero i conti con la mia irrequietezza che tanto mi spinge a vagabondare, tanto mi tormenta – talvolta morbosamente – con la ricerca delle radici.

23 Responses to “Ottobre 2012, «E dopo?»”

  1. Claudiappì Says:

    Allora, posto il fatto che tu ce la farai perché qua in Italia, secondo me, per gente come te c’è ancora spazio, c’è sempre il piano B: venire con me in Canadà coi pesci e coi lillà.
    Lo sai che coi piani non sono brava, ma facciamo finta per un attimo che invece sì.

    • dorotea Says:

      Canada subito, per quel che mi riguarda. Non c’è bisogno dei piani – neanch’io sono un’eccellenza – l’importante è partire! Vuoi mettere pesci e lillà con l’Italia? :*

  2. NaveMossa Says:

    Io lo chiamerei sistema artistico/creativo egregiamente complesso temporaneamente caotico.

    • dorotea Says:

      Io effettivamente non vivo questo momento come un dramma. Ma come qualcosa di molto lecito e opportuno per crescere – come sempre quando c’è da compiere una scelta, del resto – oltre che per trarne linfa. La complessità è l’essenza stessa della vita. [per la serie “come sempre”, grazie]

  3. uovadigatto Says:

    Allora, se posso, metti le radici nel tuo sogno di viaggiare! Anch’io mi sento come te, solo che ho davanti un po’ più di tempo per la laurea. Ci sono mille obiezioni anche al mestiere che vorrei fare io, ma sai che ti dico? Fregatene. Trova un’idea e portala avanti. Tutti sono troppo occupati con il loro piatto di pasta due volte al giorno: li coglieresti di sorpresa.

    • dorotea Says:

      Sai cos’è? Capisci quanto ti importa di una cosa quando inizi a inseguirla, malgrado tutte le cose che vanno contro, e a pensare che proprio perché tutto va contro (per tutti), tu hai la possibilità di realizzare qualcosa di inaspettato.
      Io non sono in un momento in cui riesco a inseguire il mio mestiere probabilmente, ma so che devo inseguire la mia felicità e ogni nuovo stimolo che per altro sono importanti per il mio mestiere e ultimamente ne sono rimasta a secco. Viaggiare è il modo con cui meglio ci riesco al momento.
      Se posso dirti io qualcosa, adesso, osserva il mondo per come evolve per non esserne colta impreparata quando sarà il momento, ma non lasciare che il dopo-laurea ti morda il capo. Per quello è necessario aver vissuto l’intermezzo! 😉

  4. lamentesepolta Says:

    ti capisco, ho i tuoi stessi dubbi e sono anche io nella fase pre-laurea.

  5. lisarodolfo Says:

    Sono nel post laurea, ma mica da tanto. E il mood non è dei migliori per dispensare consigli, peraltro non richiesti.
    Hai una penna straordinariamente accattivante, cara la mia eretica.

    • dorotea Says:

      Credo che di post-laurea ci si potrebbe riempire un poema, notevole soprattutto per varietà (e per fortuna). Le tue vicissitudini mi hanno interessata, sappilo. Non rallegrata, ma insomma…
      E ti ringrazio per la “penna straordinariamente accattivante”, ma soprattutto per “eretica” che tanto mi piace, tanto mi ha fatto arrovellare.

  6. eta849 Says:

    Ho letto questo post come quel vecchio spettatore che i teatranti avevano lasciato entrare anche alle prove. Standomene nei seggiolini in fondo, conoscendo già e ovviamente del tutto disconoscendo il dopo a mio modo. Annuendo come un brindarti.

    • dorotea Says:

      A cui mi unisco perchè questo “dopo”, in realtà, è una parola che torna a ricorrere anche dopo il dopo-laurea. Tu, Eta, sei sempre la ben venuta nel mio spettacolo.


  7. Bisogna andare in posti lentissimi, tipo il Belize o la Transilvania, assumere un cameriere settantacinquenne di nome Zachar e fare gli origami, mentre l’intero universo crolla. Mai capito perché la gente volesse realizzarsi, come se ci fosse una realtà da qualche parte.

  8. cescocesto Says:

    per quel poco che ti ho conosciuta leggendo (tra) le righe di questo blog ti dico: parti, parti, parti.
    per com’è l’italia ora, rischi di rimanere impantanata nel fango dell’immeritocrazia e della disoccupazione giovanile mentre una ministra ti accusa di essere choosy.
    sii nomade, puoi farlo e ne uscirai sicuramente arricchita. per tornare c’è tutto il tempo del mondo.


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