To become me medesima

aprile 12, 2012

Mood: disteso
Listening to: l’acqua che sgocciola giù per i tubi e le cornacchie, musica concreta
Watching: il nuovo moderno citofono che hanno installato or ora nella casa hollandese con astio, io rivoglio subito il vecchio citofono vintage
Eating: il cheesecake che mangerò a breve
Drinking: il cappuccino che berrò a breve



Pensavo stanotte poco prima di – provare ad – addormentarmi che non ci avevo mai pensato, io su tutto, quanto di più significativo abbia mai vissuto nella vita fino a qui è stato che, cercando di differire liberarmi elevarmi da me medesima per diventare qualcos’altro–ve– di più arioso vasto sconfinato non ho fatto che avvicinarmi somigliare diventare me medesima.

Pensavo anche, questo a causa di una condizione geofisica instabile per la quale mi ritrovo da qualche settimana a ragionare in tante lingue allo stesso tempo nessuna bene per davvero ma tutte un po’ all’incirca quasi, pensavo insomma sempre stanotte in quel poco prima di – provare ad – addormentarmi che l’inglese “to become” esprime il concetto che io mi sto rigirando nella testa assai meglio dell’italiano “diventare” dal momento che l’inglese “to become” è, così mi suggerisce l’accostamento di “to be” e “to come”, il (di)venire verso un (modo d’)essere l’approssimarsi.


Questo (in una certa forma) è un ringraziamento a me medesima.

Mood: divertito
Reading: Alan Moore & David Lloyd, V per vendetta
Listening to: Negrita, Dannato vivere
Eating: cioccolato fondente
Drinking: tisana alle erbette



AVETE MAI VISTO I PUFFI E PIPPO BAZZICARE DI SERA PER LE COLONNE? alcuni si!

alcuni vogliono chiamarlo flash mob, altri lo chiamano ritrovo di babbi, altri movimento artistico, altri ancora semplicemente “figata”, tendenza culturale, espressione giovanile dell’underground milanese, festa in maschera, gigante appuntamento al buio, la ricerca di puffetta, ecc ecc…

Fatto sta che venerdì 28 ottobre l’accesso alla piazza del colonnato è riservato e caldamente a disposizione di chiunque volesse passare una serata in compagnia di altre persone che hanno deciso di prendere a pugni la banalità e uscire di casa travestiti da un personaggio diverso a libera scelta!

esempi utili:
pippo
puffi
uomo tigre
gladiatore
lavandino
spongebob
charizard
lady oscar
cappellaio matto
bart simpson
pochaontas
ciccio.

ma poi, scatenate la vostra fantasia, vale tutto!


Questa la réclame per l’evento Travestiti (in costume) in Colonne, pubblicizzato su feisbùc qualche tempo fa.
Ebbene dunque. Facendo d’ingegno virtù, Yanna, Lou, l’amico Claudio ed io, ci siamo dati da fare per una vestizione low budget, impiegando abiti di possesso più un mestolo per uno Specchio delle brame, un sacco della spazzatura per un mantello ed un mascherino, tre asciugamani per un’impalcatura da culo del Settecento, un rotolo di stagnola per ogni varia ed eventuale e spille da balia a volontà.


Non che Mercoledì, la Strega di Biancaneve, Zorro e la Sorellastra di Cenerentola c’entrassero molto l’uno con l’altro, ma come per l’ingegno, eravamo certi che avremmo fatto della nostra discrepanza virtù, un cocktail di personalità e facoltà come le nostre si sarebbe per certo risolto in una squadra di supereroi. Tant’è vero che, nel corso della serata, abbiamo, in ordine cronologico, (oltre che allegramente cazzeggiato con altri ignoti travestiti, sott’inteso) assistito un diciannovenne sconosciuto sulla strada del coma etilico fino all’arrivo dell’ambulanza, interrotto un qualcosa di simile ad una rapina da parte di due pusher alla loro amichetta strafatta – per inciso, Milano dopo mezzanotte è il male di vivere – e persino sollevato una bicicletta accasciata contro un lampione. Al che eravamo tanto calati nella parte che, ad un semaforo, Zorro ha ritenuto doveroso girarsi verso due ragazze ferme dietro di noi per chiedere tutto serio ‹‹C’è bisogno d’aiuto?››.

La faccenda principale però è un’altra. Prendiamo Milano, l’exploit del corri, corri generale, dei musi lunghi, dell’indifferenza e delle regole imposte a priori, ma se preferiamo, Roma e Bari o un’altra città qualsiasi del mondo. Liberiamo dalle gabbie un manipolo di ragazzi travestiti e riversiamoli con naturalezza in metro, per le strade, nei locali, un po’ dovunque. Poniamo anche come assunto fondamentale che non sia il giorno di Carnevale, ma neanche quello di Allovuìn, ché ormai l’abbiamo ampiamente adottato.
All’improvviso il corri, corri generale, i musi lunghi, l’indifferenza e le regole imposte a priori subiscono una pausa, la reazione è istintiva e non potrebbe essere diversamente, un qualche tipo di follia si è infiltrato nel tessuto della normalità condivisa. C’è chi trattiene le risate e passa oltre, chi sorride, chi se ne frega e ride, chi suona i clacson e gesticola, chi saluta e chi acclama, chi si preoccupa di ricordare che è presto per Carnevale ed anche per Allovuìn, chi fa domande ed attacca a chiacchierare, ‹‹E tu chi sei?››, ‹‹Io, Genoveffa!››, ‹‹Ma dov’è la festa?››, ‹‹Quale festa? Non ce n’è!››, ‹‹E allora perché sei vestita in questo modo?››, ‹‹Perché stasera m’andava così!››, insomma, cosa cambia rispetto alla maschera che indosso a calzamaglia per sfilare nelle vie di tutti i giorni? Cosa rispetto a quella che indossi tu, ora e qui? La forma, non certo il concetto! Sant’iddio, babe, sembri sconvolto! Hai forse dimenticato che gli uomini tutti santificano Carnevale ed Allovuìn ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo? Per chiarimenti, battere un colpo alla Pirandello & Co s.r.l. Mi piacerebbe, lo ammetto, ma non sono stata io a raccontare per prima questa storia.

Così pensavo ieri sera. E dentro di me sorridevo a iosa. Per quanto mi riguarda, a sorprendermi è solo la facilità con cui si può crepare il corso naturale del reale per come lo abbiamo conciato ed indossato.

Maschera

agosto 5, 2010

Mood: preoccupata
Listening to: Baustelle – Andarsene così (sarebbe splendido veramente…)
Playing: alla ricerca dei nodi tra i ricci
Eating: insalata indigesta
Drinking: Moscato d’Asti





Dicono che il mio dolore ha una sfumatura tutta particolare quando si nutre di te. Accarezza la disperazione e la rassegnazione, il dubbio ed il desiderio, il silenzio e la voglia di urlare.
Dicono che mi si modella sul volto come una maschera di ferro.
Non sfugge neanche allo sguardo più distratto.
Ed io vorrei solo poterti custodire con più discrezione.