Concretezza
ottobre 14, 2011
Mood: conciliabile
Listening to: canzoni ad elevata concentrazione di bassi ed energia rabbiosa
Watching: 1°) una valanga di bei films; 2°) un cortometraggio da “non ci resta che piangere ed io che volevo fare il cinema tanti puntini di sospensione” scritto e diretto da Tornatore per Esselunga – prima e seconda parte ricercate appositamente per voi -; 3°) il nuovo videoclip di Brucerò per te dei miei amati Negrita, in merito al quale mi mangio le mani e mi domando perché sprecare immagini bellissime e suggestive come quelle dell’immobilità frammentata nel nulla di fatto del video nella sua complessità.
Playing: a produrre endorfine
Eating: spasmodicamente, considerate le mie abitudini
Drinking: tisane alle erbe
Felicità.
Va a viene. In verità, mai troppo lontana dal nostro intorno e dal nostro giorno più immediato.
Malgrado tutto, si fa. E si rifà.
Ultimamente accuso un troppo diffuso sentimento di costipazione emotiva generata dall’assalto frontale di avvenimenti e pensieri da cui non sono stata veloce a proteggermi, e dopotutto si sa, a piovere viene giù sempre sul bagnato.
Certi giorni, proprio non mi sto nella pelle. Mi sento fisicamente schizzare fuori da me. Non è “come se”, certamente ho all’interno qualcuno che urla e prende a pugni gli organi e fracassa le ossa, mentre io resto con le mascelle serrate a millantare uno stoicismo che devo ancora sviscerare tra i respiri più profondi. Mi fa male e senza filtraggio.
“Io darei la mia vita, / le ebbrezze più nauseanti della vita, / per sapere passare in quelle luci / come passa quel giovane / che le ha calme nel sangue, / com’è passata quella donna accesa / che ne ha intorno e negli occhi / tutta la limpidezza allucinante.” scrive Cesare Pavese nella prima de Le Febbri Luminose. Ugualmente io, ed io per me medesima mi depreco! Ho compiuto passi da gigante per alleggerirmi le scarpe e le tasche e le sacche emotive, ma nonostante tutti i sassi sterili lanciati alle spalle, resto un esseruncolo oscuro e grave che la terra magnetizza verso il suo nucleo, stringendo le vie di fuga a giorni alterni. Così mi inchiodo negli occhi di quanti, pur senza necessariamente sciacquarsi soltanto in superficie della vita, non perdono chiarezza e leggerezza, e mi sembrano esseri eterei questi ultimi e splendenti. Sicché inevitabilmente io per me medesima mi depreco! Ho ampiamente bypassato la pretesa tutta paradossalmente umana di cucirmi addosso una qualche forma di perfezione, neanche esistesse su questa terra, la perfezione!, ma fossi diversa, che non necessariamente significa meglio di come sono, sarei certamente meno intimamente sola, ed allora perché semplicemente non mi riesce di smettere di interiorizzare tutto quanto così tanto e di segare ed arzigogolare elucubrazioni celebrali e cardiache fino a farne cavezza?
Concretezza.
Per gente come me, servirebbe quella soltanto.
Di tanto in tanto ed in dosi massicce.