A matita
Maggio 9, 2013
Mood: impaziente
Listening: il condominio che dorme
Watching: La febbre del sabato sera di John Badham
Eating: sgraffignando qua e là nel frigo
Drinking: acqua
In onestà, – a differenza di quello che può sembrare – annoto e scrivo alquanto in questi giorni, in ogni momento del giorno. Ma solo su un taccuino con la copertina rigida verde che porto sempre con me. O sugli scontrini, sui retro dei biglietti del treno, sugli involucri dei filtri da te, dappertutto quando non trovo nel giro di pochi secondi il taccuino con la copertina rigida verde che porto sempre con me. Di fatto scrivere a mano per me è un piacere, nel senso che inanellare con accuratezza una lettera all’altra proprio mi riempie di gioia e oltretutto è come fare l’elettrocardiogramma ai pensieri ‘ché io annoto e scrivo essenzialmente quel che sopra ogni altra cosa mi pressa [in questi giorni per lo più traiettorie da un punto a un altro e elenchi].
Dacché annoto e scrivo alquanto a mano in questi giorni, porto sempre con me anche un ciuffo di matite con la punta ben affilata avvolta in carta straccia per non sporcare tutt’intorno.
Le cose che reputo importanti soprattutto, io le annoto e le scrivo da sempre a matita, potendo, firmerei anche i documenti ufficiali a matita,
come se un giorno dovessi cancellare tutto.
Il fatto è che a me la matita piace ben appuntita di modo che la scrittura mi venga fuori sottile e leggera, caratteristiche di non secondaria importanza ai fini della lettura, avendo io la grafia molto, ma molto minuta.
Per questo motivo porto sempre con me anche un ciuffo di matite con la punta ben affilata, continuo a preferirlo al temperino.
Seleziono giorno per giorno il numero di matite di cui potrei aver bisogno, assecondando l’istinto. Spesso arrivo a sera persino con una punta per l’indomani mattina, spesso, invece, mi ritrovo a metà poeriggio a dover annotare e scrivere qualcosa avendo stondato la punta a ciascuna delle matite del ciuffo.
In ragione di questo inconveniente, le mie parole diventano un susseguirsi di lettere tanto piene e appesantite che sulla carta scadente di cui è fatto il taccuino con la copertina rigida verde che porto sempre con me basta passarci sopra il pugno inavvertitamente per sbavare grafite a ogni angolo o far collimare una pagina con un’altra per amalgamare annotazioni e scritti [pensieri] tra loro distanti anni luce,
fin quando tutto quanto non si lava via. Che processo estremamente naturale.
Filed in La Scatola Nera
Tag:A matita, annotazioni, appunti, diario, dorotea pace, elaborare, esprimersi, metabolizzare, pensieri, scrivere
Maggio 11, 2013 at 10:01 PM
Non lo perda, il taccuino con la copertina rigida verde che porta sempre con se, lo conservi in qualche luogo, in un abito, in mezzo ai libri, lo ritroverà, un giorno, e sarà bello non riconoscersi più.
Maggio 14, 2013 at 8:58 AM
Ne sono sicura! 🙂 Un giorno avrò armadi interi solo per i quadernetti che ho collezionato vivendo. 🙂
agosto 13, 2013 at 10:38 PM
[…] 2 espresso, 1 bombolone, 7.30 euro – che da giorni continuava a spuntare tra le pagine del taccuino con la copertina rigida verde e in ogni pensiero. Poi oggi sono anche incappata in certe "reliquie di lavori che vengono […]
ottobre 24, 2013 at 12:01 AM
[…] [treno Maastricht – Eindhoven, 8 ottobre 2013, di ritorno da Milano, di ritorno dal paesello – a matita sul taccuino verde] […]