Holland, Pass Through // Venti scatti più uno

gennaio 13, 2012

Mood: stravolto e galleggiante
Listening to: Ken Ikeda – Pictures
Reading: Aldo Nove, La vita oscena [si consiglia vivamente, sono brividi secchi]
Watching: me medesima che sembro un personaggio di Tim Burton
Playing: a spaccare il ghiaccio nel freezer
Eating: risotto col radicchio
Drinking: caffè

























[Rijswijk. Delft. Kijkduin. Den Haag. Utrecht. Amsterdam.]

Manca una cosa soltanto.




[Sorella. Padre. Madre.]

E questo è quanto.


Giorni. In numero, venti.

30 Responses to “Holland, Pass Through // Venti scatti più uno”

  1. Eta Says:


    (Come non dire che questo profluvio di immagini dopo il ritorno mi ricorda un altro post? 😛 🙂 )

    Utrecht è https://vecchiamoleskine.files.wordpress.com/2012/01/20.jpg ?

    • dorotea Says:

      Immagini, quasi solo immagini perché bastano a raccontare. 🙂 Rimandi giustamente!
      Quella che hai segnalato è Amsterdam.
      Utrecht è



      Effettivamente a Utrecht corrispondono in maggior numero i miei avvicinamenti di fiducia alle persone. Sarà che inevitabilmente ti avevo in testa mentre scattavo.
      Ne ho un altro po’ che qui non ho pubblicato. Già appunto c’è un profluvio sufficiente. Te le mostro a parte, magari.


  2. bei luoghi, belle atmosfere e belle foto

    • dorotea Says:

      Grazie! 🙂
      In molti casi, queste fotografie hanno richiesto appostamenti veri e propri pur di avere in macchina le giuste condizioni suggerite dai luoghi.
      Mi fa piacere che ti piacciano!

  3. mellie Says:

    Mi hai ricordato tante cose. Il ragazzo che beveva dal cartone del latte sul bus n°48. La voce registrata che declamava i nomi delle fermate. I canali ghiacciati e una bicicletta caduta giù rimasta sospesa sul ghiaccio. Albert Hejn dove fare razzia di stroopwafels. L’odore di fritto per le strade e quello dell’hotdog di hema che non andava più via dal piumino.
    Bellissime foto.

    • dorotea Says:

      La tua Olanda ricorda un po’ la mia, fatta di piccoli riti e umori latenti. (l’odore di fritto a cui fai riferimento, per molti anni, ha rappresentato per me l’odore dell’Olanda. Quando lo sentivo altrove dicevo “Sa di Olanda”) Imparo a conoscere l’Olanda sempre un po’ di più. Un po’ com’è normale che sia, dal momento che miei ci vivono ormai da più di un anno. Sospetto che davvero si tratta di una terra per chi ha la capacità di vedere e ascoltare con molta attenzione. Non è così facile come può sembrare a un primo sguardo superficiale e sfatto.
      Grazie per essere passata. Grazie per le tue parole che mi hanno fatto viaggiare un po’ per quelle strade.
      (grazie ovviamente per il complimento, mi fa piacere sapere che queste immagini hanno saputo evocare)


  4. Ho una foto molto simile di Vondel Park. Amsterdam rimane nel cuore.

    • dorotea Says:

      Conosco Amsterdam un po’ meno di altre città olandesi. E’ lontanina da dove al momento abitano i miei.
      E l’unica volta che sono stata a Voldelpark è stato sei anni fa (brividi solo a pensare a tanto tempo!).
      Ma ne conservo davvero un bel ricordo.
      Forse migliore di come l’ho ritrovata quest’anno.

  5. vittoria Says:

    Che dire, molti di quei momenti, li ho vissuti con te, ma adesso vedendo i tuoi scatti mi sono emozionata.. Sono foto molto belle…

  6. Sorella Says:

    Noi siamo i più belli in assoluto.
    Questo è quanto!

  7. losengriol Says:

    Ti volevo appunto chiedere, mentre guardavo e riguardavo, se per ottenere questi scatti fossi stata in appostamento. E infatti!
    Sono tutte bellissime (ma in https://vecchiamoleskine.files.wordpress.com/2012/01/6.jpg quelle cosa sono, pizza di formaggio?). Le città olandesi mi piacciono moltissimo – sono stata in Olanda solo una volta, e da turista, all’età di 14-15 anni mi pare, quindi tutto quel che dico è da prendere con le pinze; ma l’architettura, il modo in cui si allineano queste case alte e strette, dai tetti spioventissimi e i lucernari, le strade lisce e ampie… Magari ci si aspetterebbe il contrario, ma sono luoghi pieni di colori.
    La più bella di tutte però è l’ultima. E non solo per l’impatto emotivo 😉

    • dorotea Says:

      Beh, sì, camminando si coglie un luogo, un’atmosfera, un volto. Ma perché quel luogo, quell’atmosfera, quel volto si manifestino e si esprimano come si vuole in una fotografia c’è bisogno di aspettare e aspettare e ancora aspettare, il momento giusto. E’ come un approccio, no? 😀 Fare della fotografia un mezzo di comunicazione significa capire in primo luogo che è una castroneria quella del “ci pensa la macchina a fare tutto quanto”. Fa la macchina il clic, ma è il fotografo a guardare e sentire una storia e poi dire alla macchina cosa e come. Non c’è un solo modo per fare una fotografia. Se il fotografo ne sceglie uno, piuttosto che un altro è perché vuole comunicare una certa cosa. Banalmente, se su uno sfondo urbano fisso, imposto in macchina tempi brevi per fermare il movimento di una bicicletta in corsa, piuttosto che i tempi lunghi per non fermare il movimento ed evidenziarlo, dico due cose molto diverse.
      Poi ci sono i casi come quello della fotografia delle pizze di formaggio (essì, ero a bocca aperta anch’io) in cui sai benissimo come vuoi che sia la tua immagine finale e cosa vuoi che racconti, passi mezz’ora con l’occhio nel mirino per aspettare il momento giusto (con tanto di madre che mi avvisa del passaggio delle biciclette) e c’è sempre qualcosa che va storto quindi non ne puoi più e rinunci, senonchè nel momento in cui hai abbassato la macchina, passa un’altra bici e nel giro di un secondo, dici “massì, tanto”, punti la macchina (non controlli neanche l’inquadratura) scatti e resti a bocca aperta a contemplare la foto che avevi studiato, uscita “per caso”.
      Per la serie, pippotti stralunghi. Perdono! Ma boh, mi veniva di dire, dirti.
      Per quanto rigurarda le città olandesi, sono d’accordo con te. Nonostante questa effettiva (ed effettivamente poco considerata, in favore dello sballo, per lo più) bellezza, io ho pensato fin dalla prima volta che non avrei voluto mai viverci. Ho uno rapporto per certi aspetti non positivo con la mentalità olandese improntata al lavoro tanto da escludere spesso gli aspetti più umani. L’avessi visitata in vacanza probabilmente non avrei sviluppato questa antipatia. Ma si sa, un conto è la vacanza, un conto la quotidianità.

      (Eh eh! La mia famigliola scotennata! Questa foto mi emoziona, sì, sì.)

  8. gabry Says:

    che bella l’olanda….io ho amato amsterdam e non me l’aspettavo

    • dorotea Says:

      Capisco perfettamente. Anche io la prima volta che sono stata ad Amsterdam sono rimasta basita dalla sua bellezza. Poi per quanto riguarda l’Olanda, c’è da dire che purtroppo un sacco di gente non si aspetta (o non cerca) niente di positivo o chessò, bei panorami, belle città. A parte lo sballo. E questo è un peccato. E’ l’approccio più stupido e fastidioso che io conosca. Tipo i ragazzetti in aereoporto di ritorno dall’Olanda… tirerei un pugno ciascuno sul muso.

  9. cescocesto Says:

    dio, amsterdam. ci sono stato quattro giorni quest’estate e l’ho amata da subito.
    le immense piste ciclabili, quelle finestre delle case che spesso lasciano intravedere l’interno senza che l’occupante se ne preoccupi, i lunghissimi canali.
    vorrei averla girata più a lungo e meglio, ma almeno così avrò una scusa per tornarci.
    bellissime foto, tra l’altro.

    • dorotea Says:

      Oddio, quelle finestre! Sono la causa della mia attuale fissa emotiva per il vetro al posto della pelle. Sono ciò che più mi affascina dell’Olanda. Ho passato serate a fissarle. Mi emoziono sempre. Vedere la gente al suo interno, le luci cambiare, i gesti, gli oggetti…
      Credo che raramente una terra possa dirsi conclusa in una sola tratta di andata e ritorno! E che si possa parlare veramente di un viaggio, quando alla fine resta sempre qualcosa di nuovo e di irrisolto, qualcosa che solletica la curiosità e il movimento.

      Grazie per le foto, comunque. 🙂 Mi fa davvero piacere che ti piacciano!

      • Eta Says:

        “il vetro al posto della pelle”.
        :O

        Ti prego, realizza qualcosa del genere.
        I’ll wait it.

        • dorotea Says:

          Quel qualcosa gironzola, gironzola da settimane. Ma non so ancora afferrarlo. Devo.
          Tu per esempio. In merito mi viene da pensarti. Gabbia, per esempio. In una certa misura.
          Beh, potrebbe essere qualcosa del genere a più mani. Potrebbe? In un qualche modo. Un giorno.

          Bacio.

          • Eta Says:

            Sì… Ma anche no: mi stavo facendo dei trip più “letterari”, tipo variazioni surreali sul tema di cose così:

            Qualcosa di installativo/sensoriale… ?

            Mettere un manichino con la pelle trasparente (vetro, se ti crea quel che di magico) e con sotto qualcosa che succede di affine… a tutto ciò che scrivi sempre, in fondo, no? Donna delle emozioni corporali! 🙂

            • dorotea Says:

              Sicuramente scriverò.
              Ma… vedi che tu mi cogli? (emozioni corporali) Ecco perché mi è venuto da pensare a qualcosa di più articolato/multimediale di cui tu potresti tranquillamente far parte, vedi alla voce “lividi”.

              (esplorando il corpo umano, tanta roba quei manichini, mi piacevano un sacchissimo)

              • Eta Says:

                Ok, siamo entrambe in the holy shit di cose da fare, ma io mi faccio un asterisco mentale, se sei d’accordo. E mi pare di sì. : )
                Questa cosa va sviluppata!
                (E mi fai aggiungere: quando ne parleremo, ricordami di dirti di un’idea espositiva che mi è venuta riguardo i Lividi…)
                Direi che questa delle emozioni corporali è uno dei trip che abbiamo più in comune (vedi discorso melancholia (bile nera)).
                In più mi addolcisce che l’idea sia nata da questo post che riguarda l’Olanda e, non solo, la fissa per le finestrone. Ti dico solo una cosa: è da più di un anno che ho il leit motiv per il voyeurismo, anche grazie a questa mia amica che fece la tesi sul tema (suo tumblr a riguardo: http://peeping–tom.tumblr.com/ ).
                Insomma, su questo argomento/post si uniscono una serie di cose.
                Una di quelle situazioni in cui dico “quadratura” come fa Mia Wallace in “Pulp Fiction”. ; )
                (O Beatrix Kiddo…).

                Scappo
                : *

                • dorotea Says:

                  Così in the holy shit che guarda dopo quanto tempo riesco a rispondere!
                  Ma ci tengo a questo asterisco mentale, sappilo. Con tutto il cuoricino.
                  Aspetto la prossima chiacchierata con un grande sorriso. Proprio la aspetto! Per me che ho sempre puntato a trascenderlo, ritrovarmi a parlare tanto di corpo e fisicità, diventarne così tanto consapevole, nell’ultimo anno è stata una cosa assai strana. Quasi un’urgenza.

                  E comunque mi sono persa nel blog che mi hai segnalato.

  10. Eta Says:

    L’attesa è dolorosa ma rende la cosa preziosa.

    [Exploit random]


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