Finestre

ottobre 18, 2012

Mood: squilibrato
Reading: Ercole Visconti, Parole illuminanti
Listening to: il ticchettio dell’orologio della cucina, passi sul ballatoio, papà che dorme in camera da letto
Watching: Rune Guneriussen’s photography
Playing: a scontornare salamelle e caciottine in photoshop, alias le gioie del mio lavoro
Eating: torta al limone
Drinking: acqua




Holland, Rijswijk, my own home, 15 ottobre 2012

Holland, Utrecht, Eta‘s home, 17 ottobre 2012



Joseph Conrad si domandava come fare a spiegare a sua moglie che quando guardava fuori dalla finestra stava lavorando.

*

Io in questi ultimi giorni sto lavorando tantissimo.
Non faccio molto altro.

*

Nello specifico, le grandi finestre olandesi restano il trip per eccellenza.

*

[Forse] è arrivata la suggestione che mi mancava.
[Forseforse] l’idea.

*

Sono un po’ più felice.

Adesso c’è Pauline

settembre 30, 2010

Mood: yu-uuuuuh! 😀
Reading: Manuale Nikon D90
Listening to: Lykke Li – Dance Dance Dance
Watching: Nikon D90
Eating: banana spliNt aka banana, nutella e yogurt alla pappa reale
Drinking: tisana camomilla e tiglio




Dicevo delle cicogne, giusto ieri, che non ci si crede più.
Mi sbagliavo, di tanto in tanto tocca ammetterlo persino a me, blu lapis sotto “persino”.


Insomma, alle qualcosa meno cinque di quest’oggi la cicogna ha sorvolato le mie lande, mi ha sganciato un fagotto tra le braccia ed è scomparsa tra i cirri e le gru – tempi andati i camini, la dolce vita! – che ancora gli occhi miei non avevano sbattuto ciglio, una punizione divina sembrerebbe, credi miscredentA!


Così, adesso c’è Pauline.
Il viaggio sembra non averla traumatizzata, sta bene con i suoi centotrentaduemillimetripercentotrèpersettantasette all’incirca per un chiletto di peso e qualcosa in più.
Ha un solo occhio al centro, ma è così grande che ci può accogliere il mondo. Ed è piena di giunture e punti di snodo.
Non è un cucciolo d’uomo, Pauline.





Quando ci siamo presentate mi pulsava forte il cuore. Ma forte, forte, tanto ero felice.
E grata, infinitamente, a chi mi ha regalato questo battito perfetto, con una capacità di sacrificio che solo un amore immenso può concepire.




E’ questa la DSC_0001, la primissima foto.
In automatico, fuori fuoco e sovresposta, tanto per sentire l’otturatore chiudersi.
E’ la primissima perché c’è la cucina ancora disordinata, sei ore dopo il pranzo con loro che fanno Casa, Yanna e Nicolò, ci sono la padella fiorata, quella più grande, ma piccola per tre con fame chimica a carico, i guanti gialli con cui Yanna combatte la fobia dei piatti sporchi di formaggio, il numero spropositato di mestoli d’ogni tipo e dimensione che a breve appenderemo anche ai lobi, le presine che nonna ha fatto per me all’uncinetto di un rosa che non si può vedere, un rosa che amo, manca solo Bberta, l’aspirapolvere.
C’è uno squarcio di panorama dal sesto piano, ci sono il non cielo e una delle gru, quella che quando si muove sembra dover entrare dalla finestra, manchiamo solo noi, penzoloni, a farci i fatti del mondo laggiù.


Ci saranno tempi migliori.
Impareremo a funzionare, insieme, che ne dici, Pauline?

Alba meccanica a Milano

settembre 7, 2010

Mood: tachicardico
Listening to: Sade – The Safest Place
Watching: fuori dalla finestra
Eating: pane e nutella
Drinking: latte




Alba meccanica a Milano.
E un cielo pesante affollato di gru, Cristo in croce con i due ladroni.
Fenduto, sferzato.
Se ruotando lo squarciassero, non mi meraviglierei, è così che deve andare.
Sgorgherà nero, a fiotti, a bolle.
E c’è chi ancora vaticina il 2012.


Sto aspettando una pioggia che sia purificatrice.
Cuore mio, che t’ho fatto?!




*
La foto che non ho scattato.
Il disegno che non ho abbozzato.
Mood: stanca
Listening: il silenzio
Drinking: acqua




France, Nantes, marzo 2013


Poi c’è quel sentore di un pavimento scivoloso, incerto, di un pasto consumato in solitudine e di uno sguardo triste, perso nel vuoto, di un grammofono il cui canto rimbalza per stanze vuote sempre più flebile finché non si fa silenzio.
E non è per il bianconero, né per il cielo bruciato o il tetto scrostato, sapremmo rimediare con i colori e la fantasia.
E’ per quella finestra al centro. Quell’unica finestra sprangata. Quello spiraglio sui recessi ultimi del tuo cuore. Continui a negarmelo.

Ma io resto qui. Fuori. Aspetto. Speranzosa.
Ho il tempo di una vita.

Aspetto sempre tu apra quell’unica finestra sprangata, al centro.