In linguaggio tecnico

novembre 4, 2014

Mood: sereno
Reading: Mario Calabresi, A occhi aperti
Listening to: Sigur Rós – Varúð
Watching: lunghissime to do list irrisolte [come questo spazio ultimamente]
Eating: torta di mele
Drinking: tisana salvia e rosmarino



Il termine “esposizione” indica lo spazio di tempo durante il quale un materiale sensibile viene colpito dalla luce che passa attraverso un sistema ottico; più spesso, indica la quantità di luce che raggiunge un materiale sensibile, passando attraverso un sistema ottico nel suddetto spazio di tempo. In linguaggio tecnico, si dice che una certa quantità di luce, passando attraverso un sistema ottico in uno spazio di tempo predeterminato, impressiona il materiale sensibile,
imprime sul materiale sensibile un’impressione del mondo.
[estratto da Fotogenia, in «Qualcosa intorno alla luce». Oscillazioni costitutive di una sguardo.]

(c) dorotea pace photography

The Netherlands, Meijendel, 01 November 2014
Picture taken by J., while exploring the dunes together, and edit by me.

«Ora, J., scatta questa fotografia ‘ché c’è una luce da paura!», gli ho detto mentre oscillavamo vicini nel vento e sono rimasta in punta di piedi a rimirare questo pezzo di mondo attraverso l’oculare della mia macchina fotografica contro l’incavo azzurro dei suoi occhi, parlando di luce e di esposizione col batticuore tra le mani, click. Quella sera stessa, J. mi ha raccontato di come si usa tagliare il globo terrestre per rappresentarne un luogo preciso all’interno di un planisfero, poi mi ha spiegato come si legge la superficie del mondo attraverso i colori di una visualizzazione radar. E io dovrei saperlo da qualche tempo ormai, invece mi meraviglia ogni giorno – che ogni giorno da mesi ci scambiamo gli occhi e a occhi nudi ci esponiamo a vicenda e a quattr’occhi così esploriamo il mondo come altrimenti non avremmo potuto, con lo stesso trasporto e con la stessa delicatezza di quando facciamo l’amore e poi giochiamo alla guerra pollice contro pollice. È una sensazione così intensa e multiforme, la compenetrazione.

11 Responses to “In linguaggio tecnico”

  1. eta849 Says:

    Ci si lecca le dita, di qui, a immaginare quanta bellezza scriverai.
    La foto, la foto pure è stupenda
    (la luce).

    🙂

    • dorotea Says:

      🙂 Ho come l’impressione che il suo interesse funga anche da sveglia per il mio entusiasmo. E questo è bello.
      Questo venerdì sono di passaggio a Utrecht. Potremmo annusarci.

  2. Fannes Says:

    Esposizione sempre più alta man mano che le giornate volgono al termine! E poi si riabbassa con la modalità notturna altrimenti i lampioni diventano 2 superpalle così, giusto? 🙂

  3. willyco Says:

    Vedere le stesse cose, sentire le stesse cose, fosse per attimi o per frame, dona l’eternità. Ieri anch’io ho visto la luce ma ero solo un blues brother

    • dorotea Says:

      Che poi non si tratta mai davvero delle stesse cose. Perchè quello che condividiamo con qualcun altro viene sempre filtrato dalla percezione del mondo di questo qualcun altro. Ed è proprio questa contaminazione che io trovo meravigliosa.

      La luce autunnale si guadagna sempre una certa attenzione.

  4. tuttotace Says:

    Che descrizione bellissima di un qualcosa di indescrivibile. La foto è semplicemente stupenda, ma le tue parole …

  5. losengriol Says:

    La foto è bellissima, e tutto quel che c’è dietro è ancora più intensamente bello. Molta gioia per te 😀


  6. […] una riflessione sulla “scrittura che manca”, sulla vita e sul lasciarsi respirare; In linguaggio tecnico è commovente, come una storia d’amore “intensa e multiforme” in una ventina di […]


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