Raschiare i neri / Archeologia della felicità
marzo 22, 2014
Mood: sereno
Reading: Janne Teller, Niente
Listening to: Steve Miller Band – Mary Lou
Watching: Her di Spike Jonze
Eating: concentrati di calcio e vitamine
Drinking: acqua






Scotland, Edinburgh, Arthur’s seat, 16 March 2014. Marilù and me.
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Posted by dorotea
Filed in Foto-grafia, Valige e questioni ontologiche
Tag:archeologia, Arthur's seat, buio, conquista, dorotea pace, Edinburgh, felicità, fotografia, lightroom, marilù pace, Raschiare i neri, Scotland, sorriso, sottoesposizione, sviluppo, vento
marzo 22, 2014 at 2:56 AM
Nooooooooooooo Edimburgo! Che nostalgia che nostalgia… lacrimuccia.
E comunque: ogni riccio un capriccio.
marzo 22, 2014 at 12:50 PM
Eh! Che storie hai a Edimburgo? 🙂
Comunque sì. Infatti in casa facciamo sempre un gran casino. Siamo quattro teste ricciolute!
marzo 22, 2014 at 3:04 AM
CHE BEL POST.
marzo 22, 2014 at 11:30 AM
vero?! 🙂
marzo 22, 2014 at 12:41 PM
Yes, sister! Bilanciatissimo perfetto tutto da A ad A.
marzo 22, 2014 at 12:48 PM
Persino Marilù non ha avuto da ridire sulle sue espressioni!
marzo 22, 2014 at 12:25 PM
*-*
marzo 23, 2014 at 3:12 PM
🙂
marzo 22, 2014 at 12:30 PM
Che meraviglia 😀
marzo 22, 2014 at 12:48 PM
🙂 Stavo selezionando le foto del viaggio e c’erano questi tre pugni neri tra le altre immagini. Prima le ho scartate. Poi sono tornata indietro per vedere cosa ci fosse sotto il nero. Mi sono meravigliata, ecco. “Meraviglia” è la parola giusta. Come di fronte a una grandissima scoperta.
marzo 22, 2014 at 9:16 PM
Questa è una bella, piccola storia. Altamente simbolica, fra l’altro.
“Sono tornata indietro per vedere cosa ci fosse sotto il nero”. Bello. Da fare.
marzo 22, 2014 at 11:46 PM
Ho pensato lo stesso. 🙂
marzo 23, 2014 at 3:01 PM
Così come abbiamo fatto di noi, arrivati in fondo al post, risaliti su.
Ma quanto ti amiamo?
Ah!
aprile 1, 2014 at 10:58 PM
Spero tantissimissimo. Perchè io tipo di un amore come quello di cui parli tu ho bisogno assai! 🙂 Eta, tu mi fai sospirare tante cose in una.
aprile 1, 2014 at 11:41 PM
Tra poco ci sospiriamo nelle orecchie, sister. ❤
(E sì, comunque, tantissimissimo, o più!)
marzo 22, 2014 at 9:35 PM
❤
marzo 23, 2014 at 3:15 PM
🌻
marzo 25, 2014 at 11:29 AM
Quanti ricordi a Edimburgo! Ci sono stato l’estate scorsa e conosco bene quella collina. Bellissima la sequenza di immagini.
marzo 26, 2014 at 6:02 PM
Credo che Edimburgo sia una di quelle cittá che, per il modo stessa in cui é fatta, sappia farsi amare.
Per esempio, questa collina: é nel pieno centro dell’urbanizzazione, eppure dopo aver scarpinato un pochetto, sembra di esserne distanti anni luce, nel pieno di un parco nazionale isolato. Mi ha colpita un sacco.
marzo 27, 2014 at 11:19 AM
Allora è sotto i neri che si trova la felicità!
:*
marzo 31, 2014 at 5:41 PM
Spesso sì. Diciamo soprattutto che la si trova sotto gli strati di nero che le spalmiamo sopra.
marzo 31, 2014 at 10:50 AM
bellissime foto, mi piace questa progressione di luce 🙂
marzo 31, 2014 at 11:58 PM
Ti ringrazio. Le foto erano proprio sottoesposte come quella in cima. Portarle alla luce è stato un po’ come vivere la magia della camera oscura.
aprile 1, 2014 at 12:06 AM
Eh si. Vedo. Un bellissimo effetto. Come scoprire un tesoro 🙂
aprile 11, 2014 at 1:15 PM
Mi piace tantissimo questo “raschiare”, suggerisce un’idea di luce alla fine del tunnel… non chiedermi perché, mie percezioni stupide su qualsiasi cosa.
(http://angolodiscrittura.wordpress.com/)
aprile 11, 2014 at 2:30 PM
Io credo che il raschiare implichi una ricerca piú complessa della luce in fondo al tunnel.
Per come la vedo io, la luce in fondo al tunnel é – diciamo cosí – un dato di fatto. Raschiare i neri significa, invece, fare lo sforzo di togliersi di dosso la tristezza, cioé di riconoscere che spesso siamo noi stessi a creare i nostri motivi di tristezza, a farcene carico e sovraccarico. Molte volte basterebbe cambiare punti di vista sulla situazione per ritrovare la serenitá.
Viviamo in una societá che si é incarnita nell’estetica del dolore e che produce dolore da sé anche laddove potrebbe non esserci. Tutti pronti a giocare a chi ha il dolore piú grande. Dopotutto la nostra cultura produce i suoi eroi ammazzandoli.
Da questa auto-oppressione secondo me c’é bisogno di liberarsi.
Ti ringrazio per la tua osservazione per avermi dato modo di approfondire il mio punto di vista. Sempre proficuo esprimere le proprie percezioni! 😀 Quindi super-benvenuta!
aprile 12, 2014 at 10:18 AM
“Estetica del dolore”, hai proprio ragione. Alle volte basta uscir di casa, andare al parco, vedere i bambini giocare ed esserne felici, invece di lamentarsi del chiasso (sì, abito vicino ad un asilo). Che poi se mi avvicino mi chiedono pure in moglie! (mi è capitato ieri pomeriggio, mai mi sarei sognata di dire una cosa del genere a quell’età). Ci si dimentica che alle volte basta poco, solamente volerlo.
Grazie per il benvenuto, alla prossima 🙂
aprile 15, 2014 at 10:36 PM
Mi fai venire in mente questo
https://vecchiamoleskine.wordpress.com/2011/07/03/un-treno-in-corsa-ad-energia-propulsiva-verso-il-bambino/
🙂
(Goditeli più che puoi i bambini che fanno chiasso)
aprile 16, 2014 at 12:58 PM
Ci proverò 😉
giugno 24, 2014 at 1:16 PM
[…] Scotland, Edinburgh, Arthur’s seat, 16 June 2014, tre mesi esatti dopo la prima scalata. […]