Mood: carico
Reading: Elogio dei fatti di Lee Marshall
Listening to: Vadoinmessico – Teeo
Watching: la Westland Floating Flower Parade attraverso Delft
Eating: yogurt alla vaniglia
Drinking: spremuta d’arancia




white sands | dorotea pace | photography

USA, New Mexico, White Sands. 28 luglio 2012


Io ho l’impressione che tutta la mia geografia interiore sia stata rimodellata dal vento d’America, non credo di sbagliarmi, ho scritto d’impulso al ritorno un anno fa.
E non mi sbagliavo affatto.

A distanza di un anno, il deserto, quando ci penso,
i crinali abbacinanti di fresca sabbia bianca a perdersi incastrati sotto i volumi del cielo bassissimo appartengono a quelle esperienze che se non avessi vissuto sarei per certo stata una persona diversa.

Mood: calmo
Reading: Jonathan Safran Foer, Ogni cosa è illuminata
Listening to: Steve Miller Band – The Joker
Watching: il quarto di luna su Milano sola ad agosto
Playing: all’allegra casalinga
Eating: insalata mista che pare non saziare
Drinking: acqua

Vandyke Brown print from digital negative, Rives BFK paper, 17×13 cm

Ecco qua, è un privilegio, te ne rendi conto, il vento quello che in America ruggendo con furia piega e impronta la vastità di un mondo elementare al di sopra delle cose umane e la solennità dei volti incartapecoriti ritorti all’imbrunire. È un privilegio, te ne rendi conto, il vento d’America che se ti ci inabissi è come macinare spazi e tempi per scivolare in una solitudine perfetta dove i pensieri non hanno gravità neanche posano nella mente c’è soltanto il vento quello che in America ruggendo con furia
(ti attraversa)
E sebbene tu stia contemplando e niente più in una qualche forma, lo avverti, i processi di trasformazione sono in atto.

Io ho l’impressione che tutta la mia geografia interiore sia stata rimodellata dal vento d’America, non credo di sbagliarmi.

Ci sono ai miei piedi valige piene di storie da raccontare che fanno ressa e si ingarbugliano.

***

Per quanto riguarda la fotografia che ho pubblicato in cima, ci tengo a scriverlo, io ci sono molto affezionata. Appartiene al gruzzolo di prime stampe che ho realizzato in camera oscura durante il workshop Alternative Process of Photography tenuto da Chris Neil che ho seguito alla University of Art and Design di Santa Fe. Soprattutto appartiene all’atmosfera romantica di un’esperienza gigantesca che ha portato parecchi stimoli e nuove prospettive al mio sguardo e alla mia capacità di visione che nel corso degli ultimi mesi ho spesso accusato di stanchezza e pesantezza.

L’originale da cui ho tratto il negativo per la fotografia che ho pubblicato in cima – che per altro così messa perde del suo particolare sapore tattile – è questo.

Lei in fotografia è Sara Ricciardi – questa fotografia è anche un po’ Sara Ricciardi -, [neo-trovata] compagna di viaggio eccezionale, ne scriverò ancora tanto raccontando dell’America. Quando ho scattato questa fotografia eravamo in viaggio attraverso il Gran Canyon in Arizona, Raffa portava la macchina alla giusta velocità che è quella in accordo perfetto col vento, la radio passava una bellissima musica spagnola e Sara giocava con la testa e le braccia slanciate fuori dal finestrino afferrava tra le dita una folata in mezzo a mille altre la lasciava andare ne afferrava un’altra e sul suo volto non c’era nessun segno del tempo passato, posso fare una cosa come quando ero bambina?

Mood: euforico
Reading: Jonathan Safran Foer, Ogni cosa è illuminata
Listening to: Edward Sharpe and The Magnetic Zeros – Kisses over Babylon
Eating: melanzane grigliate e certosa
Drinking: caffè



Pare che Indovina che manca a cena? sia stato eletto vincitore del progetto Momenti di Pane (NABA-Mulino Bianco) di cui ho raccontato a lungo su queste pagine e che Lou, Raffa e io venerdì 13 – una data buona per un inizio buono – si parta per Santa Fe, quella in New Mexico, in qualità di ospiti della University of Art and Design in occasione dell’ArtFest12 che è un evento annuale – soprattutto internazionale – indetto dal network delle Laureate International Universities nelle settimane dal 16 luglio al 3 agosto, un vero e proprio pullulare di workshop, corsi di lingua, esibizioni, film festival, concerti, performances, attività di ogni genere, tipo così

Per tutto questo Lou, Raffa, io e il broccolo – ovviamente –
ringraziamo di cuore chi ha votato e votato e ancora votato Indovina che manca a cena?

Pare che si parta dicevo perché è successo tutto nel giro di dieci giorni all’improvviso e nonostante adesso sia entrata in possesso del passaporto che fino a quattro giorni fa non avevo con tanto di fototessera in cui assomiglio a una con precedenti penali e intenzioni terroristiche – proprio ciò che non dovrei sembrare – che per averlo ho fatto un viaggio da milleottocentottantotto chilometri in trentaquattro ore senza contare i chilometri di oratoria sprecati tra commissariati e questura, ma anche del biglietto aereo Milano-Atlanta-Santa Fe e ritorno, del visto per gli USA e dell’assicurazione,

io non ho ancora realizzato nemmeno un po’ che tra quattro giorni vado a otto ore di fuso e sedici ore di volo in un luogo che con buona probabilità non conosce il caffè espresso, ma nasconde il peyote nel deserto tra un coyote e un serpente a sonagli timore di ogni madre che si rispetti, devo assolutamente munirmi di ciglia finte e sombrero tutto il resto arriverà strada facendo consapevolezza inclusa, di qui parto a valige semi-vuote.

Mood: perplesso
Reading: appena sveglia, ancora nel letto, come non succedeva da un po’
Listening to: Devendra Banhart – Feel just like a child
Watching: il cielo pesante che minaccia di rovinare la serata
Eating: a breve, il mio stomaco reclama
Drinking: tequila sale e limone



Indovina che manca a cena? che Lou, Raffa e io abbiamo realizzato per il progetto Momenti di Pane – Mulino Bianco, in collaborazione con l’Agenzia Network e NABA – lo ricordate, vero che lo ricordate, suvvia che lo ricordate? Se non lo ricordate, vi metto in mano lo straccio per rispolverare le puntate precedenti qui e siete in regola!

Da questo pomeriggio, Indovina che manca a cena? è finalmente online sulla pagina Mulino Bianco dedicata al progetto Momenti di Pane, insieme a Il trascoloco, l’altro video in concorso. Io vi passo sottobanco l’antemprima, ma voi andate a votarlo qui?
Collaborereste a regalarci un pezzetto di America. E questa volta no, non è una metafora. Il premio per il vincitore del concorso è una settimana a Santa Fè!





Grazie a chi ci voterà!

Cartoline per tutti!

Mood: vagante, ma fondamentalmente sereno
Listening to: Low – Drag
Watching: i lineamenti dei volti sconosciuti che s’incontrano nella metro
Playing: a modellare un orologio da taschino in treddì per l’esame di treddì che dipendesse da me non esisterebbe
Eating: mozzarella finta e maionese, quando si dice la sanità alimentare
Drinking: caffè




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Fotografie di backstage scattate da Zulio
– con buone probabilità anche da qualcun’altro in giro per il set –


Se guardo col famigerato senno di qualche giorno dopo al set di Indovina che manca a cena? per il progetto Momenti di Pane – Mulino Bianco, in collaborazione con l’Agenzia Network e NABA – mi sembra di poterlo annoverare senza esagerazione tra gli spartiacque che segneranno la mia carriera professionale perché mi ha sbattuta faccia a faccia con una dimensione che fin’ora mi era rimasta sconosciuta e che è quella di quando gli obiettivi, le problematiche e le dinamiche si fanno più grandi della conoscenza che se ne possiede. Potrei anche scrivere che è stato facile portare a casa un buon risultato, ma per me è stato maledettamente difficile al punto da spogliarmi di parte della visione romantica che avevo sul mio lavoro.
Detto ciò, Indovina che manca a cena? è stata un’esperienza di reale maturazione tanto professionale, quanto personale. Tengo a ciascuna delle osticità che ho incontrato sul set di Indovina che manca a cena? in modo particolare perché, malgrado queste, il lavoro che abbiamo portato a casa è molto buono, ma soprattutto perché, per reazione immmediata a queste, ho sentito consolidarsi tutte le mie aspirazioni e quindi la mia urgenza di crescere crescere crescere e poi superarmi, devo punto c’è in discussione quello che voglio fare della mia vita quello che reputo importante e non serve fermarsi a discuterne oltremodo.

Quindi grazie a Raffaele e Laura, miei compagni fin dal primissimo secondo, e ancora di più a tutti quelli che hanno lavorato in team con noi a Indovina che manca a cena?, rendendolo soddisfacente così com’è con leggerezza nonostante le difficoltà, io as always mi risparmio l’elenco per una lettura più agevole, a questo provvederanno i titoli di coda.

Da tabella di marcia, Indovina che manca a cena? sarà online il primo marzo, insieme al cortometraggio sul quale ha lavorato il secondo team selezionato per il progetto Momenti di Pane, composto da Zulio, Matteo Stefan e Federico di Corato, per altro stimati colleghi [qui Zulio racconta del lavoro del quale si sono occupati].
Da questo momento in poi, voi utenti del uorld uaid uéb in piena libertà potrete insultare o votare il progetto che ha scoccato la freccia più veloce nel vostro cuoricino, cosa che sarebbe assai più gradita di qualsiasi insulto perché noi due team di lavoro per un po’ ci faremo la guerra silenziosa sul uéb a causa di quella settimana studio a Santa Fe che è il premio finale per il team vincitore e che per sua natura fa gola a tutti e sei. Basterebbe dire che Laura e io, già da una settimana, ci sogniamo con le ciglia finte e il sombrero mentre dal New Mexico ci caliamo in Messico e poi sempre più a Sud, un pomeriggio siamo arrivate fino in Patagonia. Ma questa è già un’altra storia.