The Way back Home

gennaio 25, 2011

Mood: confusa
Reading: Jens Hauser (a cura di), Art Biotech
Listening to: Radiohead – No Surprises (mandata da Laura al contrario e giù di disquisizioni su quanto comunque la canzone non perda la sua musicalità)
Sid Vicious – My Way






Un mese a prendere e partire, fermarmi, poco, mai troppo, per ripartire, un mese intero così, a macinare chilometri e prendere e dare ed intossicarmi di vita, l’Olanda nel grembo della famiglia, mia sorella ed io a letto tra a mamma e papà, Dai, facciamo notte in bianco! Passiamo le ultime ore insieme! Sveglia grassone!, e l’Olanda on the road, uno zaino in spalla, Pauline al collo, piedi nella neve ed occhi ebbri, Come on, come on!… Ein blau tram kard, alstublieft… Excuse me, just an information, e inglese e italiano e olandese, persino francese nella testa *; immediatamente dopo, la mia amata Siena dall’atmosfera quieta, per abbracciare un’Amica che non vedevo da troppi mesi, lasciarmi avvolgere dal suo calore, respirare la sua vita ed i suoi pensieri ed immergermici, Perché devi andare via?, Siena per riabbracciare inaspettatamente un Amico, trovarlo cambiato, ma essere ancora un Noi, come ai tempi della fotografia appesa al muro di fronte, Lui, Lei, io, il caffettino, mancava solo la sigaretta, sia Lui che io abbiamo smesso di fumare, Guardate, quanti mesi erano passati?, due? Eravamo già noi, due anni e più sono passati ormai; poi un treno direzione Vicenza, destinazione Bassano del Grappa, da Zulio, per concludere la stesura della sceneggiatura di Cut off **, il nostro primo cortometraggio da girare in aprile, fare un primo sopralluogo, conoscere le nostre due attrici, stanchi morti alla fine di questo tour de force, ma tanto, tanto soddisfatti di stringere tra le mani una buona porzione di fase di pre-produzione.
Insomma. Un mese, alla fine del quale, risulta difficile disfare una valigia che si è affollata sempre più ad ogni sosta di biglietti usati di aereo-pullman-treno-tram, mappe su tovaglioli di carta e bustine di zucchero ed appunti visivi, odori tanti e diversi per ogni sosta, emozioni nuove, ritrovate, perse,

parole poche e tutte



sul fondo.


Da una settimana sono di nuovo stabilmente a Milano. Ho ripreso a frequentare l’Accademia quotidianamente, a prepararmi per gli esami di febbraio (e a diventare folle dietro la fatica), a lavoricchiare ai progetti futuri, a restare per ore con gli occhi fissi sullo schermo del computer.
Com’è andato il rientro a Milano?, mi domandano, Faccio fatica, rispondo. Effettivamente, solo ieri ho disfatto la valigia, riposto tutto negli armadi e nei cassetti, ma non mi sono arrampicata sulla scala per costringerla sul soppalco in bagno, l’ho lasciata di fianco al letto, Questa stabilità mi destabilizza, no, non sono stanca di viaggiare, perchè ne ho bisogno come l’aria, osservare, ascoltare, confrontarmi, vecchio e nuovo, ricevere stimoli, essere stimolo, ancora una volta luogo da scoprire, non solo,

ci ho pensato. L’ultima sera a Siena, me ne stavo stesa in Piazza del Campo, si usa così a Siena, con l’Amica mia, l’Ex-Coinquilina mia ed un amico suo, più la sambuca. Raccontavo dei miei ultimi spostamenti, di quelli che ho in progetto per il futuro. Accidenti, Soroty (mi chiama così l’Ex-Coinquilina mia), sempre pronta a partire!, Massì, mi piace, sogno una vita a farlo, rispondo io, Eppure prima o poi dovrai fermarti, salta su l’amico dell’Ex-Coinquilina mia. Mi sono sentita inspiegabilmente in imbarazzo, non ho risposto, mi si è piantato un chiodo fisso nella testa.

Per questo motivo ci ho pensato. Sono fatta così io, ho le radici mobili, nulla di troppo visceralmente legato a spazi, luoghi ed oggetti, sicché faccio presto ad affondarle in un qualsiasi nuovo terreno e a trovare nutrimento ed abbellimento, far fiorire gli affetti e sentirmi a Casa, ‘ché io ho una teoria, una tra tante, da quando ero ancora bambina, Casa non è un luogo confinato da pareti, ma un’atmosfera di appartenenza, una serenità diffusa, il rullo di cuore che ti batte al fianco, uno o due o tre, un intermezzo di condivisione emotiva, lo spazio di un abbraccio, poi poco importa in quale angolo del mondo ci si ritrovi. Agli affetti, a quelli sì, mi lego visceralmente, talvolta accuso anche la nostalgia di qualche lontananza, ma solo talvolta perché ogni persona che ho amato, che amo fluisce in me, e serenamente attendo i ritorni, i giri di vita, gli incroci tra strade parallele, mentre continuo a vivere e costruire.

Ho guardato al fondo di questo mese da nomade, straniera, sempre, ad ogni sosta, eppure completamente a mio agio di fronte alle novità, sempre, come fossi autoctona, mentre ad ogni sosta elevavo la mia piccola Casa. Ho capito quanto questa condizione sia necessaria al mio star bene.
A ben pensarci, il mio ultimo mese non è che un mese a rincorrere Casa. A ben pensarci, il mio nomadismo non è che una via verso Casa. A ben pensarci, non escludo la possibilità di fermarmi. Presto o tardi, a ben pensarci.





* prima o poi, ci conto, avrò tempo per selezionare, elaborare e mostrarvi le foto del reportage olandese
** post dedicato, a breve su questi schermi

9 Responses to “The Way back Home”

    • dorotea Says:

      sano, sanissimo rock! non può che mettermi di buon umore!

      “Get your motor running
      Head out on the highway
      Lookin’ for adventure
      in whatever comes our way
      Here and God are gonna’ make it happen
      take the world in a love embrace
      Fire all of your guns at once and
      explode into space”

      Grazie!

  1. losengriol Says:

    Non so come faccia chi disfa la valigia subito dopo essere tornato. Per me, più è stato intenso il viaggio più tempo impiego per decidermi a riporre, realmente e metaforicamente, la valigia sull’armadio.
    Poi tu sei particolare, sei on the road (e lo avevo sospettato :D).
    Sono contenta quando ti fermi a raccontarcelo.

    • dorotea Says:

      Mentre ero a Siena, sono tornate le coinquiline della mia amica. hanno disfatto la valigia neanche il tempo di tornare. Io ero letteralmente sconvolta.
      Ogni ritorno è un po’ una catarsi, la valigia un elemento fondamentale alla sua pratica.

      Sono davvero contenta di ritrovarti, quando mi fermo a raccontare! E’ come aspettare qualcuno. 🙂

  2. Marilù Says:

    Radiohead e Sid Vicious? Degna di tua sorella, saper cambiare da un genere all’altro. Soprattutto dai Radiohead a Sid.

    Ma sì, infondo anch’io vorrei poter aver la possibilità di scappare lontano da qui, non avere mai radici e poter continuamente avere nuova aria da respirare per poter dimenticare. Ma la verità è che per me andare via non è mai stato così facile, ma non mi preoccupo perchè tutto tra 5 mesi o poco meno cambierà.

    L’importante, però, è stare a Casa, lì dove si può ascoltare il battito di chi si ama e dove ci si può perdere in un abbraccio che profuma sempre di ricordo, ma al tempo stesso di presente, quel presente che ovunque andrai e ovunque sarai, sarà sempre lì, con te.

    Ti amo.

    • dorotea Says:

      Ed i radiohead al contrario tu ancora non li hai ascoltati. Provvederemo! 😀

      Fuga e viaggio non sono la stessa cosa. E viaggio non è amnesia, ma forza di portarsi dentro la vita, bene e male. La fuga è ciecità, il viaggio è estrema sensorialità. A volte convivono, a volte si confondono, ma sono esperienze tanto diverse. Io la penso così. Fuggi pure, a volte serve, ma trova anche il tuo viaggio, il tuo modo di viverlo.

      Nel tuo viaggio sono e sarò presente, ovunque sarò e ovunque sarai. Stesso sangue.

      Ti amo.

  3. cescocesto Says:

    “Eppure prima o poi dovrai fermarti”.
    mi fa venire in mente una frase che mi ha detto il mio attuale coinquilino ieri sera: dove ti vedi in futuro?
    mi è venuto spontaneo dirgli che mi immagino una casa, ma non riesco ad immaginarmi un “dove”, perchè anch’io sogno una vita nomade, ad assaporare arie, sapori, terre diverse.

    io poi ci metto secoli a sfare la valigia. ogni oggetto messo via mi riporta un ricordo meraviglioso del viaggio appena trascorso.

    • dorotea Says:

      E’ proprio così.
      Al momento, il mio dove è itinerante, molto emozionale e poco pratico.
      Per me è strano accostare “la visione nel futuro” ed un “dove” che non sia un “ovunque”.

      E poi, le valigie, si sa, al ritorno sono sempre più cariche ed un po’ più confuse rispetto alla partenza. Sono più vissute. Fare ordine è un’impresa alquanto titanica! 🙂


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