Mood: stancherrimo
Listening to: il brusio della biblioteca
Watching: più che altro Abbiocching
Eating: i polsi e le unghie, senza riuscire a controllarmi
Drinking: è l’ora del caffè
Succedeva a fine febbraio che ci ritrovassimo in mezzo a tanti amici sul pavimento di casa mia durante la Festa del Pane per la quasichiusura del progetto in collaborazione con Mulino Bianco, Lou e io a prometterci un periodo di vacanza al più presto ché gli ultimi mesi ci avevano prosciugate. Ben inteso, lavoro e studio a strabocco più un paio di questioni – neanche troppo piacevoli – annesse e connesse, non certo rave parties.
Sicché stare in mezzo a tanti amici durante una festa dopo gli ultimi mesi che ci avevano prosciugate e prometterci un periodo di vacanza al più presto, Lou e io, sembrava fosse la cosa più bella e il modo più giusto per ristabilire un equilibrio vitale che si era sbilanciato bruscamente a sfavore delle nostre necessità più intime e umane.
Non fosse stato che
Cinque giorni dopo ci siamo fatte coinvolgere in FIFTYFIVE FIGHTS 4 THE FUTURE
– Nessun dica –
che è un progetto di comunicazione ideato dal team 55DSL di Diesel in collaborazione con NABA [rimbalzo subito alla pagina feisbùc di riferimento], nel quale gli studenti di Graphic Design & Communication, Sound Design, Media Design – di cui faccio parte – e Scenografia, divisi in gruppi, sono stati chiamati a lavorare in team ciascuno con le proprie competenze professionali per delineare proposte creative sul tema
“VENTI dicembre 2012.
Ovvero 20-12-2012.
Sarà la prossima fine del mondo?”
e già sembrerebbe di intravedere Roberto Giacobbo all’orizzonte, ma no,
a scendere in campo in prima linea, ancora a inizio anno accademico, sono stati i gruppi di Graphic Design & Communication che, senza tirare in ballo Giacobbo, hanno tracciato gli immaginari più diversi e strampalati e li hanno concentrati in soluzioni grafiche per la stampa di una collezione di magliette e pack coordinati che il team di 55DSL sta selezionato e scremando work in progress nel corso dei mesi finché a fine anno accademico non ne caverà quelli vincitori che saranno realizzati e messi in distribuzione negli store italiani Diesel, fiuuuuu, ce l’ho fatta a raccontare tutta la faccenda in poche righe, ce l’ho fatta?
Eventualmente, vogue.it e artribune.com sono molto chiari. Inoltre, l’intera evoluzione dei progetti si può seguire dai video reportage caricati sul canale vimeo di 55DSL dei quali pubblico il primo qui di seguito.
Noi videomakers e sound designers siamo stati assoldati nel momento in cui i gruppi grafici superstiti sono diventati undici per affiancarli e puntellarne ed estenderne gli immaginari con altrettanti videoteaser.
Deadline, l’incontro con il team di 55DSL per la revisione dei progetti finali,
due settimane a partire da questa comunicazione,
in seguito alla quale ho richiamato Lou che sedeva davanti a me che sedevo irrequieta dietro di lei e solo cinque giorni prima ci eravamo promesse un periodo di vacanza,
Non possiamo farlo
e cinque minuti dopo avevamo già arraffato non uno, bensì due progetti.
Deadline, due settimane.
Il nostro è un caso patologico, dice Lou,
quando solo c’è nell’aria odor di videomaking perdiamo coscienza e non c’è molto altro da aggiungere.
In particolare FIFTYFIVE FIGHTS 4 THE FUTURE ha smagnetizzato da subito i nostri poli razionali e stimolato la nostra pura follia per il fatto di essere un progetto che condensa competenze e percorsi creativi differenti nella stessa prospettiva cosa che è molto difficile da gestire, mescere singole personalità intendo e scendere a compromesso, ma che quando riesce è una potenzialità colossale ed entusiasmante non soltanto per le contingenze del momento, ma anche per quanto deve ancora venire.
Deadline, due settimane.
È stato così che Lou e io non è arrivato un periodo di vacanza, piuttosto la consacrazione a una turbina infernale di cose da fare perché tutto tornasse e riuscisse come ci eravamo prefissate malgrado il poco tempo a disposizione sulla distanza di due progetti diversissimi tra loro che più diversi non avrebbero potuto esserlo sicché solo a passare da uno all’altro s’è rischiata la cotenna, nonostante in entrambe le collaborazioni il suolo fosse molto fertile piacevole e disteso.
Abbiamo iniziato a correre correre correre ancora più forte della turbina infernale Lou e io con le gambe con le mani con la testa in lungo e in largo per Milano davanti agli schermi dei nostri computer e corri corri sono arrivati i ritmi ventidue ore di veglia e due sole di sonno che quando lo racconti nessuno ci crede a meno di non constatare in piena autonomia l’estensione del territorio delle occhiaie sulla faccia il colore della pelle e la tonalità della voce quella da sonno quella da travone per settimane, abbiamo sentito un nostro collaboratore dire alla sua donna ‹‹Ormai loro non dormono più›› e ci siamo sentite sbagliate mentre oscillavamo sui piedi ed eravamo tremendamente stanche più che altro di vivere dentro un palinsesto quotidiano organizzato secondo per secondo da una settimana all’altra che è più simile alla morte con la consapevolezza di non poter sgarrare di non poter fuggire di doverci privare ancora di tante cose da poco che però fanno la vita e la felicità semplice di un uomo e ne alleggeriscono le tensioni, parlare con le persone mangiare un gelato stare stesi sotto il sole in Parco Sempione che quando le abbiamo viste negli altri ci sono sembrate bellissime e interessanti tanto da stupircene come se ce ne fossimo dimenticate e allora sentirci costrette contro un muro contro noi stesse in convivenza estremamente simbiotica Lou e io, lavoro sveglia lavoro colazione lavoro bagno lavoro pranzo lavoro the lavoro cena lavoro lavoro lavoro che anche per uscire una sera ci siamo concordate il permesso l’un l’altra, come cazzo abbiamo potuto ridurci così? sembrare ossesse forse esserlo far la conta dei giorni prima (della libertà che per noi è diventata l’utopia della normalità) mentre dentro la stanchezza iniettavamo l’adrenalina che è
una miscela di passione e forza di volontà esplosa ai limiti del possibile che a non averla non si sarebbe fatto neanche un passo, ma scoprirne in dosi tali nelle nostre casse toraciche ha innescato dinamiche propulsive a catena fino al momento in cui non abbiamo affondato l’obbiettivo, come d’abitudine soltanto mezz’ora prima del termine ultimo. E sono arrivate la soddisfazione e l’esaltazione con una stazza titanica gonfiata a dismisura dall’entusiasmo e dalla stima generale che ci hanno investite nel modo più genuino, senza che mai fossimo andate a raccattarli in giro senza che mai li avessimo immaginati Lou e io che effettivamente due produzioni ben riuscite in due settimane c’è di che sentirsi fighe.
Adesso potrei scrivere di quanto mi senta gratificata perché la soddisfazione, si sa, ha il tempismo di un’adulatrice e si comporta come se mai ci fossero mai state le difficoltà. Ma meglio non farlo.
Nella quiete di questi primissimi giorni post-turbina, totalmente abbandonata alla stanchezza, ho l’impressione che i veri esisti favorevoli siano non tanto nell’autoreferenzialità di un doppiorisultato soddisfacente e nelle nuove collaborazioni instaurate – pur sempre gran belle cose – quanto nel lungo respiro interiorizzato e cacciato fuori alla fine di queste due settimane a vivere dentro un palinsesto, respiro che è insieme consapevolezza di quanto si possa amare qualcosa non solo qualcuno e dedicarcisi fino all’abnegazione e di una necessità improrogabile a selezionare gli stimoli provenienti dall’esterno che sono sempre tanti, ma non per questo vanno afferrati con sregolatezza, rischiando di intasare le valvole di sfogo del proprio respiro e di annullare la creatività perché ogni cosa ha bisogno di respiro e tempo, noi per prime, anche se oggi va di moda dire che il nostro valore di uomini e donne del domani si misura nella loro assenza, ‘mbrond, si dice dalle parti in cui sono nata, ovvero “Sulla fronte”, in altri termini “Col cazzo”. Piuttosto mollo il mio grande amore e mi apro un bar sulla spiaggia a Balibali. Comunque.
In attesa della pubblicazione online dei videoteaser che abbiamo realizzato per FIFTYFIVE FIGHTS 4 THE FUTURE – questione di poco – segnalo il reportage fotografico dell’incontro finale degli undici gruppi con il team di 55DSL pubblicato sul canale feiscbùc del progetto e non anticipo nient’altro.