Gravità selettiva
aprile 9, 2014
Mood: inquieto
Reading: David Grossman, Ci sono bambini a zig zag
Listening to: Bijelo dugme – Ne spavaj mala moja muzika dok svira
Watching: Kill your darlings di John Krokidas
Eating: marmellata di mirtilli
Drinking: infuso di limone e zenzero
“Un oggetto cadrà sempre in modo da produrre il maggior danno possibile.”
[Arthur Bloch, Legge della gravità selettiva, La legge di Murphy, 1977]
***
Due settimane fa mi sono misurata con una rampa di scale in stazione. Indipendentemente dalle cause, gli effetti sono stati – diciamo così per sfortuna – lampanti su di me: contusioni facciali dalle meno alle più gravi, lesioni e ecchimosi di vario genere e un braccio, il sinistro, lussato. L’ambulanza è arrivata a sirene spiegate con due paramedici a bordo per me soltanto, ma ciò non toglie che, contrariamente a ogni buon senso, questi due brav’uomini non mi abbiano disinfettato le ferite e che mi abbiano spedita con un tram dal medico curante, il quale era però alle Galapagos, sicché qualche ora dopo sono stata ricevuta su appuntamento da una dottoressa sconosciuta che mi ha guardata tra uno scuotimento di testa e l’altro e mi ha detto con atteggiamento assai sportivo «domani sarà se possibile anche peggio» e per consolazione mi ha prescritto otto pasticche di paracetamolo al giorno, congedandomi infine con un solerte «passerà», «ma grazie al cazzo, dottoressa!», al che sono seguiti tre giorni a letto in cui ho letto libri e basta – altro che gli analgesici chimici – e una settimana di alimentazione a cannuccia.
A oggi le cose, specchio canta, vanno migliorando: giorno dopo giorno, i gonfiori rientrano e lasciano spazio alle forme originarie, i lividi ingialliscono e si preparano a cadere, le ferite si richiudono su se stesse e si ritraggono in canaletti duri sotto cutanei, il tessuto epidermico riacquista elasticità e porosità, i muscoli e le articolazioni cedono e si sciolgono alla debolezza dei movimenti, eppure – e questa è sicuramente la cosa straordinaria – più giorni passano, più divento cianotica. È a causa si direbbe di questo singolare movimento di convalescenza – questa primavera del corpo – che invece di liberarsi verso l’esterno, sprofonda sottopelle e pianta il dolore nei tessuti molli laddove germina aggrappato alle ossa e si moltiplica correndo lungo i vasi venosi, mescolato al sangue e all’ossigeno, ma in quantità nettamente superiore, motivo per cui il flusso vitale si fa denso e, non riuscendo piú a scorrere bene dal cuore alle periferie del corpo, mi intasa le arterie – la mia urgenza di vita. Allora lo stomaco, dove c’è la depressione del respiro sottoposto a mille spasmi, va a fuoco, esala puzzo e fumo da restarci asfissiati e il cuore, là in cima, si mette a picchiare come un condannato a morte contro la cassa toracica, bubum buBUM BUBUM e poi strappi capillari di luce incommensurabile. Sono giorni che sembra debba arrivare il temporale.
Prima di cadere, me ne stavo ferma e immobile al limite di un ricordo bellissimo: la levità.
Prima di cadere, me ne stavo ferma e immobile al limite di un ricordo bellissimo: la levit.
Prima di cadere, me ne stavo ferma e immobile al limite di un ricordo bellissimo: la levi.
aprile 9, 2014 at 7:40 AM
Eh ma non è che io ora posso essere felice che Dorotea Pace è caduta che così ha scritto un post così fico.
Per tutti gli dei dell’Olimpo!
aprile 9, 2014 at 12:46 PM
Sarebbe stato un gran peccato sprecare un incipit del genere.
Noi, Eta, c’é da essere felice di qualsiasi embrione creativo!
Ti bacio.
aprile 9, 2014 at 5:38 PM
Spero sia solo un ricordo ormai. Un aspetto positivo è che, nella convalescenza forzata, in cuor tuo hai partorito un post bello come questo.
aprile 10, 2014 at 11:08 PM
Fisicamente parlando dovrà passare ancora del tempo prima che tutto sia solo un ricordo. Ma mi sento fortunata non essendomi rotta niente. Poi tre giorni di fila a leggere e pensare mica ce li si guadagna senza un po’ di sofferenza! 😀
Grazie, Alessandro.
aprile 10, 2014 at 9:29 AM
Proprio niente male, cara Dorotea, tocca cadere anche a me per scrivere così bene! In casa ho 4 rampe di scale, provvedo subito!
aprile 10, 2014 at 12:23 PM
Ho il sospetto che con quattro rampe di scale il risultato possa essere ben altro e parecchio piú disastroso! 😉
Peró ti ringrazio tanto, tanto!
aprile 10, 2014 at 12:24 PM
Sai che capolavoro che ne esce? Altro che guerra e pace!
aprile 10, 2014 at 4:38 PM
Volendo trovare un raffronto nella pittura, direi Picasso!
aprile 10, 2014 at 4:40 PM
Volendo trovare un raffronto nel cinema, direi “Armageddon”, catastrofico ma bestselling! (Anche se a me fa alquanto defecare…)
aprile 10, 2014 at 12:14 PM
Proprio bello bello 🙂
aprile 10, 2014 at 11:11 PM
Bello lui, un po’ meno io! 😀
Grazie, grazie!
aprile 11, 2014 at 4:09 PM
ohpperdincibacco.
aprile 14, 2014 at 4:45 PM
Cosa? Il volo cieco? 😀
aprile 14, 2014 at 4:47 PM
sì. mi figuravo lo scenario da corazzata potemkin tipo sulle scalinate di milano centrale…
aprile 14, 2014 at 5:10 PM
In realtà sulle scalinate di Rijswijk (Den Haag), ma in ogni caso “scenario da corazzata potemkin” è proprio la definizione giusta.
aprile 14, 2014 at 5:40 PM
Secondo me sei sempre bellissima, anche cianotica… 🙂
aprile 15, 2014 at 10:22 PM
Muah, tu! 🙂
aprile 17, 2014 at 11:02 PM
Se non ricordo male, non è la prima volta che ti succedono cose del genere… una volta svenivi, ora cadi da ferma, sei in evoluzione 😀
Comunque la caduta mi fa germogliare un gran numero di immagini metaforiche in testa, tanto che se mi ci metto a pensare finisco quasi per credere che sia tutto un pretesto letterario per scrivere questo post 😀
aprile 17, 2014 at 11:06 PM
Ovvio! 😉 A chi interesserebbe diversamente che son caduta?
Tu si che mi conosci! ♥
(A proposito del fatto che non è la prima volta che mi succedono cose del genere, hai ragione. E ti confesso di più: due giorni fa sono caduta di nuovo, scivolando con la bici sulla pioggia. Nel mentre pensavo “e non mi sono ancora ripresa dalla precedente”. Ma niente di grave mi è successo, tendenzialmente sono abbastanza brava a cadere. Se ne deduce che cadere è una mia grossa peculiarità! :D)
aprile 17, 2014 at 11:15 PM
“Sono abbastanza brava a cadere” è una frase bellissima! Devo dire che sì, ormai riesci a cadere senza farti male. Anzi, non è che ti fa addirittura bene?? (Ok, non esageriamo, che ti voglio tutta intera, soprattutto ora che si avvicina maggio 😉 )
aprile 18, 2014 at 1:25 PM
Con tempismo felino vengo a leggerti e scopro che cadesti e ti illividasti come non ci fosse un domani.
Siccome un domani c’è (ma devi smettere di cadere a ripetizione), mi sento in dovere di augurarti equilibrio gattesco.
La bakaneko
Maggio 2, 2014 at 10:36 PM
Storie di equilibrismo squilibrato. 😉
Augurio sempre ben accetto, il tuo!
aprile 18, 2014 at 9:14 PM
Ti auguro una Buona Pasqua
A presto 😉
aprile 19, 2014 at 11:17 AM
A te, un buon weekend lungo in tranquillità!
Grazie per il pensiero. 🙂
aprile 20, 2014 at 4:31 AM
Pigiare “mi piace” potrebbe non sembrare carino ma l’ho fatto lo stesso 🙂
aprile 20, 2014 at 11:53 PM
Ne sono contenta, devo dirti! 🙂
aprile 25, 2014 at 8:14 PM
Ecco, mi distraggo un attimo e combini di tutto 🙂
Mi fa piacere leggere che stai meglio.
Io sono caduta metaforicamente in un limbo, ma i lividi passeranno anche a me prima o poi :*
Maggio 12, 2014 at 11:14 PM
Nel frattempo ci siamo sentite altrove, ma stasera vedo anche che sei tornata a scrivere. E questo, ci tengo a dirtelo, mi fa un immenso piacere. ❤
aprile 28, 2014 at 11:54 AM
mai caduta fu più poetica dai tempi di Icaro 🙂
Maggio 12, 2014 at 11:20 PM
Questa tua osservazione è davvero bella, dal mio punto di vista. Tra l’altro Icaro è una figura che fa molto parte della mia storia passata o, diciamo, del modo in cui la percepivo.
Maggio 13, 2014 at 12:38 PM
Eh già. Icaro ha un suo immaginario davvero irresistibile sia in positivo che negativo.
aprile 29, 2014 at 12:43 AM
gli auguri. Come li preferisci? Sentiti?
Vorrei non fosse mai accaduto ma solo tu potevi trovare il senso delle cose e pure il colore, cianotico, non è comune, non sembra neppure un colore forse è uno stato, transitorio, ma poi tornerà il roseo. In questo caso è d’obbligo, in roseo stai benissimo.
Nazionalisti?
Ma proprio in Olanda dovevi cadere? se cadevi a Venezia, sul ponte di Calatrava avresti avuto la pagina dei giornali nazionali, e pure il ricovero all’ospedale del centro, perché prima di portarti a Mestre, con quello che si spende…
Formali?
Cara Dorotea, non tema ritornerà come pria, anzi questa esperienza le insegnerà qualcosa. Cosa? Beh, qualcosa, nessuno le ha mai detto che non si fanno domande sconvenienti?
Sinceri?
Se stai bene, qui si sta meglio, Non meglio di te, ma siamo un po’ in apprensione e se stai bene presto siamo davvero felici. Lo sai cosìè la felicità? Desiderare una cosa e poi questa accade e quasi subito diventa altro ma intanto si gode, ecco noi desideriamo che tu stia bene.
Quando ti verrà davvero ci racconterai cos’è la levità e cosa la leggerezza. Un bacio.
Maggio 12, 2014 at 11:30 PM
Perdonami il ritardo. Sono state settimane molto piene e, come ogni volta che ti leggo, ho pensato che meritassi un po’ di tempo in più e soprattutto sereno, che è come lo spazio di un respiro.
Nel frattempo, volevo dirti, hai ragione quando scrivi che “cianotico” è uno stato ed è transitorio. Del resto, anche il “roseo” è uno stato e anche questo è transitorio. Per lungo tempo mi sono chiesta perchè non potessi essere semplicemente “rosea”, ma ho accettato il “ciano” come parte della mia ricchezza, come condizione necessaria al radicamento in me stessa. Riuscire a passare attraverso tutte le sfumature delle mie emozioni, non restare aggrappata a nessuna di queste, affliggendomi la vita, è ciò che adesso chiamo “levità”. E trovo quest’insegnamento molto prezioso all’interno del mio processo esistenziale.
Fisicamente parlando poi, a parte qualche ecchimosi e il braccio ancora floscio, sto molto meglio. Il che è grande conquista del corpo e non solo dello spirito.
aprile 29, 2014 at 10:55 AM
Dando per scontato che stai bene, ma quante risate si sono fatti i passanti?
Maggio 2, 2014 at 10:30 PM
Speravo che prima o poi qualcuno lo notasse, perché è stato uno dei miei primi pensieri non appena ho ripreso spirito insieme a “Miseria, non ho neanche una storia avventurosa da raccontare quando mi chiederanno perché sono ridotta così.”
La verità è che non passava nessuno in quel momento, quindi niente risate. E l’unico che è passato poco dopo non solo non mi ha aiutata, ma mi ha anche detto che non aveva un fazzoletto! Tristezza a palate. 😀
Maggio 4, 2014 at 8:28 PM
Ma adesso come stai ? 🙂
Maggio 12, 2014 at 11:31 PM
Infine – e scrivere la conclusione qui sotto ha senso – volevo ringraziarti per il tuo ricercarmi, nonostante il mio silenzio. Questo è per me molto, ma molto, ma molto prezioso.
Grazie.