A proposito di Llewyn Davis e di me
dicembre 25, 2013
Mood: abulico
Reading: Jack Kerouac, On the road
Listening to: i sogni di chi dorme e si rigira nel letto
Watching: The Butler di Lee Daniels
Eating: abbondantemente – è pur sempre la vigilia di Natale.
Drinking: vino, succo di mela e caffè
Ricordo, appena fuori dal cinema dopo la visione di Inside Llewyn Davis dei fratelli Coen, Llewyn Davis affermare “It’s not going anywhere”, in seguito a un’audizione andata male, malissimo – “I don’t see a lot of money here.” – che segna l’epilogo di una serie di insuccessi o peggio ancora successi mediocri e di un viaggio in inverno dentro scarpe inadatte da New York a Chicago per ottenerla, la qual cosa è il sentimento esatto di una sconfitta universale alla quale sottostare, la quasi eroicità di una rinuncia e di una caduta.
Stanotte che sono insonne ci ho ripensato a lungo e mi è tornata in mente la risposta di Jean Berkey a Llewyn Davis: “You don’t want to go anywhere and that’s why all the same shit is gonna keep happening to you.”
Ne sono rimasta illuminata come se mai avessi raggiunto un pensiero simile, eppure ne avevo fatto a fatica il perno della mia vita. Evidentemente ci sono pezzi importanti di me che al momento non ho più in me. Succede agli uomini quando ci si mette l’incuria.
Cut Off c’è
novembre 24, 2011
Mood: tendenzialmente ansioso e dolorante
Listening to: la lezione del giovedì pomeriggio con un orecchio solo
Watching: Melancholia, di Lars von Trier
Eating: bisogna che lo faccia ancora effettivamente
Drinking: caffè
Urca! Ho mantenuto la promessa. Cut Off è online prima della fine della settimana. Piovono coriandoli.
Siccome ne ho già parlato fin troppo, semplicemente, eccoci.
Grazie.
Mi sorprende sempre un po’ la paura che nutrono gli uomini nei confronti del silenzio, la loro tendenza a saturarlo di musica e parole, come se da sè non facesse già rumore più di qualsiasi altra cosa.
Che poi io ho peccato di tendenze opposte e a ventidue anni mi ritrovo a dover fare amicizia con le parole per sfuggire a certe ambiguità asfissianti. Ma queste sono altre storie.
Insomma, Cut Off non è per caso. Ne ho sentito discutere e ne ho discusso tanto, lungo questi mesi, e per me è stato utile e piacevole. Perché, che sia più o meno riuscito o più o meno comprensibile, io Cut Off me lo sono strappato dalle budella. E come me, Zulio.
A tal punto, rimando anche all’illustre backstage quanti se lo fossero persi!
Cut Off, il backstage c’è!
novembre 18, 2011
Mood: facilmente irritabile, causa raffreddore
Playing: ad arricciarmi il riccio, brutto vizio che minaccio di riprendere
Watching: Kanye West – Runaway (cazzo di tamarri!)
Eating: tofu e patate al forno
Drinking: tanta acqua
Lo so, lo so, sono passati sei mesi dalla fine delle riprese di Cut Off e da che mi ero riproposta di pubblicare il backstage. Ma vabbè, i tempi lunghi qui non sono una novità!
Le fotografie sono state scattate per lo più da Lou (aiuto regia e segretaria di edizione) e Nicolò (costumista), qualcuna anche da me tra la preparazione di un set e l’altro.
Rivedendole dopo tanto tempo, ritrovo nel mezzo qualcosa di ciò che sono stati quei giorni e ne sorrido bellamente. Eravamo quasi vergini del set, giocavamo di più. Resta ben inteso che anche se oggi ci siamo inoltrati in una turbina meno infantile, fare un film è una tra le esperienze più fenomenali che conosca.
Nel giro di una settimana, catapulteremo nel vuorld vaid vueb Cut Off e chiunque potrà lapidarlo o gettargli una rosa. Io spero solo che, in qualsiasi modo, venga ascoltato.
Intanto ieri Zulio mi ha chiamato per darmi una bella notizia. Cut Off è tra i finalisti del Cort’O Globo Film Festival.
(e tanto per concludere a dovere, faccio notare che in queste fotografie si può rintracciare con facilità l’origine de La Daina Production alias Le nostre brutteproduzioni.)
Molto forte, incredibilmente vicino booktrailer // Online
ottobre 26, 2011
Mood: inquieto
Watching: il grigiore esacerbato di Milano con l’arrivo dell’inverno
Eating: yogurt alla fragola e tachipirina
Drinking: acqua
Dopo lunghi mesi, tanto per rispettare la tradizione, senza ulteriori giri di parole, ecco il booktrailer di Molto forte, Incredibilmente vicino che Laura ed io abbiamo girato lo scorso maggio!
Di quanto mi stia a cuore la storia di Oskar Schell ho già scribacchiato, su quanto sia intimamente soddisfatta di questo risultato, invece, mi viene difficile mettere insieme due sole parole che abbiano senso. Insomma, è come ci era stato nella testa per tanti mesi, persino meglio!
Ed, in virtù di un sentimentalismo rituale forse, ma quantomai essenziale, ringrazio ancora ciascuno di quei bravi ragazzi citati nei titoli di coda perché senza anche uno solo di loro, molte cose sarebbero per certo andate diversamente.
A seguire, per irrorare il tutto con un po’ di demenzialità che fa sempre bene, una cartolina dal backstage su cui Laura ed io non abbiamo risparmiato le risate per un bel po’ di giorni dopo averla scoperta tra le altre riprese. La succitata cartolina mi immortala nel pieno sfoggio della mia stramaledettamente buffa duttilità facciale, mentre tento di raggiungere un qualche tipo di compromesso con il nostro attore nano, letteralmente smanioso di stroncare gli origami, nonostante una scena simile non fosse prevista dallo storyboard originale.
‹‹D’accordo Osc… no, tu sei Ulisse!, facciamo così. Puoi rompere gli uccelli, ma prima devi accarezzarli piano. Piano! D’accordo? Mi raccomando Ulisse! Falla bene e puoi rompere gli uccelli. Piano, Ulisse, piano!››
Da un po’ di tempo, anche ad Hollywood si parla tanto di Molto forte, incredibilmente vicino perché per il 2012 è prevista l’uscita dell’adattamento cinematografico. Si vocifera che sia uno dei più probabili candidati al premio Oscar. Allora chissà! Perché, personalmente, sugli adattamenti cinematografici mi riservo sempre qualche quanto di diffidenza.
Oskar, per esempio. Non indossa che il colore bianco.
Adagio
agosto 19, 2011
Mood: sereno variabile
Listening to: la musica che esce dagli auricolari di mia sorella
Playing: a trovare buoni motivi per smetterla di scrivere ossessivamente e mettermi a lavorare per gli esami
Eating: crostata di frutta
Drinking: succo di mirtilli
Semi-rubati. Annalaura e Nicolò “World Champion” più l’adagio di tutti i buoni pensieri vergini e un po’ confusi del momento e dei successivi. Volessi esprimerli, adesso, non saprei da dove iniziare. Tutto ciò che so è che non esiste normalità appiccicataci addosso che non sia compromissibile a piccoli gesti, sia anche soltanto con dei nuovi scarabocchi sulla pelle.
{Per inciso, anche questi scatti fanno parte della storia di Mozziconi e dell’atmosfera distesa e dolcevole – di cui continuerò a raccontare a breve – in cui tutti ‹‹ci abbiamo voluto bene››, come direbbe qualcuno di nostra conoscenza e per questo, miei Super Amici del Fantabosco, ‹‹voglio ringraziare una persona speciale e la sua mamma››, non certo voi, come direbbe qualcun’altro di nostra conoscenza.
A proposito di Mozziconi, è uscito appena un primo backstage con le foto scattate da Snerto, mozziconi backstagissimo!}
Mood: vagamente in ansia, causa esami in avvicinamento e voglia di lavorarci su pari a zero
Listening to: Soap & Skin – Thanatos
Watching: vecchie fotografie per cavare fuori dal buco il mio progetto di fotografia
Playing: a tenere a bada il cuore che si ostina a capriolare in modo imprevisto e contraddittorio
Eating: spaghetti “alla poverella”
Drinking: caffè
***Plin-Plon. Si informa il buon, caro lettore che quanto segue è la prima uscita di un resoconto a puntate sulle due settimane di lavoro al trailer di Mozziconi, che la parte più sostanziosa delle riprese si è conclusa il DodiciAgosto e che ora restano da fare un nugoletto sparuto di riprese, il montaggio video, il montaggio audio, la color correction etcetera etcetera e che a breve il sito di Mozziconi dovrebbe essere aggiornato con qualche immagine di backstage e tante altre parole e cosettecosà. Si ringrazia per la cortese attenzione e, laddove subentri, per il tifo rumoroso. Plin-Plon.***
Settimana prima, DueAgosto – SetteAgosto
‹‹Hai scritto ai costumisti, hai sentito gli attori, chiesto conferma, inviato il piano di produzione?, e tu hai sentito il tipo della Movie People?, il ballast, i filtri uv, nd, polarizzatori! li abbiamo, sì o no?, le scarpe gialle della bambina, mancano ancora le scarpe gialle!, gliele dipingiamo addosso!, mercato, grande magazzino, mercato, ho fame, cazzo!, hai chiamato per il bikini mimetico gigante?, e gli acrobati, lo sputafuoco, la camicie crema?, il furgoncino, il fuoristrada verde acido, l’elevatore?, scrivi “ricordare il telecomando del monitor e l’alimentatore dell’hard disk”, quando giriamo la scena tal dei tali? e quell’altra?, voglio andare a mare!, il tamburellista anziano non si trova, allora facciamo un giro di chiamate per il vecchio del pony!, lo sputafuoco ha paccato, avete sentito “la carina”? e “la gnocca”?, bisogna ancora costruire lo scheletro per la rete, trovare i cavi e risolvere la faccenda del monitor, recuperare le ciabatte, le prolunghe, ne servono mille mila metri, relax, pezzo a pezzo li troviamo!, devo fumare, girami una sigaretta!, hai sentito la truccatrice?, a che ora la incontriamo?, il pianoforte, le prove in location per la luce ed i punti macchina, alla 4 abbiamo appuntamento con Tizio, alle 4.30 con Caio e alle 5 con Sempronio, c’è un cambio di programma, no, ce ne sono due! e bla blablabla blablabla, dai, ragazzi, dai, che chi si ferma è perduto!››
Niente di straordinario. L’ultima settimana prima del “via alle riprese” è sempre una bolgia di cose da portare a termine che balzano su come funghi turgidi di minuto in minuto, se depenni due righe dalla lista delle cose da fare, sai che ne scriverai almeno il doppio. Sicché noi di Mozziconi, per una settimana intera, falchiamo come corridori di staffetta e nonostante questo siamo sempre sul limes temporis e alla sera siamo stanchi anche solo per uscire a bere una birra fuori, unica eccezione una fuitina serale al mare per un bagno al chiaro di luna. Così al quarto giorno di generale corri-corri organizzativo, con sempre meno ore di sonno al seguito, mi strappo con grande forza di persuasione al sonno prepotente e, mentre mi annaffio col caffè, penso che avrei potuto scegliere di fare l’impiegata o, meglio ancora, mollare tutto, farmi crescere i baffi e fuggire in Brasile, poi lancio un’occhiata alla crew in cui sono capitata e capisco perché invece mi ritrovo in una Fiat Multipla che ingrana la strada e la brucia un chilometro dietro l’altro a velocità così sostenuta e riottosa che il paesaggio si disintegra in squame brillanti di sole, mentre i System Of A Down si incazzano da dietro gli altoparlanti e noi schiamazziamo più di loro, ognuno ha qualcosa da dire o da chiedere o da ricordare agli altri, ma soprattutto un motivo per cui far ridere e ridere sguaiatamente.
Dopotutto le premesse più immediate sono Gianvito, il regista di Mozziconi – altrimenti detto “Il Registro” – lungo, secco e capellone con la testa fasciata da un berretto a visiera giallo con una scritta “Caution” nera a caratteri cubitali, Alberto, il direttore della fotografia di Mozziconi – altrimenti detto “Piccola Tigre” per la sua devozione nella preparazione del caffè quotidiano in dosi industriali – simile al compare, ma con il cilindro rosso di scena sempre in testa, Snerto, il fotografo di scena di Mozziconi – altrimenti detto “Smerdo” o “Slercio” o “Piaga” –, con una camicia coloratissima di personaggi circensi in competizione con i suoi tatuaggi, presa in prestito dal guardaroba di un attore, una fascia gialla tra i capelli ed il barbone che ormai si confondono ed il pantaloncino nonostante tutto in tinta scoordinata, Laura, aiuto-regia di Mozziconi, con una papalina di paglia mal tagliata in testa, il computer sempre in borsa e due cellulari almeno nelle tasche per affrontare qualsiasi evenienza organizzativa. Non ci vuole molto a capire perché all’ingresso di un kebabbaro la gente scoppi a riderci direttamente sul muso e ci chieda se siamo appena usciti da uno spettacolo, osservazione questa che ha l’effetto di renderci oltremodo fieri di noi stessi. Non mi meraviglierebbe se studi scientifici dimostrassero che l’intesa cresciuta di giorno, in giorno nella crew di Mozziconi sia dipesa tanto dalla voglia condivisa di riuscire bene in questo progetto e dal crederci, quanto da un mix di demenze sconclusionate e disperse tra le nuvole, paradossalmente auto-organizzatesi in una qualche fantastica forma non ben precisata di intelligenza che risponde al nome glorioso di “Super amici del Fantabosco”.
Ma al di là di noi “Super amici del Fantabosco” e delle altre figure professionalmente coinvolte in questo progetto, c’è un altro aspetto di Mozziconi che mi carica a molla e mi fa sorridere, fin dal primo contatto, ed è il numero di persone esterne che gli orbita attorno ed assiste ed aiuta e che giorno per giorno fisicamente corre al nostro fianco. In prima fila ci sono Annalaura, arrivata prima ancora di noi altri della crew a mettere a ferro e fuoco la lista delle cose da fare assieme al Registro e al direttore della fotografia, Nicolò, fratello del Registro, uomo forza di Mozziconi – altrimenti detto “World Champion”, non farà il puGGile mica per niente! –, Carlo, papà del Registro, vera e propria divinità amata e stimata dalla Crew intera di Mozziconi, nonché ridicolamente temuta per i suoi ganci leggendari in tutta Fasano – altrimenti detto “Ciccì Carlo Cofano” – e Lucrezia, mamma del Registro e per l’occasione della Crew intera di Mozziconi, li abbraccio con lo sguardo i primi giorni poi prendo coraggio e li abbraccio fisicamente perché loro lavorano con noi e lo fanno con un entusiasmo e una voglia di essere presenti e vicini che mi riempie di stima e di affetto.
È anche l’intera Fasano a mobilitarsi, c’è da fare un film!, chi può dà una mano, amici e conoscenti ed amici di amici, nel corso della prima settimana di preparazione al set e della seconda di riprese, mi passa sotto le mani una valanga inarrestabile di nomi e di volti e di storie ed è in questa valanga la sfida e l’autenticità di Mozziconi perché non è facile fare un film o anche solo un trailer se non sei ad Hollivùd. Come ha scritto Gianvito ‹‹Per girare un film sembra che ci vogliano un sacco di soldi. Io ed Alberto non li abbiamo››, ma lui ed Alberto hanno attorno un sacco di gente che vuole loro bene e che crede in Mozziconi, il che ha il suo valore stronzissimo.
Ed hanno se stessi, se medesimi, neanche questo è un dato ininfluente. In fin dei conti, più entro nel meccanismo Mozziconi-Gianvito ed Alberto, più ne resto affascinata ed ipnotizzata e mi convince l’idea che loro due tutto questo tan-tan lo meritano perché sanno come portarlo a buon fine, lavorando con serietà e leggerezza allo stesso tempo.
Così, nonostante lo scapicollo quotidiano, paradossalmente forse anche in ragione di questo scapicollo quotidiano, noi ci divertiamo come porcelli in un porcile, e mentre il tempo si dilata e si restringe come una placenta, le spinte si rafforzano costantemente e non esistono ostacoli insuperabili nella nostra cavalcata al ciak primogenito.
[to be continued…]
A proposito di Gianvito Cofano ed Alberto Mocellin, ne approfitto per pubblicare qui sotto un paio di lavori con la loro filma in calce, ché ancora non l’avevo fatto e questa non è cosa né buona, né giusta. Il primo è un booktrailer, il secondo un videoclip. Cin-cin!
Memorandum
agosto 20, 2010
Mood: distante
Listening to: Gibbs Richard & Jonathan Davis – On The Beach
Watching: la montagna di roba che sto accumulando in vista del rientro a Milano
Playing: con la pelle
Drinking: caffè & caffè
Eating: la focaccia di mamma, appena sfornata (buonabuonissima!)
“Progetti per il futuro: non sottovalutare le conseguenze dell’amore.”.