A proposito di Llewyn Davis e di me
dicembre 25, 2013
Mood: abulico
Reading: Jack Kerouac, On the road
Listening to: i sogni di chi dorme e si rigira nel letto
Watching: The Butler di Lee Daniels
Eating: abbondantemente – è pur sempre la vigilia di Natale.
Drinking: vino, succo di mela e caffè
Ricordo, appena fuori dal cinema dopo la visione di Inside Llewyn Davis dei fratelli Coen, Llewyn Davis affermare “It’s not going anywhere”, in seguito a un’audizione andata male, malissimo – “I don’t see a lot of money here.” – che segna l’epilogo di una serie di insuccessi o peggio ancora successi mediocri e di un viaggio in inverno dentro scarpe inadatte da New York a Chicago per ottenerla, la qual cosa è il sentimento esatto di una sconfitta universale alla quale sottostare, la quasi eroicità di una rinuncia e di una caduta.
Stanotte che sono insonne ci ho ripensato a lungo e mi è tornata in mente la risposta di Jean Berkey a Llewyn Davis: “You don’t want to go anywhere and that’s why all the same shit is gonna keep happening to you.”
Ne sono rimasta illuminata come se mai avessi raggiunto un pensiero simile, eppure ne avevo fatto a fatica il perno della mia vita. Evidentemente ci sono pezzi importanti di me che al momento non ho più in me. Succede agli uomini quando ci si mette l’incuria.
dicembre 25, 2013 at 6:46 AM
L’incuria è davvero il demone peggiore.
gennaio 2, 2014 at 9:58 PM
Una manifestazione dell’assenza di affetto per la vita intera, non solo per se stessi. Perché si parte sempre dall’aver cura di sè, secondo me.
dicembre 28, 2013 at 12:25 PM
Avevo commentato appena letto, ma il mio nuovo telefono intelligente decise di impallarsi a metà, quindi rimedio ora.
Dicevo che mi ritrovo, nell’incuria saltuaria, nei pezzi che sfuggono via, nel bisogno di ritrovare qualche scintilla che c’era, e non par possibile non ci sia più (questa forse ce la vedo io, a mo’ di specchio). Forse bisogna solo scavare dentro. O forse cogliere quel che il vento porta. Devo decidere qual è il mio modo. Intanto ti abbraccio, in queste feste strane di sonno e moderazione, e spero che tu trovi il tuo.
gennaio 2, 2014 at 10:03 PM
O forse bisogna sorridersi e viversi. Rispondere alle proprie necessità in maniera infantile, libera e istintiva. Si tratta sempre di decidere qual è il metodo migliore per se stessi. E di perseguirlo. Altrimenti per certo si torna a dimenticare qualche lezione preziosa acquisita in passato. Il che può accadere e non è un male, ma bisogna poi essere bravi a recuperare tutto il meglio. Man, mano che si diventa più sicuri di se stessi, dei propri modi – io credo – diventa anche più facile trattenere i pezzi buoni della propria vita.
Intanto sorrido a te.
dicembre 28, 2013 at 8:05 PM
[…] tasca, voglio proprio vedere dove andranno a finire certi pezzi di me (forse lontano, come diceva lei) e li voglio guardare e lasciar fare quel che devono, per curiosità. E d’altro canto, voglio […]
gennaio 3, 2014 at 3:44 PM
Bellissimo questo pezzo.
Ah, per la cronaca… ho apprezzato tantissimo il tuo commento al mio post, e ricambio con simpatia e affetto gli auguri per un coloratissimo 2014. Solo che devo aver sbagliato qualcosa nel moderarlo dal tablet… e l’ho erroneamente cancellato…
gennaio 5, 2014 at 9:59 PM
Va benone anche così! 🙂
Grazie!