Voyeurismo, annotazioni [II]
settembre 10, 2012
Mood: teso
Listening to: le pulsazioni intestine della casa in cui sono nata prima di dirle ‹‹a presto(?)››
Watching: lo spessore delle ombre
Playing: a non dimenticare cose importanti
Eating: i piselli che ho bruciato, avrei dovuto
Drinking: caffè

Milano, 08 agosto 2011, 03.46.19
Se davvero in questo mondo niente importa oltre il numero di intimità da consumare di palle tronfie da svuotare nel giro di un’ora – ne ho contate fino a sei una notte, dieci minuti ogni due, tutte sotto panze tonde da padri e mariti – perché resto a domandarmi se desideri [lenzuola pulite la sera caffè caldo al mattino], se hai paura [di chi accogli/non accogli], fusto longilineo in tubo dorato e seta bruna fino al culo su gambe lunghe, senza riuscire a chiudere occhio?
Azzarderei un innamoramento schizoide.
Questo agosto, ho scoperto [mi sono data l’occasione per] che le ossessioni da voyeur sono una cosa che ho in comune con mio padre – così la gestualità di quando parlo con qualcuno a caso e i piedi torti e gonfi, ma quest’ultima cosa è genetica –.
Allo stato attuale, mio padre è tutto preso dall’uomo in mutande della finestra di fronte a Rijswijk, io dalla prostituta senza volto dell’angolo sotto la finestra della mia camera da letto a Milano.
Sarai ancora lì domani sera?
Markette
marzo 1, 2012
Mood: esausto
Listening to: Milano che si evolve
Watching: Milano che resiste nella Milano che si evolve al tramonto, pura poesia concreta
Playing: a non finire schiacciata in un triplo fuoco
Eating: schifezzuole a volontà ed esperimenti culinari impegnativi come pasta, panna per dolci e insalata cotte (ai fornelli, Lou)
Drinking: birra doppio malto, la carica dell’alcool quando c’è da fare e manca il tempo e allora ogni notte è buona
Che andare a far markette sia una meccanica alquanto diffusa per assurgere alla sopravvivenza dato il mondo com’è oggi s’intende.
Che io negli ultimi tempi mi sia data a piene mani per la pratica è chiaro – latente – abbastanza, sono ormai lontani gli anni gloriosi tutta d’un pezzo prima di andare in crisi con gli idilli e i furori sentimentali le ascesi.
L’epifania – non troppo – del caso dopo averlo saggiato è che, in termini di sopravvivenza, andare a far markette nel parcheggio dello stadio è cosa assai più onesta e snella da burocrazia occulta forse persino appagante.
Il problema – non proprio problema – del caso dopo averlo saggiato è che, sempre in termini di sopravvivenza, andare a far markette non si confà per niente a me medesima questa cosa bisogna che la tenga in conto nei giorni a venire e lo farò sopravvivere altrimenti vivere altrimenti si può, tanto spreco cinetico senz’anima e passione concluso in se stesso e sempre prossimo ai fondi vuoti senz’aria dell’esistenza è per la mia pancia un pugno dritto senza preavviso, una porcata estrema con cui non posso non voglio conciliarmi.
Comunque, non ci giro attorno, Markette è l’operazione mediale con la quale pianifico la gloria di questo spazio uéb dove le chiavi di ricerca a tema porno sono quelle che vanno per la maggiore, lo dimostrano le statistiche.
Soddisfazioni grandi.
Ecco.