Apofisi
marzo 1, 2014
Mood: spazientito
Reading: L’uomo autografo di Zadie Smith
Listening to: passi e gocce lungo i tubi di riscaldamento
Watching: The secret life of Walter Mitty di Ben Stiller
Eating: pizza
Drinking: acqua dal rubinetto
Tutto potrebbe ricominciare dalla mole abbondante di lavoro che ho lasciato in sospeso, lá dove si concentra la frustrazione della mia personale caccia metodica a una formula espressiva sempre più chiara e essenziale, ma estremamente capace di guardare in profondità e fare breccia in interi complessi di idee e emozioni. Adduco come scusa l’insoddisfazione stilistica,
fin quando almeno mi sarà accettabile.
Quanto segue è evidentemente un’ammissione, ovvero: prima di trattare di riduzione a una formula espressiva chiara e essenziale, c’è bisogno di chiarificare gli interi complessi di idee e emozioni da ridurre a una formula espressiva chiara e essenziale.
Di fatto, io negli ultimi tempi penso, penso, penso e mi emoziono per tutto, ma – o per effetto di un tale surplus – non so proprio dove adare a parare. Ecco perché lascio tutto in sospeso.
E non mi riferisco al lavoro soltanto.
marzo 1, 2014 at 8:25 AM
È quello che sta capitando a me, ma non avrei saputo esprimerlo così bene…
marzo 2, 2014 at 1:20 AM
Io credo tu lo esprimeresti solo diversamente! (ma grazie)
marzo 1, 2014 at 10:06 AM
Siamo già tre.
marzo 2, 2014 at 1:19 AM
Siamo proprio in buona compagnia!
Tu porti anche la musica buona! 😉
marzo 2, 2014 at 9:43 AM
Tutti sotto l’effetto della tempesta magnetica… 😉
marzo 1, 2014 at 10:18 AM
Ho ammesso “sono un po’ matta e non capisco che succede nella mia testa” e chi avevo davanti, fortunatamente, ha riso forte. E io ho iniziato a sentire un po’ meno confusione, tra tutto quello che mi emoziona. Ma come lo dici bene, tu. Sarà la primavera?
marzo 2, 2014 at 1:24 AM
La mia istruttrice di yoga dice che ci vogliono circa diciotto giorni per completare la transizione dall’inverno alla primavera. Il problema è che – non so come vadano le cose lì, ma – qui un giorno è primavera, il giorno dopo è inverno e poi di nuovo primavera. Se dipende dalle stagioni, a buon diritto è difficile capirci qualcosa.
Io credo tu non sia matta. Soltanto molto umana.
In ogni caso, talvolta fa super-bene qualuno capace di ridimensiona con una risata i problemi che ci siamo creati!
marzo 1, 2014 at 3:56 PM
Il tuo pensare e il tuo emozionarti è sempre una buona notizia. Stai accumulando tutto quel che poi potrai esprimere nella forma più chiara e essenziale che vorrai. E’ una bella cosa.
marzo 2, 2014 at 1:25 AM
Tu sì che dici una cosa tanto giusta e che coglie nel pieno il sottotesto. Questo è il periodo dell’incubazione. 🙂
marzo 1, 2014 at 5:13 PM
Ti invidio. Soffia un po’ di vento verso di me, per favore.
marzo 2, 2014 at 1:26 AM
Io invidio te, quando ti leggo. Come la mettiamo?
In ogni caso, soffio con piacere. Se tu soffi verso di me, credo gli esiti potrebbero essere molto piacevoli. Un cambio d’aria ben nutrito.
marzo 2, 2014 at 8:08 AM
Pensavo che dove stai tu forse tira sempre un po’ di vento, mentre qui è cosa rara. Ieri sera ha iniziato invece a soffiare un sacco.
Dammi il tempo che si calmi un po’ e ti premetto un po’ di aria di qui.
Aria che oggi é verde intenso e grigio asfalto.
marzo 2, 2014 at 12:01 PM
È una sensazione abbastanza familiare.
E comunque stiamo tutti più o meno messi così, che abbiamo da fare, da fare, da fare, ma poi ci perdiamo. Cambierà 🙂
marzo 12, 2014 at 11:05 PM
Ma se siamo così tanto, com’è che ci perdiamo? Dov’è che andiamo a finire? 🙂
marzo 3, 2014 at 11:01 AM
ebbò,nel senso: tempesta magnetica;sbalzo ormon-stagionale;tempi d’assestamento;indecisione planetaria,luna in sagittario;saturno girato di culo e mettici pure un pizzico di “chi troppo vuole nulla stringe”, ma ‘sto miscuglio che certe volte è velenoso, mi sa che si è spalmato bene su un gruppetto nutrito.Mentre dentro mi vivo un altro pseudo ’68; mentre due giorni fa mi coprivo le orecchie e sudavo e mi schiacchiavo la testa sulle ginocchia in un multisala poco distante; mentre il traballìo ormai mi fa da complice nelle passeggiate del “tentiamo di capirci qualcosa”, poi ieri mattina mi son steso in compagnia su lastre di pietra bianca,sotto al sole e davanti al mare. E certe volte le cose ritornano un pò più semplici.Certe volte,a volerle vedere così.Che ieri avevamo due cappuccini in una giornata fredda ma col sole.mancava il terzo.il tuo.
marzo 12, 2014 at 11:12 PM
Lo sai, no? Noi corriamo e corriamo, arzigogoliamo i pensieri, ma è quando la facciamo semplice che ci capiamo qualcosa.
marzo 3, 2014 at 11:18 AM
Io di solito ci metto tanto, ma riesco a finire…
PS: questo è il progetto idiota supersegreto ma ormai non più che ti volevo sottoporre, da grafica che ne pensi?
marzo 13, 2014 at 8:45 AM
No, vabbè: play, prime note epiche, compare “When Life Gets you down” e il mio computer… si spegne! Immagino che secondo lui la risposta sia: andare a dormire!
La tua idea mi diverte comunque e mi immagino il video professionale idio-epico che potrebbe uscirne! 😀
Io non sono grafica, se lo fossi grafica – grafici, prendetela bene! – mi profonderei in commenti stressanti circa il font del video.
Come videomaker però ti dico ache che sono troppo contenta di non vedere strane dissolvenze e transizioni a stella! Ti abbraccerei!
marzo 13, 2014 at 10:11 AM
Se vuoi ci aggiungo qualche brillantino! XD
marzo 13, 2014 at 10:57 AM
Eccellente! I riflessi di luce senza motivo vanno troppo di moda nel settore da un paio d’anni!
marzo 5, 2014 at 6:47 PM
Forse hai lasciato anche il post in sospeso…
marzo 11, 2014 at 12:16 AM
Inevitabilmente… 🙂
marzo 8, 2014 at 12:55 AM
dovremmo accettare la confusione, i nodi che non si sciolgono, la vita che tra sistole e diastole si contrae e si stende. Dovremmo accettare la complicazione, le pagine che attendono, l’inchiostro che non scorre, il pulviscolo nell’aria. Dovremmo, ma poi invece, c’è un desiderio di semplicità, di pensieri compatti, di linearità espressive che conducono in un unico sguardo dal principio alla fine. Come il desiderio dell’innocenza. Due poli, cercare l’uno e vivere nell’altro.
marzo 13, 2014 at 8:49 AM
Ecco, sì. Mi hai tolto la parola.
Dovremmo accettare tutto questo di cui tu scrivi – confusione e semplicità -, non foss’altro perché è ciò che ci rende ricchi.
Grazie per queste tue belle parole.
marzo 17, 2014 at 6:10 PM
io anni fa la chiamavo sospensione del giudizio.
una formula assai cruda. anche un pò colpevolista, a pensarci bene.
allora forse è più una còsa tipo entropia emozionale, in una pasticceria intimista. dove io fò solo pasticci che semmai più avanti scoprirò essere avanguardia culinaria.
ora no.
uào averti beccata.
marzo 19, 2014 at 6:33 PM
Mi stai giá simpatica con questa storia della pasticceria intimista.
Che poi, non so perché, mi ricorda di quando da piccole, mia sorella e io, facevamo la cremeria col gelato, in altri termini lo rimescolavamo tutto nel bicchiere fino a renderlo una crema. Ci sembrava diventasse piú buono.
Vengo presto a spulciare nel tuo blog.