Indovina che manca a cena? – Momenti di Pane // Online
aprile 19, 2012
Mood: perplesso
Reading: appena sveglia, ancora nel letto, come non succedeva da un po’
Listening to: Devendra Banhart – Feel just like a child
Watching: il cielo pesante che minaccia di rovinare la serata
Eating: a breve, il mio stomaco reclama
Drinking: tequila sale e limone
Indovina che manca a cena? che Lou, Raffa e io abbiamo realizzato per il progetto Momenti di Pane – Mulino Bianco, in collaborazione con l’Agenzia Network e NABA – lo ricordate, vero che lo ricordate, suvvia che lo ricordate? Se non lo ricordate, vi metto in mano lo straccio per rispolverare le puntate precedenti qui e siete in regola!
Da questo pomeriggio, Indovina che manca a cena? è finalmente online sulla pagina Mulino Bianco dedicata al progetto Momenti di Pane, insieme a Il trascoloco, l’altro video in concorso. Io vi passo sottobanco l’antemprima, ma voi andate a votarlo qui?
Collaborereste a regalarci un pezzetto di America. E questa volta no, non è una metafora. Il premio per il vincitore del concorso è una settimana a Santa Fè!
Grazie a chi ci voterà!
Cartoline per tutti!
Mood: increspato
Reading: Nick Hornby, Non buttiamoci giù
Listening to: Linea 77 feat. Subsonica – 66 (Diabolus in musica) e sembra di tornare adolescente
Watching: attorno a me
Eating: crostatina di cioccolato
Drinking: caffè
Ma se dico YOUR FILM FESTIVAL vi si riempie per caso il vaso cranico?
Sì, no, non so, premete il pulsantone di fronte a voi.
Io intanto passo la parola a Ridley Scott.
Quando il primo febbraio YouTube e Ridley Scott hanno annunciato il Your Film Festival, è stato come un terremoto nel mio habitat naturale. Insomma, le cause scatenanti sono evidenti come un treno gigantesco che impatta sul muso.
Allora io ho questi due amici, Gianvito Cofano e Alberto Mocellin che chiunque li conosca sa che con la testa viaggiano oltre i limiti di velocità. Io ho questi due amici, Gianvito Cofano e Alberto Mocellin che al Your Film Festival hanno detto sì, e già sembra la pubblicità della Valsoia, me ne sono accorta dopo averlo scritto.
Ne è venuto fuori
This movie is not a movie.
A me le premesse stanno sullo stomaco. In questo caso però, il gioco ha una regola, “guardare a volume alto e bene” – già, do per scontato che lo guarderete! –
e poi potreste cliccare mi piace su Youtube, non credete?
Immaginate Gianvito Cofano e Alberto Mocellin con budget e tempo a disposizione, immaginate il Ben Hur che potrebbero mettere in scena! (per dirla tutta a me non basta immaginarlo)
[photos by Leonard Regazzo]
Indovina che manca a cena? – Momenti di Pane // Backstage più un paio di considerazioni post-set
febbraio 12, 2012
Mood: vagante, ma fondamentalmente sereno
Listening to: Low – Drag
Watching: i lineamenti dei volti sconosciuti che s’incontrano nella metro
Playing: a modellare un orologio da taschino in treddì per l’esame di treddì che dipendesse da me non esisterebbe
Eating: mozzarella finta e maionese, quando si dice la sanità alimentare
Drinking: caffè
Fotografie di backstage scattate da Zulio
– con buone probabilità anche da qualcun’altro in giro per il set –
Se guardo col famigerato senno di qualche giorno dopo al set di Indovina che manca a cena? per il progetto Momenti di Pane – Mulino Bianco, in collaborazione con l’Agenzia Network e NABA – mi sembra di poterlo annoverare senza esagerazione tra gli spartiacque che segneranno la mia carriera professionale perché mi ha sbattuta faccia a faccia con una dimensione che fin’ora mi era rimasta sconosciuta e che è quella di quando gli obiettivi, le problematiche e le dinamiche si fanno più grandi della conoscenza che se ne possiede. Potrei anche scrivere che è stato facile portare a casa un buon risultato, ma per me è stato maledettamente difficile al punto da spogliarmi di parte della visione romantica che avevo sul mio lavoro.
Detto ciò, Indovina che manca a cena? è stata un’esperienza di reale maturazione tanto professionale, quanto personale. Tengo a ciascuna delle osticità che ho incontrato sul set di Indovina che manca a cena? in modo particolare perché, malgrado queste, il lavoro che abbiamo portato a casa è molto buono, ma soprattutto perché, per reazione immmediata a queste, ho sentito consolidarsi tutte le mie aspirazioni e quindi la mia urgenza di crescere crescere crescere e poi superarmi, devo punto c’è in discussione quello che voglio fare della mia vita quello che reputo importante e non serve fermarsi a discuterne oltremodo.
Quindi grazie a Raffaele e Laura, miei compagni fin dal primissimo secondo, e ancora di più a tutti quelli che hanno lavorato in team con noi a Indovina che manca a cena?, rendendolo soddisfacente così com’è con leggerezza nonostante le difficoltà, io as always mi risparmio l’elenco per una lettura più agevole, a questo provvederanno i titoli di coda.
Da tabella di marcia, Indovina che manca a cena? sarà online il primo marzo, insieme al cortometraggio sul quale ha lavorato il secondo team selezionato per il progetto Momenti di Pane, composto da Zulio, Matteo Stefan e Federico di Corato, per altro stimati colleghi [qui Zulio racconta del lavoro del quale si sono occupati].
Da questo momento in poi, voi utenti del uorld uaid uéb in piena libertà potrete insultare o votare il progetto che ha scoccato la freccia più veloce nel vostro cuoricino, cosa che sarebbe assai più gradita di qualsiasi insulto perché noi due team di lavoro per un po’ ci faremo la guerra silenziosa sul uéb a causa di quella settimana studio a Santa Fe che è il premio finale per il team vincitore e che per sua natura fa gola a tutti e sei. Basterebbe dire che Laura e io, già da una settimana, ci sogniamo con le ciglia finte e il sombrero mentre dal New Mexico ci caliamo in Messico e poi sempre più a Sud, un pomeriggio siamo arrivate fino in Patagonia. Ma questa è già un’altra storia.
Indovina che manca a cena? – Momenti di Pane // A poche ore dall’inizio delle riprese
febbraio 1, 2012
Mood: euforico
Reading: Aldo Nove, Amore mio infinito
Listening to: Marta sui Tubi – Coincidenze
Watching: Florence + The Machine – Lover To Lover videoclip [ci sono cose col potere di rubarti il cuore anche senza sceneggiate di troppo]
Eating: taralli
Drinking: acqua
‹‹Allora è tutto pronto?››
‹‹Così credevamo prima di sapere che ci stavamo sbagliando.››
è lo scambio di battute tipo, a poche ore dall’inizio delle riprese.
Perché si possono passare mesi, mesi, mesi, mesi a organizzarle per far quadrare i millemila aspetti di una produzione il più possibile professionale, ma a poche ore dall’inizio delle riprese ci sarà sempre qualcosa che sfuggirà all’improvviso dal dispositivo di controllo. Sicché, malgrado tutto l’accrocchio preparatorio, l’ordine del giorno più quotato resterà nell’improvvisazione.
Questa è legge. Basta imparare a conviverci per non farsi prendere dalla cagarella, riuscire persino a divertirsi.
Domani mattina diamo avvio alle riprese di Indovina che manca a cena?, per il progetto Momenti di Pane di Mulino Bianco, in collaborazione con l’Agenzia Network [di questo, avevo già scritto qui]. Le riprese dureranno due giorni e si svolgeranno in un teatro di posa vero che per gli addetti al mestiere è una cosa un po’ emozionante quando succede per la prima volta e questa per noi è la prima volta, in verità tutto il set per come si svolgerà sarà una prima volta a palate.
Qualche giorno fa, Lou ha scritto “Bene, possiamo dire di essere quasi pronti…” [qui il suo post intero]
A poche ore dall’inizio delle riprese, quel quasi resta al suo posto perché gli imprevisti di ruolo ci sono tutti. Abbiamo persino la speciale collaborazione della neve che continua a cadere ininterrotta da due giorni e ghiaccia non appena tocca terra, una situazione ottimale per i trasporti.
Ma – e qui cito Francesca, una delle scenografe – ‹‹abbiate fede!››
‹‹Si farà. E in pompa magna.››
è la mia convinzione tipo, a poche ore dall’inizio delle riprese, e fin qui non mi ha mai tradita. Del resto, come potrebbe quando la troupe è fatta da gente super? – è già un grazie il mio –
Cut Off va a spasso
dicembre 25, 2011
Mood: taciturno
Listening to: l’aria spostata dal traffico
Watching: direi una partita di tennis in tivvu
Playing: a fotografare mia sorella che rincorre le papare
Eating: parmigiana nel pane
Drinking: acqua
Ieri mattina, mentre erudivo mia mamma a surfare in Gùgul col suo primissimo computer nano – è l’inizio della fine della mia vita privata, manca solo che sbarchi su Feisbùc – ho scoperto per puro caso che Cut Off è stato pubblicato su Film Indipendenti.
Dal momento che nessuno ne sapeva una cippa lippa, a me e Zulio prima è calata la mascella e poi è scappato da sorridere. Insomma, è un bel Christmas present! Perciò grazie-issimo a Film Indipendenti per la segnalazione tanto benefica! [qui la scheda di Cut Off su Film Indipendenti]
Per quanto riguarda Film Indipendenti, si tratta di un portale dedicato alle produzioni audiovisive indipendenti, termine chic atto a indicare le produzioni realizzate con i soldi di mamma e papà o dell’acinino, che dir si voglia.
La faccenda si direbbe interessante assai. Basti pensare che al momento, il sistema della produzione e – per nesso immediato – della creatività stessa si alimenta per la maggior parte e quasi unicamente di questi meccanismi.
Perciò, stay tuned! Se dovesse interessare, Film Indipendenti si fa seguire anche su Feisbùc!
Momenti di Pane
dicembre 5, 2011
Mood: rilassato
Reading: Gianni Biondillo (a cura di), Pene d’amore
Listening to: il mio amico Gaga che parla di come i gatti comunicano per andare a cagare
Watching: Roma
Playing: a trattenere la pipì
Eating: banana
Drinking: caffè
Qualche tempo, scrivendo dell’accelerata del comparto professionalavorativo nella mia vita, en passant ho fatto riferimento a un lavoro in merito al pane.
Ebbene dunque – ora che siamo entrati nel vivo della faccenda, posso dirlo senza incertezze – insieme a Lou e l’amico Fajele, sono impegnata nella realizzazione di un cortometraggio che vede la collaborazione tra Mulino Bianco e NABA, l’accademia in cui studio.
Volendo raccontarla senza fare troppo i seriosi barbosi, i fatti sono andati pressappoco così.
Mulino Bianco e NABA si sono incontrati e hanno deciso di bandire il premio “Momenti di pane”, all’interno del Nabawood che ora vi dico cos’è, lo vado a pescare sul blog del Nabawood stesso, è un festival per cortometraggi, documentari ed animazioni, nato per gli studenti della NABA, ma aperto anche a tutti i giovani registi e amanti del video, con l’obiettivo di presentare una rassegna dei lavori realizzati in NABA calati nel contesto più ampio delle attuali produzioni, come raffigurazione autonoma e innovativa del panorama contemporaneo audiovisivo, potrebbe non fregarvi di meno, ma mi andava troppo di buttare al vento quattro righe menose. Fra i partecipanti di questo Nabawood, quanti avessero ambito al podio del premio “Momenti di pane”, oltre a presentare i propri progetti-portflio, avrebbero dovuto spremere le meningi per proporre, entro il giorno ics di settembre, un soggetto che sprizzasse da ogni carattere emozioni e ricordi legati al pane. Poi una giuria composta da Mulino Bianco associated with l’agenzia di comunicazione Armando Testa e l’agenzia Network Comunicazione, avrebbe selezionato due sceneggiatori, due direttori della fotografia e due montatori che si sarebbero caricati in spalla una borsa di studio ciascuno, e dopo essere stati divisi in due team, la realizzazione di due cortometraggi paninosi con un piccolo budget destinato alla realizzazione dello stesso. Dopo di che, i due cortometraggi si sarebbero sfidati a marzo 2012 su internet e ai suoi utenti sarebbe toccato l’egregio compito di alzare o abbassare il pollice per decretare il team vincitore da spedire alla University of Art and Design di Santa Fe per la frequenza di un corso estivo di inglese.
Io, borderline rispetto alla data di scadenza, ho detto ‹‹Massì!›› e, a ottobre, mi sono ritrovata a far parte del primo team come direttrice della fotografia, insieme a Lou come montatrice e l’amico Fajele come sceneggiatore. E qui sta scritto perché.
Ne è seguita la girandola di incontri con Mulino Bianco e Agenzie per definire l’idea e il soggetto del nostro cortometraggio. Che poi la sfida progettuale proposta si è rilevata sempre più interessante col passare del tempo perché fin dal primo momento ci è stato richiesto di innovare e sperimentare su un’immagine di mercato che, come quella della Mulino Bianco, è già ben definita nell’immaginario e per certo non si può ignorare o stravolgere.
Non dico che è stato semplice, altrimenti non sarebbe stata una sfida, ma adesso, dopo un mese di scervellamento e una serie infinita e sfinente di soggetti pensati, cestinati, proposti, procrastinati, il nostro progetto definitivo c’è: Indovina che manca a cena?
Come sempre, le cose da fare sono tante e come sempre sono da fare in fretta, tenendo conto come sempre delle tempistiche molto condensate. Di interessante c’è che abbiamo anche aperto i casting. Gente fatevi avanti!
Cut Off c’è
novembre 24, 2011
Mood: tendenzialmente ansioso e dolorante
Listening to: la lezione del giovedì pomeriggio con un orecchio solo
Watching: Melancholia, di Lars von Trier
Eating: bisogna che lo faccia ancora effettivamente
Drinking: caffè
Urca! Ho mantenuto la promessa. Cut Off è online prima della fine della settimana. Piovono coriandoli.
Siccome ne ho già parlato fin troppo, semplicemente, eccoci.
Grazie.
Mi sorprende sempre un po’ la paura che nutrono gli uomini nei confronti del silenzio, la loro tendenza a saturarlo di musica e parole, come se da sè non facesse già rumore più di qualsiasi altra cosa.
Che poi io ho peccato di tendenze opposte e a ventidue anni mi ritrovo a dover fare amicizia con le parole per sfuggire a certe ambiguità asfissianti. Ma queste sono altre storie.
Insomma, Cut Off non è per caso. Ne ho sentito discutere e ne ho discusso tanto, lungo questi mesi, e per me è stato utile e piacevole. Perché, che sia più o meno riuscito o più o meno comprensibile, io Cut Off me lo sono strappato dalle budella. E come me, Zulio.
A tal punto, rimando anche all’illustre backstage quanti se lo fossero persi!
Cut Off, il backstage c’è!
novembre 18, 2011
Mood: facilmente irritabile, causa raffreddore
Playing: ad arricciarmi il riccio, brutto vizio che minaccio di riprendere
Watching: Kanye West – Runaway (cazzo di tamarri!)
Eating: tofu e patate al forno
Drinking: tanta acqua
Lo so, lo so, sono passati sei mesi dalla fine delle riprese di Cut Off e da che mi ero riproposta di pubblicare il backstage. Ma vabbè, i tempi lunghi qui non sono una novità!
Le fotografie sono state scattate per lo più da Lou (aiuto regia e segretaria di edizione) e Nicolò (costumista), qualcuna anche da me tra la preparazione di un set e l’altro.
Rivedendole dopo tanto tempo, ritrovo nel mezzo qualcosa di ciò che sono stati quei giorni e ne sorrido bellamente. Eravamo quasi vergini del set, giocavamo di più. Resta ben inteso che anche se oggi ci siamo inoltrati in una turbina meno infantile, fare un film è una tra le esperienze più fenomenali che conosca.
Nel giro di una settimana, catapulteremo nel vuorld vaid vueb Cut Off e chiunque potrà lapidarlo o gettargli una rosa. Io spero solo che, in qualsiasi modo, venga ascoltato.
Intanto ieri Zulio mi ha chiamato per darmi una bella notizia. Cut Off è tra i finalisti del Cort’O Globo Film Festival.
(e tanto per concludere a dovere, faccio notare che in queste fotografie si può rintracciare con facilità l’origine de La Daina Production alias Le nostre brutteproduzioni.)
Concretezza
ottobre 14, 2011
Mood: conciliabile
Listening to: canzoni ad elevata concentrazione di bassi ed energia rabbiosa
Watching: 1°) una valanga di bei films; 2°) un cortometraggio da “non ci resta che piangere ed io che volevo fare il cinema tanti puntini di sospensione” scritto e diretto da Tornatore per Esselunga – prima e seconda parte ricercate appositamente per voi -; 3°) il nuovo videoclip di Brucerò per te dei miei amati Negrita, in merito al quale mi mangio le mani e mi domando perché sprecare immagini bellissime e suggestive come quelle dell’immobilità frammentata nel nulla di fatto del video nella sua complessità.
Playing: a produrre endorfine
Eating: spasmodicamente, considerate le mie abitudini
Drinking: tisane alle erbe
Felicità.
Va a viene. In verità, mai troppo lontana dal nostro intorno e dal nostro giorno più immediato.
Malgrado tutto, si fa. E si rifà.
Ultimamente accuso un troppo diffuso sentimento di costipazione emotiva generata dall’assalto frontale di avvenimenti e pensieri da cui non sono stata veloce a proteggermi, e dopotutto si sa, a piovere viene giù sempre sul bagnato.
Certi giorni, proprio non mi sto nella pelle. Mi sento fisicamente schizzare fuori da me. Non è “come se”, certamente ho all’interno qualcuno che urla e prende a pugni gli organi e fracassa le ossa, mentre io resto con le mascelle serrate a millantare uno stoicismo che devo ancora sviscerare tra i respiri più profondi. Mi fa male e senza filtraggio.
“Io darei la mia vita, / le ebbrezze più nauseanti della vita, / per sapere passare in quelle luci / come passa quel giovane / che le ha calme nel sangue, / com’è passata quella donna accesa / che ne ha intorno e negli occhi / tutta la limpidezza allucinante.” scrive Cesare Pavese nella prima de Le Febbri Luminose. Ugualmente io, ed io per me medesima mi depreco! Ho compiuto passi da gigante per alleggerirmi le scarpe e le tasche e le sacche emotive, ma nonostante tutti i sassi sterili lanciati alle spalle, resto un esseruncolo oscuro e grave che la terra magnetizza verso il suo nucleo, stringendo le vie di fuga a giorni alterni. Così mi inchiodo negli occhi di quanti, pur senza necessariamente sciacquarsi soltanto in superficie della vita, non perdono chiarezza e leggerezza, e mi sembrano esseri eterei questi ultimi e splendenti. Sicché inevitabilmente io per me medesima mi depreco! Ho ampiamente bypassato la pretesa tutta paradossalmente umana di cucirmi addosso una qualche forma di perfezione, neanche esistesse su questa terra, la perfezione!, ma fossi diversa, che non necessariamente significa meglio di come sono, sarei certamente meno intimamente sola, ed allora perché semplicemente non mi riesce di smettere di interiorizzare tutto quanto così tanto e di segare ed arzigogolare elucubrazioni celebrali e cardiache fino a farne cavezza?
Concretezza.
Per gente come me, servirebbe quella soltanto.
Di tanto in tanto ed in dosi massicce.
Del cosa/come/quando/perchè del cortometraggio mio e di Zulio
Maggio 19, 2011
Mood: indefinito/indefinibile
Reading: il piano di produzione del cortometraggio mio e di Zulio
Listening to: il respiro di un corpo addormentato
Watching: l’alluce del mio piede sinistro
Playing: ad essere forte, fortissima
Eating: timballo di cereali e radicchio
Drinking: acqua
Si diceva in un’occasione e più del cortometraggio mio e di Zulio, ma del cosa/come/quando/perché di questo cortometraggio mio e di Zulio non s’è ancora mai scritto degnamente.
Indi.
Il cortometraggio mio e di Zulio nasce lo scorso ottobre come un’urgenza universitaria, in qualità di esame di regia, a partire da un’idea embrionale di Zulio successivamente elaborata e definita all’unisono.
Racconta della bambina Sofia che in casa della sua vecchia zia un po’ pazzerella scova un registratore portatile per audiocassette e lo manda in play. Racconta del suono e del silenzio, di come si confondono e si distanziano, alterando le prospettive fino a sfiorare l’incomunicabilità. Non a caso l’abbiamo intitolato Cut Off, che è la soglia tra un massimo ed un minimo e l’azione della loro scissione, ma anche un filtro di lavorazione dell’audio che taglia via certe frequenze prederminate.
Nel corso di cinque lughimabrevi mesi di lavoro, il cortometraggio mio e di Zulio è cresciuto nel tepore dei nostri cuoricini ed è diventato il chiodo fisso di giorni e giorni, un pensiero che al solo sfiorarlo si accende e prude sotto la pelle perché, quel ch’è giusto, a noi sta venendo alla testa una certa passione, una certa voglia di giocarcela al di là di un semplice esame e poi chissà, ma intanto si lavora e si lavora duro.
Chè a fare un film non ci vuole poco e prima di arrivare sul set e chiamare “Silenzio, Motore, Azione!” e mettersi a riprendere bisogna pensare e scrivere e organizzare, pensare e scrivere e organizzare, pensare e scrivere e organizzare tutto, il soggetto, la sceneggiatura, la regia, la fotografia, l’audio, l’attrezzatura, quella da chiedere alla scuola e quella da acquistare, gli attori, le locations, i sopralluoghi, i costumi, quelli da ricercare e quelli da far realizzare, le prove, la crew di lavoro, il trasporto e lo spostamento, i tempi, il piano di lavoro giorno per giorno, i costi, il perché e il valore di ogni più piccola scelta e via così.
Certo, il nostro è solo un cortometraggio, mica Ben-Hur, ma insomma, sarà la suddetta passione o la nostra natura o forse tutt’e due, ma qui facciamo i videomaker in erba seri e pure decisamente spostati verso la megalomania, che poi tutto sta nel ricercare la massima concretizzazione delle nostre idee, anche a costo di qualche sacrificio in più.
Zulio ed io, a lavoro su un set per le prove luci, in versione “Basta crederci”
Nel corso di cinque lunghimabrevi mesi di lavoro, tutto quello che c’era da fare, Zulio ed io lo abbiamo fatto insieme, abbiamo messo in gioco le nostre sensibilità artistiche ed umane, ci siamo scazzati perché due teste e due cuori diversi per natura non concordano a priori su tutto, anzi spesso seguono percorsi totalmente diversi e Zulio ed io siamo capaci di discutere per ore e ore, accorgendoci solo alla fine che stavamo dicendo la stessa cosa, ma con parole diverse, motivo per cui abbiamo spesso dovuto cercare il compromesso. Ma quel che più conta, Zulio ed io ci siamo affiatati e ci siamo conosciuti un po’ più nel profondo, dove prima ci negavamo.
A pensarci, il cortometraggio mio e di Zulio è saturo di piccoli dettagli umani. C’è la location che è la casa dei nonni materni di Zulio, sotto casa di Zulio, a Bassano del Grappa, ma i nonni di Zulio non ci sono più ed osservarla e scorticarla per conoscerla, scoprirne gli angoli e gli oggetti, sconvolgerla per le nostre esigenze narrative, è un po’ come aggirarsi nella vita di qualcuno che non conosci, ma che, giorno, dopo giorno riscopri un po’ più intimo, riconoscendolo tra i libri e le pile di dischi, le fotografie e i vestiti, la polvere e le impronte sui rami, sulle bottiglie e sui feticci di viaggio e i giorni di quieto trambusto, rimasti incuneati tra le pareti, iniziano a pulsare nelle orecchie. Ci sono i nostri viaggi notturni a musica alta e poi bassa, man, mano che l’abitacolo si impregna di parole sussurrate e la strada si fonde in un fiume luminoso e ci sono gli aperitivi sul ponte di Bassano a fantasticare in grande e ridere del futuro e poi la stanchezza fisica e mentale, ma ancora la voglia di arrivare in fondo e farlo ridendo. C’è la nostra piccola attrice che ha scritto una storia per noi, “i registi”, e ci sono tutte le persone incontrate con la loro età e i loro racconti, qualcuno persino in dialetto veneto, e la consapevolezza che quando consenti alla vita di entrarti nel sangue e fare il suo giro, certamente ti stupirai di quanta ce ne sia per le strade del mondo e di quanto tempo si possa sprecare a smarrirsi tra futili cavilli da burocrazia esistenziale, ché spesso tutto è più semplice di come ce lo macchiniamo nella testa. C’è tanto altro e ci sarà tanto altro ancora. Domani partiamo, io e Zulio e Laura e Nicolò che ci aiutano in quest’impresa, facciamo una buona squadra. Partiamo per Bassano del Grappa con la macchina stracolma di tutto il necessario per fare un cortometraggio e la nostra ansia ed euforia in parti uguali. Poi venerdì mattina iniziamo le riprese, quelle serie, e le concludiamo lunedì e la sola idea è strana, dopo cinque mesi di lavoro di preparazione, mi si rimescola dentro lo stesso intruglio che agita una donna prima di salire all’altare, così dicono succeda.
E allora, let’s go!, si prospetta un bel trancio di lavoro e lavoro e vita e vita e vita e vita e riuscirà bene, ce lo sentiamo. «Stai serena. Sarà un successo!» mi ha appena scritto Zulio. Le carte sono tutte in regola, sì, sono davvero in regola.
Ché se Dalì mi raccontasse…
ottobre 9, 2010
Mood: stanco
Reading: Ovidio – Lettere di Eroine
Listening to: Frankie Goes To Hollywood – The Power of Love
Watching: Salvador Dalì & Disney – Destino
Eating: cereali e fette biscottate con nutella
Drinking: latte
… certamente lo farebbe meglio di quanto io, al momento, possa farlo.
“Potevo vedere qualsiasi cosa… tanto è prolifica la fonte delle visioni paranoiche.”

Alla ricerca della quarta dimensione (1979)

Donna che dorme in un paesaggio (1931)

Due pezzi di pane esprimono il sentimento dell’amore (1940)

Paesaggio con fanciulla che salta la corda (1936)
*
C’è Dalì, in mostra a Milano. Chiunque nutra un po’ d’amor proprio, dovrebbe farci un salto, meglio ancora una camminata, merita e parecchio.
Io l’ho fatto, in un pomeriggio in cui il sangue circolava in vena più smarrito del solito, ed allora chissà lo sguardo! Perciò è stato doppiamente inaspettato scoprirmi riflessa nelle sue tele – e i faretti del piffero, con il loro riverbero accecante! – voglio dire, mi ci sono proprio incontrata, tra una campitura uniforme ed un dettaglio di colore grumoso e materico, per un attimo persino ritrovata. Bello, al punto da concedermi un sorriso, affascinante, al punto da sentirmi leggera. Poi mi sono salutata e mi sono lasciata indietro. Suvvia, capita a chiunque di non riuscire a rattopparsi a primo colpo! Dopotutto persino Peter Pan ha avuto bisogno di Wendy per riattaccarsi l’Ombra sotto i tacchi.
08 Ott 2010, 20:42 A: X "Sto tornando a casa per cenare e mettere a riposo il cuore"
“Ma gli uomini cattivi…”
settembre 7, 2010
Mood: quello di quando il giorno dopo hai un esame
Reading: gli appunti
Listening to: Notwist – Consequence
Watching: gli appunti che urlano “studiaci!”
Eating: viennetta creme brulee
Drinking: thè
Negli ultimi giorni, il progetto di animazione a cui avevo fatto accenno qui ha smesso di vegetare nello stato magmatico di idea ancora un po’ cieca e ha iniziato a solidificarsi in una sua forma ben precisa. Quel che ne sarà è un cortissimo-metraggio, un minuto al più, conclusivo di un anno intero nella classe di animazione.
L’idea di base mi è venuta a partire da un articolo pubblicato sul National Geographic di agosto, in cui ho letto che un numero sempre crescente di tribù di indiani americani, tra Arizona e New Mexico, si sta impegnando nel recupero della terra che fu sottratta ai loro avi, una terra sacra ed una terra ferita.
‹‹Secondo una leggenda, il creatore fece il mondo e mise tutto in ordine, ma “gli uomini cattivi non si accontentarono e lo distrussero, squarciarono le rive del mare, strapparono gli alberi e distrussero le montagne.››
Natura, uomo. Madre, figlio.
Il figlio che colpisce la madre.
L’uomo che colpisce la natura.
Chiaro, no?
Ne ho parlato con Zulio, compagno di corso, ma soprattutto grande amico, lui ha approvato e abbiamo deciso di sfruttare la possibilità di lavorare in team per questo progetto.
Nel corso dell’anno accademico, noi due insieme, abbiamo sviluppato più di un progetto scolastico. Poi, nei mesi maggio-luglio, è arrivato il progetto grosso, quello per noi importante, perchè extra-scolastico: lui ed io + Raffajele (anche lui compagno, grande amico, “amante per arte ed intelletto” al di là di ogni sua perversione), sotto la supervisione della nostra prof. di montaggio, abbiamo lavorato per Officina Italia 2010, festival di letteratura, tenutosi in maggio a Milano, a cura di Alessandro Bertante ed Antonio Scurati (qui il sito). Noi tre ci siamo occupati dei montaggi di ogni singolo reading ed ho così ascoltato storie, tante. Poi anche di quello del video complessivo di documentazione dell’evento, che pubblico qui sotto.
*
Ogni singolo reading è stato uploadato su Vimeo, nel caso dovesse interessare a qualcuno, lì li troverà.
Tutta questa pizza per dire che noi siamo una squadra collaudata, al punto da riuscire a compensare vicendevolmente le nostre differenti metodologie di lavoro. Io pignola e critica all’eccesso, lui più libero.
Tornando all’animazione, nel week-end ho disegnato in Illustrator la tavola base da animare in After Effects (sì, di nuovo!).
Ringrazio me, la mia pazienza e la mia voglia di superare gli ostacoli. Posso farcela.
Ringrazio Nicolò, che mi ha guidata tutte le volte in cui mi sono persa in una curva, che ha discusso con me l’impostazione grafica e che ha espresso il suo parere ogni volta che gli ho chiesto di farlo, per amor di precisione ogni due secondi. Ho da imparare da te.
Ecco quindi al pubblico parere il mio risultato. Personalmente ne sono fiera. Per una volta posso dirlo. Ed è importante per me.
Ieri Zulio, mi ha raggiunta a Milano e, tra un caffè ed una sigaretta, abbiamo stabilito la regia dell’animazione ed avviato il movimento in After Effects. In una giornata, siamo riusciti ad animare soltanto la pianta. Abbiamo così realizzato che il lavoro richiederà più tempo del previsto. S’intende, non più di una settimana perché la data dell’esame di animazione è ormai arrivata. Ma ho scoperto che di questo progetto sono innamorata e non voglio bruciarlo in fretta. Intendo curarne ogni aspetto al meglio e prendermi il tempo necessario, pur nella ristrettezza.
Ho scoperto anche che mi piace disegnare
le teste pesanti
su corpi androgini,
le ossa sporgenti, nel volto, nelle spalle, nei fianchi,
i colli lunghi,
i polsi stretti,
le mani grandi.
Ho scoperto per ultimo, che pur non ritenendo l’animazione un luogo importante della mia vita, è di animazione che parlo tanto.
S t r a n o .