Certe Psyco-Notti

giugno 24, 2011

Mood: fluttuante incerto
Watching: l’alba
Eating: un cornetto, direi, a breve
Drinking: caffè




http://vimeo.com/25190738

Con: Lorenza Fumagalli
Regia: Dorotea Pace
Direzione della Fotografia: Dorotea Pace
Operatore: Giulio Volpe (Zulio mio)
Sound Design: Giulio Volpe (Zulio mio)

Questo è un piccolo video realizzato per l’esame di Direzione della Fotografia in Naba. Lungo una una nottata e insieme ad altri video di altri compagni di corso, c’è bisogno di specificarlo?

No, perché durante le sessioni di esame, certe Psyco-Notti a cercare idee che non sempre arrivano, buttare giù caffè e sentire il tempo correre veloce… sono l’ordine del giorno.


“Puoi pure spegnere la luce, Dò, c’è il sole!”

Così anche oggi abbiamo visto l’alba Zulio, Laura ed io, lavorando e ridendo*, chè non siamo ancora andati a dormire e di fatto non abbiamo più sonno, ma andremo a dormire noi ora, ci andremo, ci stiamo andando, a due ore dalla sveglia!


Buonanotte.





* lavorando e ridendo perché questa notte noi eravamo impegnati nell’ennesima trashata casereccia, in vista di un esame di regia per il quale ci è stato chiesto di pensare ad una programmazione youtube, chè «oggi», ci tengono a ricordarcelo ogni girono, «tutti i media devono essere ripensati nell’ottica della diffusione in rete». Lasciati liberi di fare, noi chiaramente abbiamo dato libero sfogo al nostro inconscio tamarro ultra-represso che, miscelato con un briciolo di spirito critico e di ironia, ha dato vita a Vanilio Aurador con il suo canale Ultim’ora, programma di informazione comedirealternativa e mai in ritardo sui tempi proprio come un’ultim’ora che si rispetti, ché il bello di Ultim’ora non sta tanto nel fatto che usa e rimescola audio ed immagini provenienti dai notiziari per creare cosenuove ché i ready made e i mash-up hanno ormai un secolo di storia alle spalle. Il bello di Ultim’ora sta nel fatto che va in onda su Youtube solo poche ore dopo l’uscita del TG ufficiale comedirepresodimira in TV!
Insomma, all’alba del 24-06-2011, l’Ultim’ora del 23-06-2011 è online. La prossima Ultim’ora è prevista per la serata! Si prospetta una ritmica più caraibica.

Il fatto che a manipolare un’informazione, oggi ci vuole davvero pochissimo, a livello di tempi e soprattutto di mezzi. Il che la dice lunga, mooooolto lunga.
Ovviamente, Vanilio Aurador, c’ha pure il profilo Feiscbùk, sempre al passo coi tempi

Io mi giustifico!

novembre 13, 2010

Mood: allegro non troppo, come il film
Reading: Jonathan Safran Foer, Molto forte, incredibilmente vicino
Listening to: respiro
Eating: pizza
Drinking: acqua




Nel caso in cui la mia scarsa presenza presenza sul blog non l’avesse già suggerito, ci tengo a precisare, a mia discolpa, che da una settimana sono ripresi i corsi annuali in NABA(carcere), la mia accademia, con disastrose conseguenze per il mio equilibrio psico-fisico.

Se ne deduca che

Frequento i corsi per 8 ore al giorno in media dal lunedì al venerdì, il martedì dalle 9 a.m. alle 8 p.m., parliamone.
Il tempo libero dai corsi, pausa pranzo inclusa, ci pensa il lavoro a renderlo impegnato. Questo è l’anno deputato al battesimo, quello in cui, per farla breve, iniziamo ad usare videocamere, luci, etceteraetcetera.
Perciò senza perder tempo, ho iniziato a lavorare contemporaneamente allo sviluppo di un paio di soggetti con Zulio, – ma è troppo presto per parlarne, ristagnano ancora in fase brainstorming – e ad un booktrailer* con Laura, amicollega, per un’esercitazione del corso di regia – qui è ancora troppo più presto per parlarne poiché ancora stiamo discutendo in merito al libro prescelto –, prima di girarne uno professionale per conto della Marsilio Editori, nel corso della seconda metà dell’anno.
Il week-end sono sul set per il cortometraggio di Laura, la aiuto come segretaria di produzione, mi occupo cioè delle questioni organizzative, logistiche e di spostamento e porto il conto dei ciak, dividendoli in sì/no/ni, ovvero buoni/scarto/considerabili. Primo giorno di riprese sabato scorso al Parco Agricolo Sud, prossimo giorno domenica: solo questo meriterebbe un capitolo a parte – a breve, dai.
Specifico: siamo solo alla prima settimana e l’anno sembra già tutto bell’e programmato, fitto-fitto, ma effettivamente c’è tempo perché si aggiungano tanti e tanti altri progetti.
Intanto porto avanti una casa, magari uno squarcio di vita sociale e mangio e dormo a tempo perso, cioè mai.
Il tempo si dilegua, non l’afferro mica, e voci di popolo mi dicono pallida e smagrita, mentre ho ripreso a mangiucchiarmi le dita sovrappensiero, bene, un vizio da espungere nuovamente.


A volte ho effettivamente l’impressione di non riuscire a dedicarmi a me stessa in tutto questo marasma, ma sbaglio: è proprio a me stessa che sto badando adesso, a quello che mi appassiona ed alla mia soddisfazione. E sto bene, sono carica, ho voglia di fare, studiare, cercare idee, progettare, sperimentare, sbagliare, crescere, riuscire. Mi tuffo a polmoni spalancati in quest’anno appena iniziato molto impegnativo, ma altrettanto costruttivo per me che ho tutto da imparare. E poi ci sono i corsi di teatro sensoriale e quelli di fotografia quest’anno ed il prof di fotografia, Mariano Dallago, le sue camere di cartone, il suo odore forte di tabacco e caffè e il suo immenso-essere-uomo tra rughe profonde, c’è la colazione latte e pan di stelle a prima mattina anche se sono in ritardo e ci sono i piccioni che intralciano la strada ai Milano-corridori**, poi c’è tutto e molto di più.

“E ho buttato via i pensieri via la noia e il magone
li ho buttati tutti quanti stamani tutti dentro a un bidone
e fuoco col kerosene.”

cantano i Negrita a prima mattina nelle mie orecchie.


Insomma, puntare l’obiettivo e fare fuoco!
Basta questo semplice-nontroppo pensiero per recuperare forze e sorriso anche in quei giorni in cui sembro “pesantemente bastonata”.




Piccola nota a piè di pagina, per i Milano-corridori che si trovino a passare per questo luogo.
Gli amici miei Fajele e Davidellis, organizzano quest’anno a furor di popolo il cineforum in NABA, ogni lunedì alle 19, nell’aula 5 dell’edificio Smeraldo, a partire da lunedì 15 Novembre.
Chiunque si senta libero di partecipare. L’ingresso è libero.
Il programma verrà aggiornato di volta in volta sul blog del cineforum, indi, tenerlo d’occhio per esserne informati!





* dicasi “booktrailer” il trailer di un libro, per l’appunto.
** dicasi “Milano-corridori”, gli abitanti di Milano, il cui impegno primario è correre, correre ed anche correre.

Libere associazioni

settembre 15, 2010

Mood: stremato (sessione autunnale del piffero!)
Reading: tesine e tesine
Listening to: Elisa (ft. Giuliano) – Ti vorrei sollevare
Watching: il monitor e se continuo gli occhi appassiranno
Playing: a distrarmi
Eating: gelato choco-muffin 🙂
Drinking: acqua



“Il filo rosso che unisce gli artisti selezionati è quello delle live performance, in cui l’indagine artistica si ibrida con la tecnologia per rispondere ad istanze di natura filosofica, antropologica e scientifica, oltre che sociale. I termini di modulazione di quest’analisi… ”


Gli esami sono troppi.
E troppa poca è la voglia di stargli dietro. Il culo rifiuta la sedia. E la testa si perde in voli pindarici, è spostata, c’è un errore di parallasse.
Proprio non ce la faccio.
Voglio dire, l’abbronzatura sta abbandonando la pelle, l’ho notato ieri in doccia. Cioccolato e latte tornano ad uniformarsi e presto sarò nuovamente candida, meglio dire pallida. Sto bene a cianciare! Pallida lo sono già, emotivamente.


Dalla più immediata indagine sul rapporto uomo-macchina con Epizoo di Marcel-lì Antunez Roca, nella cui performance il corpo viene messo a disposizione del computer interattivo e diventa oggetto di un gioco di massacro…”


Corpo. Un giorno gli chiederò scusa, non sono una buona compagna. Non lo sono complessivamente.


“… si passa all’ambito di una corporalità vissuta nella sfera dell’emotività e della percezione con Laser Sound Project di Edwin Van Der Heide.


Famiglia. Famiglia? Solitudine. Psicoanaliticamente. Vi amo.
Milano, Casa. Quest’anno ci provo. Mi ci metto d’impegno. Se apparecchio per qualcuno in più oltre me sento già il cuore riscaldarsi.


All’incrocio tra reale e virtuale, il concetto di corporalità incontra i temi della presenza e dell’assenza, della prossimità e della distanza e quello del controllo, con Can You See Me Now dei Blast Theory


Tu. Io. Noi? Voi. Loro. Non so. Chissà. Domani. Sarà. (Un giorno migliore?) Ho conosciuto uno. Grazioso. Non ci penso nemmeno. Vorrei davvero correre tra le tue braccia. Ma se te lo dico mi lasci? Shhh. Ond’evitare.


… e diventa termine di passaggio per una serie di considerazioni sulla concezione contemporanea di identità con COME.TO.HEAVEN di Gazira Babely.


Chi sono? Dove sono? Cosa faccio? Cosa voglio? Come fare?
Olanda. Dovrei, ma non voglio.
Non tengo dinero. Tocca sgobbare.
E i sogni, in quale cassetto? Ne ho tanti, alcuni neanche li conosco ancora. Non so se ci stanno. Forse son meglio due cassetti.


“Sposta questo keyframe di un secondo. Più in qua, più in là, ma vaffanculo s’è sballato tutto.”


Nina dice che ci sono giorni in cui non succede niente. Poi ci sono quelli in cui succede tutto. Bello e brutto. Ecco. Appunto.
Oggi ho pensato che dovrei cambiare suoneria al cellulare.
Dicono sia depressiva.
Voglio essere propositiva. Ho imparato a piangere. Sto diventando forte, dico, sarà poi vero?
Ho le pile scariche, questo è certo.
Dai gas, dai gas! La vita è così. Più cerchi di definirla, più ti sfugge. Lei corre più veloce. Io ho il difetto di non arrendermi.


“Non posso ancora lanciare il render.”

Avrei bisogno di un viaggio. Bello lungo. In qualche posto lontano. Magari mediterraneo.
E’ troppo tempo che non mi nutro di bellezza, non provo meraviglia, non riposo.
Sono stanca.
Stanotte non dormirò. E’ per la zanzara. Continua a ronzarmi nell’orecchio. Mi dà fastidio. E poi faccio reazione allergica alle punture di zanzare.
Bubboni. Me ne spuntano fin nel cervello.
L’ho stordita. Al prossimo colpo l’ammazzo. Sono animalista e pure vegetariana, non farei male ad una mosca. A questa zanzara sì.
Metto su il caffè. Ne assumo in endovena.
Devo studiare. Dovrei. Poco male.
Ho un rigurgito di ansia.
Gli occhi s’intrippano, mi costringo a resistere. Sembro una fattona.
Notte bohemien.
Non intendo struccarmi. Al mio incontro con l’inferno voglio andarci ben conciata.
Corro a vomitare. Sarà che ho bevuto. Aria. E’ l’inquinamento. Air pollution.
Ne approfitto per fare pipì.


La televisione è una tecnologia di trasmissione delle informazioni, una modalità di organizzazione, declinazione e distribuzione della comunicazione. La televisione ha cambiato il nostro modo di vivere a livello percettivo e neurofisiologico in quanto ha un forte impatto sul nostro processo di condivisione della realtà.”

Non sono disattenta. Non so come propormi.
Non devo propormi. Non è con me che intendi parlare. Più appropriato un estraneo per svuotare le palle.
Non siamo legati, non siamo legati, non siamo legati.
E’ un po’ come con le fate, Peter Pan la sapeva lunga! Basta crederci.
Ora siamo estranei.
Mi parli? Mi dici?
Ho bisogno.
Però. Qualcuno può domandarlo anche a me?
E’ passata una vita dall’ultima volta che un umano ha voluto sapere sestobenesestomale, che giro hanno preso cuore e testa.
Sono alla ricerca di un pozzo vuoto.
Devo svuotarmi le palle.
Due settimane al ciclo.


Secondo la teorizzazione della scuola di Toronto, la tecnologia è un’estensione della sensorialità umana”

Rettifico.


Voglio dire, l’abbronzatura sta abbandonando la pelle, l’ho notato ieri in doccia. Cioccolato e latte tornano ad uniformarsi e presto sarò nuovamente candida, meglio dire pallida. Auspicabile. Sono fin troppo colorata, emotivamente.





*
Con la gentile concessione E dei miei appunti E di detti propri della mia quotidianità da studentessa.
Sono distante un po’. Causa studio, davvero!
Manca poco alla libertà!
Mood: whaaaaaaaaaat?
Watching and Listening to: The Strokes – Heart in a cage
E visto che ci siamo, qui, il remake girato e montato da mia sorella. VEDERE!
Watching: qualsiasi cosa mi possa dare ispirazione.
The Strokes – You only live once (con particolare attenzione al batterista)
Madonna – The Beast Within (senza redenzione)
Playing: con i “sì o no?”
Eating: yogurt con cereali
Drinking: caffè



In questi giorni sto lavorando ad un progetto di animazione per l’esame di settembre in Naba.
Non c’è niente di meglio che svegliarsi a prima mattina, fare una sana colazione e mettersi a disegnare in Illustrator per poi scoprire dopo ore che non hai combinato un bel niente rispetto al quantitativo di lavoro che devi sbrigare. Insomma. Nell’ordinario.

Questo è il primo di un numero spropositato di frames. Si tratta di un rotoscope,

*
Sì, avevo smontato la stanza.
Sì, l’inquadratura fa schifo, ma chissenefrega, mi serviva da base.

la cui modella è me medesima. Fa un po’ strano disegnarmi. A volte mi astraggo da me stessa, quella nel disegno diventa una persona altra, cui non posso riservare che estraneità. Altre volte, invece, mi sembra di scoprire nei frames video dettagli di me stessa che mai prima avevo notato. Allora mi dedico attenzione e delicatezza.

Una cara amica mi ha fatto notare che per la scelta dei colori, questa animazione ricorda molto Persepolis, film di animazione con uno sguardo leggero, ma non per questo superficiale, sulla condizione dell’Iran (si fustighi chi non l’abbia visto!).

Mi sembra una scalata agli onori eccessiva la mia. Semplicemente amo questo film, lo venero e riconosco che pensavo proprio a Persepolis quando ho deciso la gamma tonale.

Alla base della mia piccola animazione c’è un tema che definiscono mio, come dire?, il compare al braccetto! Quello di muro, declinato come incomunicabilità.
Incomunicabilità con se stessi in questo caso. Con la propria immagine speculare.
Effettivamente l’idea è frutto di una reinterpretazione di un mio vecchio concept fotografico.

A breve l’animazione conclusa (CI CONTO!).

E a proposito di fotografia…
Oggi pomeriggio devo andare a trovare la mia bimba di ottiche al centro assistenza.
Lei, la mia prima compagna di viaggio, sudata spicciolo su spicciolo. E di strada insieme ne abbiamo percorsa davvero tanta. Al punto che le mie mani ne hanno assunto la forma di impugnatura. Mi ha insegnato a porre sulla stessa linea stomaco, cuore e mente, occhio e mani, mi ha fornito una chiave di lettura del mondo, il mio. Insieme, di storie ne abbiamo raccontate.
Qualche settimana fa mi è caduta di mano. Mi ucciderei se penso che l’ho sacrificata per salvare la paglietta che mia sorella mi stava cacciando giù dalla testa. Lei si è schiantata sulle chianche con l’obbiettivo aperto. Io ho fisicamente sentito il cuore sprofondare nell’intestino basso.
Al telefono il tecnico, con soave cadenza barese, ha tenuto a specificare che la ritroverò aperta, dal momento che il “danno è superiore alla spesa preventivata” ed ha bisogno di sapere se voglio ugualmente sistemarla o meno. La sola idea mi fa attorcigliare le budella.

*
Nel lontanto duemilasette.
Ci conoscevamo da pochissimo. Quasi non sapevamo che farne l’una dell’altra. Poi… poi è tutt’un’altra storia.