Io prima di venire in fiore

gennaio 29, 2012

Mood: stranito
Reading: Aldo Nove, Amore mio infinito
Listening to: i racconti della settimana di Yanna
Watching: Happy family di Gabriele Salvatores
Eating: mandarini
Drinking: acqua finalmente



Io gli stivali vecchi tre anni con cui ho calpestato tanti suoli da averne perso il conto li ho abbandonati nella spazzatura prima di partire di nuovo per Milano. Io mi è sembrato di guardarli guardarmi con malinconia tra le bucce e le carte unte nella spazzatura, ma ho distolto lo sguardo e ho indossato un paio di stivali nuovo fiamma. Io il sacco a pelo l’ho attaccato allo zaino e sono uscita dalla casa in cui sono nata con la sensazione di star partendo non soltanto per Milano, piuttosto per un viaggio molto lungo molto importante, di non avere più motivo per tornare per guardarmi indietro.
Io la terra in cui sono nata ormai sfugge nella cornice dei finestrini dell’ennesimo Frecciabianca Bari-Milano, si straccia per non sottomettersi alle distanze che aumentano di secondo in secondo in secondo insecondo insecondo insecondoinsecondo i n s e c o n d o
– tu-tum tu-tum tu-tum shhh tu-tum tu-tum tu-tum – ho scelto il treno per un saluto tutto stile e già si avvicina il crepuscolo, cieli con un volume così sono solo sulla terra in cui sono nata, di qua

Io questa volta per la prima volta andare via proprio non mi riesce col passo leggero

e non per le scosse del terremoto a Milano, non per l’idiosincrasia da ritorno qualunque a Milano.
Piuttosto per
Io in questa settimana veloce ho sentito il rumore sordo del mio cuore nel vuoto che è il vuoto lasciato da mia nonna che è morta, il vuoto che è la percezione di tutto lo spazio fisico che non occuperà mai più, di tutti gli oggetti che non sfiorerà mai più, perché l’hanno chiusa dentro una tomba dentro un loculo con una foto da diva anni quaranta su di un cielo con cirri e di lì non tornerà mai alla terra mai al ciclo vitale mai pioggia mai vento mai sulla mia pelle e lei mi manca tanto, a volte se si trattengono le lacrime troppo a lungo finisce che scoppia a testa, io mi scoppia la testa.
Io in questa settimana veloce a furia di sentire il rumore sordo del mio cuore nel vuoto che è il vuoto lasciato da mia nonna che è morta, il vuoto che è la percezione di tutto lo spazio fisico che mia nonna non occuperà mai più, di tutti gli oggetti che non sfiorerà mai più, ho finito per sentire anche il rumore sordo del mio cuore nel vuoto che è la percezione di tutto lo spazio fisico che io non occuperò mai più, di tutti gli oggetti che non sfiorerò mai più e che con questa partenza lascio nella terra in cui sono nata che ormai sfugge nella cornice dei finestrini dell’ennesimo Frecciabianca Bari-Milano.
Io questa volta
il divano, il tavolo della cucina, la libreria, gli album per le fotografie, la candela al sandalo, la tomba di mia nonna che è morta, il pianoforte, le strade di campagna, l’abbraccio di un amico, la stazione di Castellana Grotte, la stazione di Conversano, la stazione di Rutigliano, la stazione di Triggiano, il lungomare di Bari, (eccetera)
mi sono commossa
Io questa volta
i luoghi e gli oggetti che raccontano la storia di come io ero prima di conciliarmi con io come ero, prima di diventare donna, prima di diventare adulta, prima di diventare consapevole del mio peso e del mio spazio, prima di capire che l’amore non basta, prima che mia nonna che è morta morisse, prima di attaccare il sacco a pelo allo zaino, prima di imparare a lasciar andare e a lasciarmi andare, prima ancora di tanti eventi che hanno stravolto io come ero
Io questa volta volevo mi inghiottissero mi assimilassero nelle loro viscere per riempire il vuoto che è la percezione di tutto lo spazio fisico che io non occuperò mai più, di tutti gli oggetti che non sfiorerò mai più,
di tutte le emozioni che ho tanto amato, di tutte le emozioni che non

Io mi sembra molto assurdo non capisco cosa mi stia succedendo eppure è tutto molto chiaro e sta capitando adesso a me è capitato a chiunque di
cambiare vedere tutto cambiare, io come ero la vita come era come avrei voluto che fosse
non avere più motivo per tornare per guardarsi indietro
– l’horror vacui –

Io la morte di mia nonna che è morta mi ha reso poetessa
E venne col crepuscolo il cremisi
in fiore

ho scritto perché guardando mia nonna che è morta tutta disarticolata dalla vita ho pensato che io anche voglio morire tutta torta e bruciata dalla vita, non composta come fossi rimasta ferma in poltrona, come avessi consumato il mio tempo prendendo un treno un aereo un passaggio perché e dopo averne persi già altri due altri tre, ho pensato che io anche è giunta l’ora di chiudere dentro una tomba dentro un loculo io come ero e venire in fiore è un giorno importante abbastanza per la mia vita, ma

Io prima di venire in fiore, prima di tutto l’ignoto che arriverà prolungando le radici in ogni direzione sotto la spinta del cuore che freme impazza si arrampica, io a volte la malinconia lascio che mi scavi e per una volta ancora mi affaccio sullo strapiombo di io come ero, di tutte le cose come erano e che di secondo in secondo in secondo insecondo insecondo insecondoinsecondo i n s e c o n d o diventano più lontane.


Io prima di venire in fiore.


(Bari-Milano, treno)