Suon di #lutto

novembre 15, 2015

Mood: addolorato
Reading: aria fritta
Listening to: Brett Dennen – Ain’t No Reason
Watching: The Salt of the Earth by Wim Wenders
Eating: uova
Drinking: caffè

Troppo spesso negli ultimi anni ho assistito a lutti clamorosi a suon di ashtag e non serve un filosofo per capire che il sensazionale motiva l’opinione. Troppo più spesso il populismo.

Io risparmio il fiato e penso alla vita, alle bombe, al cielo che avvampa nella luce delle fiamme, ai cadaveri disseminati su tutto il Globo, alle anime in fuga dal Globo – dal Libano a Parigi, dalla Siria all’Iraq e poi ancora in Afghanistan, Pakistan, Nigeria, Ucraina, Gaza, Somalia, Yemen e Tanti Altri Ancora difficili da tenere a mente. È un’epoca di massacri orribili, la nostra: il Mondo intero sta andando in briciole. E il cuore mi salta all’aria ogni giorno più volte al giorno.

Basta essere uomini per vergognarsi di essere uomini. Certo, la vita continua perché la vita continua anche quando ne avvertiamo il peso per le troppe lacrime raccolte nelle tasche, persino quando con le tasche ossidate pronunciamo l’ulteriore chiamata alle armi. Ma a essere onesti per la prima volta mi sto chiedendo se davvero la vita valga tutta la pena che viene dal vivere. E, nell’infinito numero di storie da raccontare e già raccontate, non trovo una sola risposta soddisfacente.

Uscita troppo in là

agosto 30, 2010

Mood: stabilmente altaleante
Listening to: Rox – My Baby Left Me
Reading and Watching: National Geographic, I grandi fotografi, Steve McCurry
Drinking: acqua
Eating: spaghetti alla poveraccia




Ho letto che nelle miniere afghane, l’ottanta per cento del carbone con cui si rifornisce il paese viene estratto seguendo il filone fin quando la miniera non crolla. O non viene allargata.


Ma allora, quanti restano, laggiù, per sempre?
Incastrati tra cunicoli troppo stretti. Roccia ovunque e l’uscita troppo in là.



*
Sono qui.
Ancora all’inizio.