Di un tempo ancora lungo e splendido per meravigliarci
novembre 4, 2013
Mood: confuso
Listening to: John Mayer – Waiting On The Day
Watching: Short Term 12 di Destin Cretton
Eating: brownie al cioccolato
Drinking: caffè e te a litri
Qualche volta Marilù dice che io scrivo di tutto e tutti, ma di lei mai e, tra i recessi di questa osservazione, tracima il sospetto che io non la trovi interessante o – anche peggio – che lei stessa non lo sia.
Penso spesso che dovrei dirle qualcosa, qualcosa tipo [prendo appunti] non c’è niente di male, sai? Può suonare ridicolo, ma io più vedo tutto il possibile infinito di un legame con qualcuno, più mi diventa difficile. Non lo so.
Ci sono persone che si incontrano per travolgersi, intendo persone a cui succede di empatizzarsi nello spazio piccolissimo di uno sguardo, sebbene fino a poco prima non facessero parte l’una dell’altra. Sono eventi folgoranti assolutamente unici e speciali, piene emotive che consumano tutto nel volgere rapido di quello stesso piccolissimo sguardo altrove. Io, vedi, ho una specie di urgenza di questo tipo di scambi intensi e irruenti – mi sanno di vita tutta quanta insieme –, ho imparato a coglierne al volo le sfumature più sottili, a districarle, assimilarle per poi ritrasformarle, architettarle talvolta sulla base di poche suggestioni o di quello che non c’è, trovo ogni cosa che voglio in queste storie, pertanto potrei scriverne poemi.
Ci sono poi persone che si richiedono il tempo della meraviglia, ovvero la pazienza di frustrare le distanze di sicurezza per addentrarsi in punta di piedi nell’ossatura del discorso, quindi la disponibilità a soffermarsi, talvolta a fare un passo indietro in cambio dei successivi in avanti, a riconoscere un limite e a oltrepassarlo per riscoprirsi un giorno incuneati l’uno nelle costole dell’altro e germogliare dal di dentro, a domandarsi quand’è successo? io non lo so, ma tant’è. E sai, quand’è tant’è, si finisce spesso per fiorire nel tempo e moltiplicarsi perché di nutrimento alle radici è la prontezza a riconoscere nientemeno che il punto dal quale ci si guarda è sempre parziale e che tutto quello che verrà sarà il vissuto. Io, mi ci è voluto più tempo, ma ho fatto mia anche questa forma di affetto, ho iniziato a apprezzare l’ostinazione serena di sentire qualcuno nella propria vita intera, ma in continua evoluzione. Non è questione di esiti, solo di forme diverse. Capisci però, è più difficile scrivere dal centro di questo svolgimento tutt’ancora da decidere, bisogna selezionare con cura le parole per non piombare all’improvviso nelle forme imposte o già raccontate, volendosi spiegare a ogni costo, sarebbe come annegare dei semini e restare a guardare l’emersione a galla dei resti prematuri di un organismo complesso. Talvolta, io credo, il silenzio è l’urna pro-creativa più preziosa
e insomma, voglio dire: io e te credo ci sia un tempo ancora lungo e splendido per meravigliarci.
Non c’è niente di male, sai?