Mood: entusiasta
Listening to: Lynn Johnson on the heroic nature of humanity (nationalgeographic.com)
Watching: Nick Veasey’s Cyanotypes of x-rays
Eating: mozzarella, pomodoro e basilico
Drinking: caffè




dorotea pace_photography

The Netherlands, Den Haag, Moerwijk, 12 September 2014.
Stefanie and Timon who doesn’t know how to fly.

Apofisi

marzo 1, 2014

Mood: spazientito
Reading: L’uomo autografo di Zadie Smith
Listening to: passi e gocce lungo i tubi di riscaldamento
Watching: The secret life of Walter Mitty di Ben Stiller
Eating: pizza
Drinking: acqua dal rubinetto



Tutto potrebbe ricominciare dalla mole abbondante di lavoro che ho lasciato in sospeso, lá dove si concentra la frustrazione della mia personale caccia metodica a una formula espressiva sempre più chiara e essenziale, ma estremamente capace di guardare in profondità e fare breccia in interi complessi di idee e emozioni. Adduco come scusa l’insoddisfazione stilistica,

fin quando almeno mi sarà accettabile.

Quanto segue è evidentemente un’ammissione, ovvero: prima di trattare di riduzione a una formula espressiva chiara e essenziale, c’è bisogno di chiarificare gli interi complessi di idee e emozioni da ridurre a una formula espressiva chiara e essenziale.
Di fatto, io negli ultimi tempi penso, penso, penso e mi emoziono per tutto, ma – o per effetto di un tale surplus – non so proprio dove adare a parare. Ecco perché lascio tutto in sospeso.
E non mi riferisco al lavoro soltanto.

Holland, 8 am

ottobre 19, 2012

Mood: ansiogenato
Reading: Ercole Visconti, Parole illuminanti
Listening to: fringuellii e cinguettii
Watching: il sole, finalmente dopo giorni e giorni di pioggia
Playing: a dis-ansiogenarmi
Eating: involtini di melanzane
Drinking: latte e cioccolato, che domande?!




Holland, Rijswijk, 19 ottobre 2012, 8 am


È evidente che, negli ultimi giorni, sto esercitando le facoltà del silenzio più che quelle della parola. Allo stesso tempo, ho l’impressione di comunicare tante e tante cose.

Ma con buone probabilità si tratta soltanto di una mia impressione [non sarebbe la prima volta].

Concretezza

ottobre 14, 2011

Mood: conciliabile
Listening to: canzoni ad elevata concentrazione di bassi ed energia rabbiosa
Watching: 1°) una valanga di bei films; 2°) un cortometraggio da “non ci resta che piangere ed io che volevo fare il cinema tanti puntini di sospensione” scritto e diretto da Tornatore per Esselunga – prima e seconda parte ricercate appositamente per voi -; 3°) il nuovo videoclip di Brucerò per te dei miei amati Negrita, in merito al quale mi mangio le mani e mi domando perché sprecare immagini bellissime e suggestive come quelle dell’immobilità frammentata nel nulla di fatto del video nella sua complessità.
Playing: a produrre endorfine
Eating: spasmodicamente, considerate le mie abitudini
Drinking: tisane alle erbe



Felicità.
Va a viene. In verità, mai troppo lontana dal nostro intorno e dal nostro giorno più immediato.
Malgrado tutto, si fa. E si rifà.

Ultimamente accuso un troppo diffuso sentimento di costipazione emotiva generata dall’assalto frontale di avvenimenti e pensieri da cui non sono stata veloce a proteggermi, e dopotutto si sa, a piovere viene giù sempre sul bagnato.
Certi giorni, proprio non mi sto nella pelle. Mi sento fisicamente schizzare fuori da me. Non è “come se”, certamente ho all’interno qualcuno che urla e prende a pugni gli organi e fracassa le ossa, mentre io resto con le mascelle serrate a millantare uno stoicismo che devo ancora sviscerare tra i respiri più profondi. Mi fa male e senza filtraggio.

“Io darei la mia vita, / le ebbrezze più nauseanti della vita, / per sapere passare in quelle luci / come passa quel giovane / che le ha calme nel sangue, / com’è passata quella donna accesa / che ne ha intorno e negli occhi / tutta la limpidezza allucinante.” scrive Cesare Pavese nella prima de Le Febbri Luminose. Ugualmente io, ed io per me medesima mi depreco! Ho compiuto passi da gigante per alleggerirmi le scarpe e le tasche e le sacche emotive, ma nonostante tutti i sassi sterili lanciati alle spalle, resto un esseruncolo oscuro e grave che la terra magnetizza verso il suo nucleo, stringendo le vie di fuga a giorni alterni. Così mi inchiodo negli occhi di quanti, pur senza necessariamente sciacquarsi soltanto in superficie della vita, non perdono chiarezza e leggerezza, e mi sembrano esseri eterei questi ultimi e splendenti. Sicché inevitabilmente io per me medesima mi depreco! Ho ampiamente bypassato la pretesa tutta paradossalmente umana di cucirmi addosso una qualche forma di perfezione, neanche esistesse su questa terra, la perfezione!, ma fossi diversa, che non necessariamente significa meglio di come sono, sarei certamente meno intimamente sola, ed allora perché semplicemente non mi riesce di smettere di interiorizzare tutto quanto così tanto e di segare ed arzigogolare elucubrazioni celebrali e cardiache fino a farne cavezza?

Concretezza.
Per gente come me, servirebbe quella soltanto.
Di tanto in tanto ed in dosi massicce.



Evo-lux

febbraio 10, 2011

Mood: lunatica
Listening to: Telefon Tel Aviv – Sound In a Dark Room
Playing: a dipingere con la luce
Eating: yogurt e cereali
Drinking: acqua



Nel buio, è l’evoluzione del corpo nello spazio a dipingere la luce.
Un corpo che, nel buio, trova il suo colore.
Un corpo che nel buio si fa strada.



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Oggi (che in realtà è già ieri) dopo l’esame avevo voglia zero di studiare.
C’erano il sole e la tentazione di andare a passeggiare, le paturnie dell’insonnia e le mille domande senza risposta. Allora ho recuperato in un balzo Pauline e ci siamo concesse un pomeriggio a sperimentare il lightpainting in red&blu.

Sum, es, fui, esse

ottobre 16, 2010

Mood: ricercatore sereno
Reading: Mariusz Szczygiel, La donna che spiava se stessa
Listening to: Natasha Bedingfield – Unwritten
Watching: me stessa
Eating: pastina coccolosa al formaggino
Drinking: camomilla






Stilo elenchi meticolosi, mi abbandono a flussi di coscienza infiniti.
Li aggiorno, li trasformo.
Trascrivo tutto, documento ogni segno del mio passaggio.
Sembra futile, non lo è, suggerisce, evoca, cose essenziali, straordinarie.


Chi sono, dove sono, cosa faccio, cosa voglio.
Quello che mi è intorno e quello che mi è dentro.


Così mi esploro, mi ri-approprio di me stessa, mi ri-scopro.
Spazio nello spazio dentro, ne traccio uno nuovo facendomi spazio tra le intercapedini del vecchio.
Spazio nello spazio fuori, lo influenzo, muovendomi, mi influenza, lo solco, fisicamente, mi solca.
Fuori-dentro-fuoridentro-fuoridentrofuoridentro, come un respiro, prende da fuori e porta dentro o prende da dentro e porta fuori?, entrambi direi, è la prova che la vita esiste, sempre, comunque, con alti e bassi.



Ho una mia consistenza, essenza, esistenza.
Con un valore legittimo non negli altri, ma per genesi in se stessa
. Sono cuore pulsante della mia vita, cervello e polmone.
Oggi stano questa consapevolezza, da troppo tempo accucciata nell’oblio.
Sto bene oggi, cammino a testa alta. Sorrido anche.