#coglioneNo, pensiamoci su

gennaio 16, 2014

Mood: energico
Reading: In fondo non sei nessuno: perché dovremmo pagarti? di Davide Calì;
Sapete cos’è il lavoro? di Gioacchina
Listening to: i gorgheggi del mio stomaco affamato
Watching: La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino
Eating: il presente
Drinking: caffè poi acqua poi un nuovo caffè

 

 

 

In questi ultimi giorni è tutto un gran parlare di “creatività”: #coglioneNo, la campagna virale lanciata sul web dal collettivo ZERO ha fatto il botto a tutti gli effetti.
Il problema sollevato è abbastanza spesso: a noi così genericamente detti “creativi”, quando lavoriamo, non viene corrisposto il compenso economico. In cambio ci vengono concesse possibilità e esperienze formative, la vana gloria della visibilità 2.0 e la facoltà, ma ve lo immaginate?, di citare la nostra prestazione sul curriculum e sul portfolio, rimpolpandoli alla grande in vista di chissà quale eminente futuro – magari siamo pure ardenti studentelli universitari e ci crediamo davvero –, big boss, ci tengo a riferirle che il mio curriculum e il mio portfolio sono ciccioni seriali con l’ego a palla, mentre le mie tasche hanno fame, fame nera. Di aspettative, poi, non parliamo neanche. Eppure il capitale della società in cui viviamo è l’immagine, ce ne sarebbero di soldi da investire.
Ma affrontiamo il problema, colleghi “creativi”: è naturale che così sia! Dopotutto noi andiamo avanti a gradire, acconsentire, rassegnarci e, diciamolo con onestà, non solo per noi stessi, ma anche per tutti gli altri ai quali andremo a chiedere collaborazione senza poter corrispondere un compenso per il progetto senza budget al quale stiamo lavorando senza retribuzione, e inoltre per tutti quelli che si affaccenderanno nel mondo professionale della creatività negli anni a venire il nostro incanutimento, mentre comunque sia noi non saremo arrivati da nessuna parte pur avendo acconsentito a lavorare gratis, anzi proprio a causa di tutte le circostanze in cui abbiamo acconsentito a lavorare gratis, eppure ci promettevano la luna. Certo, a patto di non voler considerare una conquista il fatto di aver impedito che anche tante altre persone vengano pagate.
Io vi capisco, colleghi “creativi”, voglio dire se mai dovessimo chiedere la giusta remunerazione in cambio della prestazione per la quale siamo stati ingaggiati, vedremmo qualcun altro rimpiazzarci e soffiarci l’odor di gloria da sotto il naso. E vedrai!, la fila è lunga dietro di noi che siamo una generazione di creativi. O presunti tali, questo è il guaio. “Non esiste oggi parola più oscena e più malsana della creatività”, io sono completamente d’accordo con Enzo Mari.
Allora qui vi chiedo, colleghi, dov’è la stima per la nostra “creatività” individuale? Intendo la consapevolezza che quello che facciamo è un lavoro vero e proprio, ci richiede tempo, energie e dedizione, ha un valore di mercato e pertanto merita un regolare ritorno economico perché big boss, non c’ho famiglia, ma la panza sì, qualche vizio pure e se credi che l’esito del mio lavoro sia un battito di ciglia e non esiga delle competenze specifiche, prego, fa da te. Ed, ecco, per stima intendo anche la certezza del singolo di essere unico, di aver sviluppato con la ricerca e la sperimentazione un’identità creativa individuale, arrivando a gestire una formula concettuale e estetica del tutto personale, niente a che vedere con quella del tizio dietro di sé, nè con quanto potrebbe fare un chicchessia in possesso degli strumenti tecno-tecnologici, ma non per ciò delle dovute cognizioni di ambito. È di questo che abbiamo bisogno: fare la differenza per produrre discrimini e opportuni elementi di valutazione così che l’uno non valga l’altro.
Io lavoro col video. Negli ultimi due anni mi sono sbattuta dalla mattina alla sera perché da grande voglio fare la direttrice di fotografia. A voi sembreranno pochi due anni, ma se di portfolio si tratta, vi mostro il mio. E a testa alta.
Si discute spesso del fatto che il nostro è il tempo della comunicazione per immagini, nonché del fatto che, nel tempo della comunicazione per immagini, l’evoluzione tecnologica ha democratizzato gli strumenti di produzione e la possibilità di ottenere belle immagini a basso costo e poco impegno, che la pura estetica spesso vince sulla ricerca del senso, laddove, invece, il low budget sembra ragionare su ben altri fattori che l’estetica e la qualità dell’immagine. Volete sapere cosa mi hanno lasciato due anni di esperienza nel settore? La sensazione che oggi realizzare un prodotto audiovisivo sia diventata sempre più una mera operazione esecutiva dai risultati preimpostati e standardizzati, mediocre al punto da diventare stomachevole.
Per quello che mi riguarda, mi sono presa del tempo lontano dal settore e ho riflettuto su quello che voglio fare e su come lo voglio fare, mi sono rigenerata. Non intendo rinunciare ai miei progetti e nei miei progetti, proprio perché li ho a cuore, rientra la voglia di non essere schiacciata, nè aderendo al livello dell’insignificanza, nè prestando le mie competenze a titolo di favore. Sono serena, un po’ per volta mi assicurerò quello che voglio. Gli Acqua Sintetica, invece, non demordono mai e hanno da pochi giorni lanciato online un altro videoclip degno di nota, Sex Appeal per i PloF distribuito da Pumpk Music e The Jackal, videoclip con il quale riconfermano – tanta stima per i miei ragazzi – la loro convinzione che i processi creativi devono svilupparsi attorno a un’idea forte, al di là dei panorami stucchevoli a cui ci siamo abituati e delle logiche di mercato. Il che è una modalità di rivolta persino ben più accetta della mia.
Ecco, colleghi – soprattutto voi con un certo fuoco primitivo nella testa, pensateci su, non siate coglioni! Perché qui l’unica cosa che stiamo producendo è il nulla, ve lo dico onestamente.

Io mi giustifico!

novembre 13, 2010

Mood: allegro non troppo, come il film
Reading: Jonathan Safran Foer, Molto forte, incredibilmente vicino
Listening to: respiro
Eating: pizza
Drinking: acqua




Nel caso in cui la mia scarsa presenza presenza sul blog non l’avesse già suggerito, ci tengo a precisare, a mia discolpa, che da una settimana sono ripresi i corsi annuali in NABA(carcere), la mia accademia, con disastrose conseguenze per il mio equilibrio psico-fisico.

Se ne deduca che

Frequento i corsi per 8 ore al giorno in media dal lunedì al venerdì, il martedì dalle 9 a.m. alle 8 p.m., parliamone.
Il tempo libero dai corsi, pausa pranzo inclusa, ci pensa il lavoro a renderlo impegnato. Questo è l’anno deputato al battesimo, quello in cui, per farla breve, iniziamo ad usare videocamere, luci, etceteraetcetera.
Perciò senza perder tempo, ho iniziato a lavorare contemporaneamente allo sviluppo di un paio di soggetti con Zulio, – ma è troppo presto per parlarne, ristagnano ancora in fase brainstorming – e ad un booktrailer* con Laura, amicollega, per un’esercitazione del corso di regia – qui è ancora troppo più presto per parlarne poiché ancora stiamo discutendo in merito al libro prescelto –, prima di girarne uno professionale per conto della Marsilio Editori, nel corso della seconda metà dell’anno.
Il week-end sono sul set per il cortometraggio di Laura, la aiuto come segretaria di produzione, mi occupo cioè delle questioni organizzative, logistiche e di spostamento e porto il conto dei ciak, dividendoli in sì/no/ni, ovvero buoni/scarto/considerabili. Primo giorno di riprese sabato scorso al Parco Agricolo Sud, prossimo giorno domenica: solo questo meriterebbe un capitolo a parte – a breve, dai.
Specifico: siamo solo alla prima settimana e l’anno sembra già tutto bell’e programmato, fitto-fitto, ma effettivamente c’è tempo perché si aggiungano tanti e tanti altri progetti.
Intanto porto avanti una casa, magari uno squarcio di vita sociale e mangio e dormo a tempo perso, cioè mai.
Il tempo si dilegua, non l’afferro mica, e voci di popolo mi dicono pallida e smagrita, mentre ho ripreso a mangiucchiarmi le dita sovrappensiero, bene, un vizio da espungere nuovamente.


A volte ho effettivamente l’impressione di non riuscire a dedicarmi a me stessa in tutto questo marasma, ma sbaglio: è proprio a me stessa che sto badando adesso, a quello che mi appassiona ed alla mia soddisfazione. E sto bene, sono carica, ho voglia di fare, studiare, cercare idee, progettare, sperimentare, sbagliare, crescere, riuscire. Mi tuffo a polmoni spalancati in quest’anno appena iniziato molto impegnativo, ma altrettanto costruttivo per me che ho tutto da imparare. E poi ci sono i corsi di teatro sensoriale e quelli di fotografia quest’anno ed il prof di fotografia, Mariano Dallago, le sue camere di cartone, il suo odore forte di tabacco e caffè e il suo immenso-essere-uomo tra rughe profonde, c’è la colazione latte e pan di stelle a prima mattina anche se sono in ritardo e ci sono i piccioni che intralciano la strada ai Milano-corridori**, poi c’è tutto e molto di più.

“E ho buttato via i pensieri via la noia e il magone
li ho buttati tutti quanti stamani tutti dentro a un bidone
e fuoco col kerosene.”

cantano i Negrita a prima mattina nelle mie orecchie.


Insomma, puntare l’obiettivo e fare fuoco!
Basta questo semplice-nontroppo pensiero per recuperare forze e sorriso anche in quei giorni in cui sembro “pesantemente bastonata”.




Piccola nota a piè di pagina, per i Milano-corridori che si trovino a passare per questo luogo.
Gli amici miei Fajele e Davidellis, organizzano quest’anno a furor di popolo il cineforum in NABA, ogni lunedì alle 19, nell’aula 5 dell’edificio Smeraldo, a partire da lunedì 15 Novembre.
Chiunque si senta libero di partecipare. L’ingresso è libero.
Il programma verrà aggiornato di volta in volta sul blog del cineforum, indi, tenerlo d’occhio per esserne informati!





* dicasi “booktrailer” il trailer di un libro, per l’appunto.
** dicasi “Milano-corridori”, gli abitanti di Milano, il cui impegno primario è correre, correre ed anche correre.