Cut Off c’è
novembre 24, 2011
Mood: tendenzialmente ansioso e dolorante
Listening to: la lezione del giovedì pomeriggio con un orecchio solo
Watching: Melancholia, di Lars von Trier
Eating: bisogna che lo faccia ancora effettivamente
Drinking: caffè
Urca! Ho mantenuto la promessa. Cut Off è online prima della fine della settimana. Piovono coriandoli.
Siccome ne ho già parlato fin troppo, semplicemente, eccoci.
Grazie.
Mi sorprende sempre un po’ la paura che nutrono gli uomini nei confronti del silenzio, la loro tendenza a saturarlo di musica e parole, come se da sè non facesse già rumore più di qualsiasi altra cosa.
Che poi io ho peccato di tendenze opposte e a ventidue anni mi ritrovo a dover fare amicizia con le parole per sfuggire a certe ambiguità asfissianti. Ma queste sono altre storie.
Insomma, Cut Off non è per caso. Ne ho sentito discutere e ne ho discusso tanto, lungo questi mesi, e per me è stato utile e piacevole. Perché, che sia più o meno riuscito o più o meno comprensibile, io Cut Off me lo sono strappato dalle budella. E come me, Zulio.
A tal punto, rimando anche all’illustre backstage quanti se lo fossero persi!
Molto forte, incredibilmente vicino booktrailer // Online
ottobre 26, 2011
Mood: inquieto
Watching: il grigiore esacerbato di Milano con l’arrivo dell’inverno
Eating: yogurt alla fragola e tachipirina
Drinking: acqua
Dopo lunghi mesi, tanto per rispettare la tradizione, senza ulteriori giri di parole, ecco il booktrailer di Molto forte, Incredibilmente vicino che Laura ed io abbiamo girato lo scorso maggio!
Di quanto mi stia a cuore la storia di Oskar Schell ho già scribacchiato, su quanto sia intimamente soddisfatta di questo risultato, invece, mi viene difficile mettere insieme due sole parole che abbiano senso. Insomma, è come ci era stato nella testa per tanti mesi, persino meglio!
Ed, in virtù di un sentimentalismo rituale forse, ma quantomai essenziale, ringrazio ancora ciascuno di quei bravi ragazzi citati nei titoli di coda perché senza anche uno solo di loro, molte cose sarebbero per certo andate diversamente.
A seguire, per irrorare il tutto con un po’ di demenzialità che fa sempre bene, una cartolina dal backstage su cui Laura ed io non abbiamo risparmiato le risate per un bel po’ di giorni dopo averla scoperta tra le altre riprese. La succitata cartolina mi immortala nel pieno sfoggio della mia stramaledettamente buffa duttilità facciale, mentre tento di raggiungere un qualche tipo di compromesso con il nostro attore nano, letteralmente smanioso di stroncare gli origami, nonostante una scena simile non fosse prevista dallo storyboard originale.
‹‹D’accordo Osc… no, tu sei Ulisse!, facciamo così. Puoi rompere gli uccelli, ma prima devi accarezzarli piano. Piano! D’accordo? Mi raccomando Ulisse! Falla bene e puoi rompere gli uccelli. Piano, Ulisse, piano!››
Da un po’ di tempo, anche ad Hollywood si parla tanto di Molto forte, incredibilmente vicino perché per il 2012 è prevista l’uscita dell’adattamento cinematografico. Si vocifera che sia uno dei più probabili candidati al premio Oscar. Allora chissà! Perché, personalmente, sugli adattamenti cinematografici mi riservo sempre qualche quanto di diffidenza.
Oskar, per esempio. Non indossa che il colore bianco.
Del cosa/come/quando/perchè del cortometraggio mio e di Zulio
Maggio 19, 2011
Mood: indefinito/indefinibile
Reading: il piano di produzione del cortometraggio mio e di Zulio
Listening to: il respiro di un corpo addormentato
Watching: l’alluce del mio piede sinistro
Playing: ad essere forte, fortissima
Eating: timballo di cereali e radicchio
Drinking: acqua
Si diceva in un’occasione e più del cortometraggio mio e di Zulio, ma del cosa/come/quando/perché di questo cortometraggio mio e di Zulio non s’è ancora mai scritto degnamente.
Indi.
Il cortometraggio mio e di Zulio nasce lo scorso ottobre come un’urgenza universitaria, in qualità di esame di regia, a partire da un’idea embrionale di Zulio successivamente elaborata e definita all’unisono.
Racconta della bambina Sofia che in casa della sua vecchia zia un po’ pazzerella scova un registratore portatile per audiocassette e lo manda in play. Racconta del suono e del silenzio, di come si confondono e si distanziano, alterando le prospettive fino a sfiorare l’incomunicabilità. Non a caso l’abbiamo intitolato Cut Off, che è la soglia tra un massimo ed un minimo e l’azione della loro scissione, ma anche un filtro di lavorazione dell’audio che taglia via certe frequenze prederminate.
Nel corso di cinque lughimabrevi mesi di lavoro, il cortometraggio mio e di Zulio è cresciuto nel tepore dei nostri cuoricini ed è diventato il chiodo fisso di giorni e giorni, un pensiero che al solo sfiorarlo si accende e prude sotto la pelle perché, quel ch’è giusto, a noi sta venendo alla testa una certa passione, una certa voglia di giocarcela al di là di un semplice esame e poi chissà, ma intanto si lavora e si lavora duro.
Chè a fare un film non ci vuole poco e prima di arrivare sul set e chiamare “Silenzio, Motore, Azione!” e mettersi a riprendere bisogna pensare e scrivere e organizzare, pensare e scrivere e organizzare, pensare e scrivere e organizzare tutto, il soggetto, la sceneggiatura, la regia, la fotografia, l’audio, l’attrezzatura, quella da chiedere alla scuola e quella da acquistare, gli attori, le locations, i sopralluoghi, i costumi, quelli da ricercare e quelli da far realizzare, le prove, la crew di lavoro, il trasporto e lo spostamento, i tempi, il piano di lavoro giorno per giorno, i costi, il perché e il valore di ogni più piccola scelta e via così.
Certo, il nostro è solo un cortometraggio, mica Ben-Hur, ma insomma, sarà la suddetta passione o la nostra natura o forse tutt’e due, ma qui facciamo i videomaker in erba seri e pure decisamente spostati verso la megalomania, che poi tutto sta nel ricercare la massima concretizzazione delle nostre idee, anche a costo di qualche sacrificio in più.
Zulio ed io, a lavoro su un set per le prove luci, in versione “Basta crederci”
Nel corso di cinque lunghimabrevi mesi di lavoro, tutto quello che c’era da fare, Zulio ed io lo abbiamo fatto insieme, abbiamo messo in gioco le nostre sensibilità artistiche ed umane, ci siamo scazzati perché due teste e due cuori diversi per natura non concordano a priori su tutto, anzi spesso seguono percorsi totalmente diversi e Zulio ed io siamo capaci di discutere per ore e ore, accorgendoci solo alla fine che stavamo dicendo la stessa cosa, ma con parole diverse, motivo per cui abbiamo spesso dovuto cercare il compromesso. Ma quel che più conta, Zulio ed io ci siamo affiatati e ci siamo conosciuti un po’ più nel profondo, dove prima ci negavamo.
A pensarci, il cortometraggio mio e di Zulio è saturo di piccoli dettagli umani. C’è la location che è la casa dei nonni materni di Zulio, sotto casa di Zulio, a Bassano del Grappa, ma i nonni di Zulio non ci sono più ed osservarla e scorticarla per conoscerla, scoprirne gli angoli e gli oggetti, sconvolgerla per le nostre esigenze narrative, è un po’ come aggirarsi nella vita di qualcuno che non conosci, ma che, giorno, dopo giorno riscopri un po’ più intimo, riconoscendolo tra i libri e le pile di dischi, le fotografie e i vestiti, la polvere e le impronte sui rami, sulle bottiglie e sui feticci di viaggio e i giorni di quieto trambusto, rimasti incuneati tra le pareti, iniziano a pulsare nelle orecchie. Ci sono i nostri viaggi notturni a musica alta e poi bassa, man, mano che l’abitacolo si impregna di parole sussurrate e la strada si fonde in un fiume luminoso e ci sono gli aperitivi sul ponte di Bassano a fantasticare in grande e ridere del futuro e poi la stanchezza fisica e mentale, ma ancora la voglia di arrivare in fondo e farlo ridendo. C’è la nostra piccola attrice che ha scritto una storia per noi, “i registi”, e ci sono tutte le persone incontrate con la loro età e i loro racconti, qualcuno persino in dialetto veneto, e la consapevolezza che quando consenti alla vita di entrarti nel sangue e fare il suo giro, certamente ti stupirai di quanta ce ne sia per le strade del mondo e di quanto tempo si possa sprecare a smarrirsi tra futili cavilli da burocrazia esistenziale, ché spesso tutto è più semplice di come ce lo macchiniamo nella testa. C’è tanto altro e ci sarà tanto altro ancora. Domani partiamo, io e Zulio e Laura e Nicolò che ci aiutano in quest’impresa, facciamo una buona squadra. Partiamo per Bassano del Grappa con la macchina stracolma di tutto il necessario per fare un cortometraggio e la nostra ansia ed euforia in parti uguali. Poi venerdì mattina iniziamo le riprese, quelle serie, e le concludiamo lunedì e la sola idea è strana, dopo cinque mesi di lavoro di preparazione, mi si rimescola dentro lo stesso intruglio che agita una donna prima di salire all’altare, così dicono succeda.
E allora, let’s go!, si prospetta un bel trancio di lavoro e lavoro e vita e vita e vita e vita e riuscirà bene, ce lo sentiamo. «Stai serena. Sarà un successo!» mi ha appena scritto Zulio. Le carte sono tutte in regola, sì, sono davvero in regola.