Impressioni d’America, metabolismi itineranti
agosto 5, 2013
Mood: carico
Reading: Elogio dei fatti di Lee Marshall
Listening to: Vadoinmessico – Teeo
Watching: la Westland Floating Flower Parade attraverso Delft
Eating: yogurt alla vaniglia
Drinking: spremuta d’arancia
USA, New Mexico, White Sands. 28 luglio 2012
Io ho l’impressione che tutta la mia geografia interiore sia stata rimodellata dal vento d’America, non credo di sbagliarmi, ho scritto d’impulso al ritorno un anno fa.
E non mi sbagliavo affatto.
A distanza di un anno, il deserto, quando ci penso,
i crinali abbacinanti di fresca sabbia bianca a perdersi incastrati sotto i volumi del cielo bassissimo appartengono a quelle esperienze che se non avessi vissuto sarei per certo stata una persona diversa.
agosto 5, 2013 at 11:17 AM
Foto e colonna sonora.
Perfette!
agosto 6, 2013 at 10:49 AM
Mi sono trovata per caso a ascoltare questa canzone mentre sistemavo la foto e mi è sembrata effettivamente una bella coincidenza. 🙂
agosto 5, 2013 at 11:30 AM
La mia invece dal deserto africano, per via di quella luce che solo dopo una certa ora ti consente di aprire gli occhi per vedere cielo e sabbia.
agosto 10, 2013 at 1:25 PM
Mi fai venire in mente questa fotografia qua di Yamashita.

In realtà questo è il deserto cinese del Taklimakan, ma mi è tornato in mente perché Yamashita ha dichiarato “[…], ho visto all’improvviso la splendida illusione di una carovana duecentesca illuminata dal sole morente.”
E insomma, l’illusione e la percezione del deserto sono per loro natura molto legate alle condizioni di luce. A quel gioco tra le possibilità di aprire e chiudere gli occhi.
agosto 6, 2013 at 5:26 AM
Il tuo è un blog da seguire!
Fotografie splendide, musiche anche.
I tuoi pensieri sono profondi.
Credo che chiunque divenga quello che è attraverso le esperienze che vive. Sarebbe una persona differente se non avesse dentro quelle determinate esperienze che l’hanno plasmata.
E può essere un’esperienza che, agli altri, pare insignificante, una piccola esperienza, immensa, però, per te.
Il vento d’ America, sì.
Sì, è così.
Leggerò bene tutto il pezzo che hai scritto il 7 agosto 2012.
agosto 13, 2013 at 10:56 PM
🙂 La misura delle esperienze è dopotutto grande quanto si decide che sia grande nella propria storia. Ed è allora difficile decidere cosa è grade o piccolo oggettivamente, parola importante quanto il mito che incarna. Il relativismo è la più grande conquista – e allo stesso tempo la più grande rovina – umanitaria.
C’è qualcosa nel tuo modo di apprezzarmi e di aprire dialoghi che mi commuove.
agosto 14, 2013 at 2:19 AM
Amo aprire dialoghi quando trovo qualcuno che dice qualcosa di nuovo, di non scontato come te.
Ti apprezzo proprio per il tuo modo di essere profonda.
Il tuo blog è “diverso”.
Appena avrò un po’ più di calma, potrò seguirti meglio.
Grazie!
agosto 7, 2013 at 6:02 AM
Respiri grandi e sorrisi di più pure 🙂
agosto 13, 2013 at 10:58 PM
Uh! Tu sei una buona dose di freschezza in stato condensato quando non si può avere il deserto! 🙂
(tanto amore)