Mood: lunatica
Reading: blogs a caso
Listening: la musica che sfugge dagli auricolari di qualcun’altro



La mia non è una casa di studenti fuori sede, ma un ristorante.
E noi non siamo studenti fuori sede, ma porcelli all’ingrosso.

Ora. La regola dello studente fuori sede medio prevede cibi in scatola, surgelati e pasta al sugo, pizza quando c’è pecunia.
A casa mia invece si affoga nei vapori e negli odori da cucina.

Sorvoliamo sulla mia passata (ed accantonata) convinzione di essere negata per i fornelli e di non aver alcuna voglia di impegnarmi per superare questa mia condizione di deficienza, aspetto che, al dire d’ogni nonna, compromette ogni possibilità di trovar marito.

*
Io “allegra casalinga” mode on:
guardami, nonna, posso sposarmi (se mi trovi l’homo)!

Sorvoliamo sulla nutella e sui sandwich con la frittata del muratore, che anche noi, di tanto in tanto, si sente la necessità di affogare nei fiumi della perdizione, ma anche sulla pastina col formaggino per le sere in cui si ha bisogno delle coccole.

Sorvoliamo sull’onnipresenza sul tagliere delle zucchine che qualsiasi genitrice deplora per assenza di proprietà nutrienti, ma che io difendo a spada tratta come gustose, versatili e pluri-abbinabili.

Sorvoliamo sul fatto che se apriamo un barattolo di pelati mangiamo pelati per due giorni, così come se lasciamo per metà una zucchina, unamelanzana, unascatolaladifunghi, unaconfezionedigorgonzolaoqualsiasialtracosa e che il frigo puzza sempre di cipolla per una da finire.

 

Da quando, nelle ultime due settimane, in libreria sono comparsi i libri di cucina, tra i siti recentemente visitati quelli gastronomici ed in dispensa le spezie e gli aromi, sulla tavola hanno sfilato timballi ed involtini vari di melanzana, pasta al forno, risotti seri sedano-carote&zafferano / funghi&zafferano / funghi&nocelle, pennoni zucca-carote&zucchine, brodi vegetali rigorosamente artigianali, spaghetti con funghi-zucchine-piselli&PINOLI (i pinoli, voglio dire, quattro euro pochi grammi, m’è preso un infarto!), ciambella di yogurt con frappè annesso.

E si prospettano ancora mille e mille sperimentazioni, tanto per citarne qualcuna lasagne, panbrioches salato, torta salata ai formaggi, muffin cocco&cioccolato, cheesecake double chocolate, biscotti di zucca.

Il giorno in cui abbiamo preso casa, un mese fa, il problema più impellente era trovarle un nome. Gli elementi salienti erano i cognomi di Yanna e mio, rispettivamente Recchia e Pace e il numero civico che si ripeteva anche nel numero del citofono, il 3, per altro numero base dello stare insieme in quest’anno milanese. In assemblea, si votò all’unità per (Ap)PaRecchia al Tre!, che ci sembrava anche una soluzione carina per un sms con cui invitare gente a cena.

Non l’avessimo mai fatto! Quando dici che un nome può segnare il corso di una vita!

… Finiremo grassi e sul lastrico!
(ma con Amore)

*
Yanna ed io, poeticamente ritratte in uno dei
non rari momenti di concentrazione in una qualche pentola

Adesso c’è Pauline

settembre 30, 2010

Mood: yu-uuuuuh! 😀
Reading: Manuale Nikon D90
Listening to: Lykke Li – Dance Dance Dance
Watching: Nikon D90
Eating: banana spliNt aka banana, nutella e yogurt alla pappa reale
Drinking: tisana camomilla e tiglio




Dicevo delle cicogne, giusto ieri, che non ci si crede più.
Mi sbagliavo, di tanto in tanto tocca ammetterlo persino a me, blu lapis sotto “persino”.


Insomma, alle qualcosa meno cinque di quest’oggi la cicogna ha sorvolato le mie lande, mi ha sganciato un fagotto tra le braccia ed è scomparsa tra i cirri e le gru – tempi andati i camini, la dolce vita! – che ancora gli occhi miei non avevano sbattuto ciglio, una punizione divina sembrerebbe, credi miscredentA!


Così, adesso c’è Pauline.
Il viaggio sembra non averla traumatizzata, sta bene con i suoi centotrentaduemillimetripercentotrèpersettantasette all’incirca per un chiletto di peso e qualcosa in più.
Ha un solo occhio al centro, ma è così grande che ci può accogliere il mondo. Ed è piena di giunture e punti di snodo.
Non è un cucciolo d’uomo, Pauline.





Quando ci siamo presentate mi pulsava forte il cuore. Ma forte, forte, tanto ero felice.
E grata, infinitamente, a chi mi ha regalato questo battito perfetto, con una capacità di sacrificio che solo un amore immenso può concepire.




E’ questa la DSC_0001, la primissima foto.
In automatico, fuori fuoco e sovresposta, tanto per sentire l’otturatore chiudersi.
E’ la primissima perché c’è la cucina ancora disordinata, sei ore dopo il pranzo con loro che fanno Casa, Yanna e Nicolò, ci sono la padella fiorata, quella più grande, ma piccola per tre con fame chimica a carico, i guanti gialli con cui Yanna combatte la fobia dei piatti sporchi di formaggio, il numero spropositato di mestoli d’ogni tipo e dimensione che a breve appenderemo anche ai lobi, le presine che nonna ha fatto per me all’uncinetto di un rosa che non si può vedere, un rosa che amo, manca solo Bberta, l’aspirapolvere.
C’è uno squarcio di panorama dal sesto piano, ci sono il non cielo e una delle gru, quella che quando si muove sembra dover entrare dalla finestra, manchiamo solo noi, penzoloni, a farci i fatti del mondo laggiù.


Ci saranno tempi migliori.
Impareremo a funzionare, insieme, che ne dici, Pauline?