Frittata di Sangue

agosto 21, 2011

Mood: rilassato
Eating: muffin
Drinking: indovina, indovinello?, caffè



Sto camminando a miglia da noi, ma la consapevolezza denudata che te ed io siamo una frittata di sangue mi paralizza, poi m’incalza, poi ancora mi paralizza, ho nel cuore i bagordi di una zuffa e riscoprirli poi uguali, identici nel tuo cuore mi fiacca e voglio soltanto non esagerare nel tirare i legacci mentali per lasciarci ancora liberi di essere, familiarizzare con le nuove circostanze, senza necessariamente morirci dentro, cosa dobbiamo fare?

Per esempio.

Potremmo starci nudi negli occhi a sciogliere i bagordi della zuffa in una sera di pioggia e dirci chi siamo, imparare a chiamarci, amanti, amici, tutto, niente e nessuno, abbracciarci e dominare l’alchimia per non marcarci mai più, starci vicini o essere altrove, comunque sia amare tutti i giorni che sono venuti e quelli che ancora verranno, perché siamo stati noi come sapevamo esserlo ed ancora saremo noi come sapremo esserlo, diversi, non per forza migliori o peggiori, per non bruciare più svenati nel solito ciclo infinito di parole e domande che non ricostruiscono mai l’anello mancante.

Se ancora siamo qui…



{Ritornavo da giorni su queste parole per scolpirle e rimodellarle. Mi sono accorta solo alla fine della loro bontà terapeutica, del fatto che prima ero confusa, che ora lo sono ancora effettivamente, ma un po’ meno, anche perché di fatto sto bene, ho un sorriso ebete sulla faccia e come ogni volta che mi riscopro davvero felice all’improvviso sono maldestra, parlo a voce alta e mi muovo troppo ed inutilmente.
Il fatto è che da un po’ di tempo sto lavorando ad un progetto fotografico per un esame di settembre che mi sprofonda nelle mie scatole a compartimento stagno degli ultimi anni e soprattutto degli ultimi mesi per poi rivomitarle come fossero fiabe tra le mani di chiunque le voglia sfogliare. Al mio prof., che ringrazio pubblicamente per la disponibilità anche quando non faccio altro che sciorinare un dubbio dietro l’altro, ho scritto ‹‹Voglio raccontare questo mio essere in moto e quello che significa e comporta, i luoghi, i volti, i gesti, le storie, il cambiamento come unica costante ed il mio modo di osservare la realtà e scomporla e ricostruirla deformata, estetizzata e caricata sempre di senso in eccedenza per astrazione, nel momento stesso in cui la attraverso e ne sono attraversata. Ho pensato che il titolo del mio progetto potrebbe essere “Intrografie”.›› Chiaramente un simile progetto è una mia necessità umana prima ancora che un voto a libretto ed ancora più chiaramente un simile lavorio su me medesima un po’ mi consuma. Ma sono certa che anche questo avrà la sua bontà terapeutica. Anzi, è indubbio che qualche frutto io lo stia già raccogliendo.}