Tre considerazioni sparse sul volo Milano-Bari in merito ai bagni dei luoghi pubblici
dicembre 9, 2010
Mood: everything is all right!
Listening to: il vento che corre tra gli alberi, il cinguettio degli uccelli, il ronzio del traffico in lontananza, sono proprio in Puglia!
Watching: certi giochi di luce del sole che filtra attraverso la tenda
Eating: crostata di frutta
Drinking: caffè
Perché mai due persone sconosciute che si incontrano casualmente in bagno a condividere l’attesa per alleggerirsi la vescica si sentono in dovere di scambiarsi sorrisi imbarazzati e di circostanza?, chiedo venia per la pipì, sa, dovere…
Perché mai la fotocellula per lo scarico del water è affetta da un’attenzione maniacale per la pulizia, sì da rilasciare acqua violentemente e costantemente per tutto il tempo in cui un povero cristo è impegnato a tentare di allegerirsi la vescica?, toc, toc, occupato, presti pazienza, con le cascate del Niagara che mi scrosciano sul culo, pisciare è più che altro un’impresa!
Perché mai il neon del bagno è concepito in modo tale che da traumatizzare una fanciulla ‘sì beata fino al momento in cui non si sia incontrata nello specchio, facendone risaltare il giallognolo della pelle e il nero delle sue occhiaie gonfie, il disastro dei capelli arruffati e la screpolatura delle labbra, ogni graffio ed ogni macchia?, ma cazzo c’hanno gli uomini da fissarmi e sbavarmi dietro, “sei bellissima, pupa”?, mi prendono per culo?!
Passare in un’ora e mezza dalla Siberia, neve, gelo e tanto grigio, all’Africa, 21°, sole, mare e blu-giallo-verde accesi, accento barese incluso, non ha prezzo.
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