Mood: accelerato
Listening to: Phil Collins – Figlio di un uomo
Watching: cose belle di gente brava che mi fanno sentire piccola, piccola, ma regalano ispirazione
Playing: come una trottola, corri di qui, corri di lì, non cascherai mica!
Eating: big pizza
Drinking: caffè



Premessa prima, ovvero i presupposti per una sana partenza
1. Svegliarsi presto
2. Prendere un treno
3. Farsi guidare dal ritmo interno
4. Lasciarsi fluire dalla strada
5. Individuare la meta solo davanti al tabellone dei treni in partenza

Premessa seconda, ovvero una parola chiave
Dicasi “serendipità” la disposizione dell’animo a trovare la figlia del contadino nel pagliaio, mentre invece ci si stava cercando l’ago – così l’ha definita il ricercatore biomedico americano Julius H. Comroe – in altri termini, quell’intima condizione che permette di osservascoltare la fiumana del mondo intorno mentre si è impegnati a vivere e di accogliere nell’animo la scoperta di cose non cercate ed impreviste, così come successe tempo addietro a Colombo, per esempio, quando andò a sbattere il muso contro l’America, sognando l’India.
In altri termini ancora, viaggiare, senza troppo badare alla meta, perché il viaggio è nel camminare, non nell’essere giunti.

Con questo spirito, ci siamo lasciati alle spalle Milano per una gitarella, Nicolò, Pauline ed io, sabato mattina e c’era U Can’t Touch This in sottofondo nel bar in metro che mi sembrava davvero di buon auspicio.
E dopo aver spippolato un po’ sull’erogatrice dei biglietti in Centrale, abbiamo puntato su Como.



* Polifonia per lo sguardo di Nicolò

Como per stare lungo il lago ad inventarci anche il mare, nonostante la pioggia a vento, sicché acqua ci siamo beccati dalla terra ed acqua dal cielo, e Como perché mi ricorda l’amata Siena per le distanze raccolte e per i vicoli, in versione molto più nordica.
Como per ondeggiare sul pontile del lago turbolento e Como per passeggiare a lungo nel freddo sotto un ombrello nero troppo piccolo per due ed infine rifugiarsi in un bar squattrinato affacciato sul lago per bere la cioccolata calda densa, Como per parlare barese come due vecchie comari sguaiate e Como per respirare dentro una risata, Como per stare bene.
Como per le suggestioni bambine di Marta Colombi e le poesie bianco-nere di Chiara Albertoni, Como per il violinista che suona sotto i portici di Piazza Duomo e sogna una moneta grande quanto il mondo e Como per gli spaghetti al pesto genovese da Central Perk, Food and Drink di Robi che è napoletano, ha girato il mondo ed invidia la movida di Milano che noi deploriamo, ma ha aperto la sua attività a Como perché lì non c’è la mafia e può vivere tranquillo.
Como per cercare una Moleskine gialla che nessuno ha ancora mai prodotto, Como per leggere gli aforismi di Casiraghy e Como per tornare bambini tra i libri pop-up dell’infanzia nelle piccole librerie con gli scaffali fino al soffitto.
Como per ascoltare fino alla nausea la filastrocca delle galline faraone che studiavano la storia che una mamma cantava al suo bambino per tenerlo tranquillo, verso sera, sul treno di ritorno a Milano e Como per tornarci presto o tardi, possibilmente senza accompagnamento musicale.

Como per vedere cose che non immaginavo esistessero e Como per immaginare cose che non vedevo esistere. Perché semplicemente la realtà veste i colori e le sfumature dell’occhio che la osserva.


Non ho mancato ai miei buoni presupposti di partenza.



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