Horror Vacui

agosto 8, 2012

Mood: //
Reading: quando avrò superato l’indecisione sul libro a cui dare la precedenza nella lunga lista d’attesa
Listening to: Of Monsters And Men – Love Love Love
Watching: la baronda per casa prima di viaggiare di nuovo verso Sud
Eating: pne e marmellata
Drinking: tazzoni di caffè dopo un lungo periodo di astinenza






[Lo stesso che certi altri giorni colpisce con la paralisi di un qualsiasi segno grafico adeguato
(per non dire “di un qualsiasi segno grafico punto e basta”, – ho bisogno di trovarne qualcuno-)]-)]-)]-)]-)]-)]-)])])])])])])] e devo dire che le parentesi non mi dispiacciono affatto.


La pelle ritratta è quella di Nicolò esemplare eminente dalla straordinaria complessità tra quelli a me più vicini che sul (dal) tema sono afferratissimi, trovo molto bello quando lui occasionalmente si espande sulla mia pelle.

To become me medesima

aprile 12, 2012

Mood: disteso
Listening to: l’acqua che sgocciola giù per i tubi e le cornacchie, musica concreta
Watching: il nuovo moderno citofono che hanno installato or ora nella casa hollandese con astio, io rivoglio subito il vecchio citofono vintage
Eating: il cheesecake che mangerò a breve
Drinking: il cappuccino che berrò a breve



Pensavo stanotte poco prima di – provare ad – addormentarmi che non ci avevo mai pensato, io su tutto, quanto di più significativo abbia mai vissuto nella vita fino a qui è stato che, cercando di differire liberarmi elevarmi da me medesima per diventare qualcos’altro–ve– di più arioso vasto sconfinato non ho fatto che avvicinarmi somigliare diventare me medesima.

Pensavo anche, questo a causa di una condizione geofisica instabile per la quale mi ritrovo da qualche settimana a ragionare in tante lingue allo stesso tempo nessuna bene per davvero ma tutte un po’ all’incirca quasi, pensavo insomma sempre stanotte in quel poco prima di – provare ad – addormentarmi che l’inglese “to become” esprime il concetto che io mi sto rigirando nella testa assai meglio dell’italiano “diventare” dal momento che l’inglese “to become” è, così mi suggerisce l’accostamento di “to be” e “to come”, il (di)venire verso un (modo d’)essere l’approssimarsi.


Questo (in una certa forma) è un ringraziamento a me medesima.

La tristezza NON è glamour

novembre 2, 2010

Mood: happy, shalallà!
Reading: Racconti di Gianni Rodari
Listening to: Après la Classe – I Love You
Tribalistas – Ja Sei Namorar
Playing: in Chat roulette, rigorosamente travestiti e truccati (si rimanda al blog di Yanna per delucidazioni in merito)
Eating: torta salata zucca, radicchio & gorgonzola + soufflè di zucca e cioccolato
Drinking: Heineken



“Forse non è proprio legale sai
ma sei bella vestita di lividi
M’incoraggi ad annullare i miei limiti
Le tue lacrime in fondo ai miei brividi”

Lo cantano gli Afterhours, c’è stato un momento in cui non ascoltavo che loro, La Sottile Linea Bianca, Play “Ora che sei vera / Sai la verità / Siamo vivi per usarci…”, Next, Ballata Per La Mia Piccola Iena, Play, “La testa è così piena, non riesci più a pensare che anche senza te si possa ancora respirare!”, Next, E’ la Fine la Più Importante, Play, “Tutto ciò che hai sempre amato giace in una fossa / che han scavato le tue stesse ossa…”, Next, La Vedova Bianca, Play “C’è qualcosa dentro di me / Che è sbagliato / E non ha limiti / E c’è qualcosa dentro di te / Che è sbagliato / E ci rende simili…”, Next, Strategie, Play, “So che lo sai / Gabbie di strategie / Fa quasi impazzire / Fa quasi impazzire / So cos’è…”, Next, Male di Miele, Play, “Copriti bene se ti senti fredda / Hai la pressione bassa nell’anima…”, Next, Rapace, Play, “Verrò come un rapace / A mutilare la pace / Dentro nel tuo cuore, eppoi / Se vuoi la mia reazione / Essia / Essia / Essia / Essia / Essia!…”, Next, Pelle, Play, “Cercherò su di me / La tua pelle che non c’è…”, Next, Quello che non c’è, Play, “Perciò io maledico il modo in cui sono fatto / Il mio modo di morire sano e salvo dove m’attacco / Il mio modo vigliacco di restare sperando che ci sia / Quello che non c’è…

Insomma, bro, taglio corto, capisci quel che voglio dire, no? Se le cose stanno così, io devo essere stata davvero bellissima, a tratti sublime, io, che ho raccolto per strada sassi da stipare nelle tasche e fiori pochi ed effimeri, che ho ingigantito mostri per i miei giorni e messo in latitanza dolcezza e ingenuità, gioie e ritmi tribali, che ho incitato me, menade ebbra sul mio stesso corpo e ne ho risucchiato il respiro, guardandomi dritto in faccia dentro uno specchio. Assieme all’ossigeno, nel sangue mi scorre l’Albascura dei Subsonica – mi ci hanno persino paragonata l’estate di tre anni fa, ficata.

“Si nutre di cose che fanno male
E ama quando è l’ora di odiare,
Si nutre di cose che fanno male
E odia quando è l’ora di gridare”

e là là là…

Ma sai che c’è, bro? Sono tutte cazzate. Una sera, sono capitata a bere una birra nel solito locale, con il solito gruppo d’amici. C’era in più una tizia mai vista prima, un’amica di un amico del solito gruppo d’amici. Avresti dovuto vederla sorridere. Avresti dovuto vedere come, anche quando non spingeva all’insù gli angoli delle labbra, gonfiando le guance, una serenità morbida permeava il suo sguardo, una gioia semplice, fatta di piccole cose, gli amici, le birra, le chiacchiere. Lei era chiara, lei era bella, lei era un mare calmo in cui è dolce il naufragare, non io, incappucciata nella mia malinconia complessa, illividita nei contrasti, un vermetto pallido io, truccato ad Halloween, v e r g o g n a.

13 Ott 2010
Da: X
“Smettila di rincorrere chimere. Quaggiù c'è la vita..
Quella vera, quella reale e nn è facile per nessuno...
Con tutto il mio amore..”

La smetto, bro, dico davvero.
La vita è troppo breve per trascorrerla in una logorante estetica del dolore e, come ha detto una volta un tizio – ma non un tizio qualunque per me – la sofferenza NON è glamour.
Dopotutto so ridere e sorridere, so sognare e danzare nel mondo senza peso, a piedi nudi. Perché continuare a negarmelo?

Perciò dai gas, bro!
Io sto in sella, stavolta non casco.
E questa salita la affrontiamo, ti dirò di più, la conquistiamo.
Viaggio leggera, sto svuotando le tasche.

Se ti sembrerò un po’ rude, un po’ imbranata, ricorda solo che così è la gioia di ogni inizio.

Dalla Genesi a King Kong

settembre 3, 2010

Mood: distratto
Listening to: il traffico giù in strada
Drinking: caffè
Eating: yogurt alla fragola
Sniffing (in via eccezionale): l’odore del soffritto che si intrufola dalla finestra. Non è possibile che ovunque vada ci sia il vicino dal soffritto aggressivo!



“E Dio creò l’uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò:
maschio e femmina li creò.”

[Genesi, 27]


Ore tredicipuntoquarantotto, oggi, casa.

Per la decima volta da che mi sono messa al lavoro, mi alzo dal pc, dove sto disegnando, sempre in Illustrator, una donna in posizione fetale, e vado allo specchio, quello del corridoio, bronzo antico corroso.
Dalla cucina Yanna, all’anagrafe Arianna, amica di cuore fin dalle rispettive condizioni fetali, sgusciata al mondo dieci giorni prima della qui presente autrice, compagna di giochi e pizze nella prima infanzia, in congedo nel corso della seconda infanzia, poi di nuovo compagna d’avventura in adolescenza ed età attualmente neo-adulta, personal reggifrontone ufficiale nel decorso delle sbronze a vomito, mille e mille altre cose che non basta un libro per elencarle perché di vita insieme ne abbiamo ballata davvero tanta, ed ora anche coinquilina nel milanese, capace, lei tra tutti, di uscire dal cesso, esclamando con aria sognante, neanche avesse visto il principe azzurro, che profuma di nuovo e buono, je t’ador!, “non me lo posso perdereeeeee”, dicevo, Yanna mi guarda, sopracciglio alto, mentre mi posiziono di profilo, alzo il braccio destro sopra la testa, ascella in direzione naso tanto da sembrare che me la stia annusando, e piego la testa ora di qui ora di lì.
“Do’, ma che fai?”
Animazione. Devo capire l’inclinazione del corpo per poterlo disegnare.

Una mattina, qualche mese fa, scuola.

Sul grande-pannello bianco, il proiettore rimanda le immagini di alcuni loschi soggetti che fanno smorfie da gorilla davanti agli specchi, saltano da una parte all’altra della stanza come gorilla, urlano come gorilla e s’azzuffano…. come gorilla, sì, arguto chi ha indovinato e no, nessun premio in palio per tanta sottiletta sottigliezza intellettuale, talvolta la vita è amara!
Costoro sono gli animatori di King Kong, nel making of del film, impegnati a dar vita al terribile mostro peloso e ciccione, studiandone i movimenti plausibili ed ogni più piccola variazione nei muscoli, nei dettali del corpo, del volto.
Non nego che a primo impatto, l’alzata di sopracciglia è doverosa, ma, messa da parte la ridarella superficiale per i quattro uomo-scimmia e le riserve in merito allo stesso King Kong, quel che subentra è la fascinazione.

Tutto per dire che

Nella vita non ho molte certezze. Una di queste è che non farò mai l’animatrice per una serie di ovvie ragioni (chi non le conoscesse è rimandato qui) e perché sento che la mia avventura è un’altra, mi porta per il mondo, con al collo un obbiettivo per penetrarlo, direbbe lui, esprimendo tutta la tensione dell’esperienza.
Un’altra convinzione è che se un dio creatore è mai esistito, ogni cosa l’ha forgiata e l’ha dotata d’anima così, come gli animatori di King Kong, come faccio anch’io, seppur in proporzione micro-infinitesimale.
S’è specchiato, questo dio, s’è studiato, un po’ narcisisticamente, un po’ con odio. Ha imparato a conoscere il suo corpo, i suoi muscoli, le sue ossa, come si articolano sotto la pelle e a capirne la bellezza assoluta nell’imperfezione. Che strano marchingegno è il corpo, un’orologeria delicata: “Fragile, fare attenzione”. Sarà perché custodisce l’anima, non deve lasciarla scappare.
Ha anche osservato ogni più impercettibile variazione nel movimento, questo dio, perché nulla è statico, anche quando sembra esserlo. E allora il movimento è conditio sine qua no della vita, quel che non si muove è morto, lo riconosce anche un bambino. “Panta rei”, diceva Eraclito, che se avesse saputo quanto la gente moderna avrebbe abusato di questa idea in tutte le salse, come il prezzemolo, certamente si sarebbe garantito i diritti d’autore per tutta la discendenza. Forse a volte bisogna solo abbandonarsi al flusso e sentirsi andare, serenamente, e mettere in saccoccia quello che capita per le mani, senza affannarsi in cieche ricerche.
Probabilmente, questo dio, ha pastrocchiato con fango e polvere di ossa, non certo ha “smanettato” sul computer, che all’epoca mi sembra non esistesse, ma fango e polvere di ossa o computer, disegno sequenziale o modellazione, stop motion o rotoscope e chi più ne ha più ne metta, quel che resta è il concetto, quest’idea tanto romantica quanto forte.








No. Al momento nessuna anticipazione sul progetto a cui sto lavorando.
E’ ancora in fase embrionale. Lo sto cullando, al caldo.